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“L’altra via”: fuga dal caos morale

Capita di sentire che per andare avanti nella nostra babele moderna generata dal “paganesimo dei consumi” e dal vizio di apparire, più che essere, bisogna voltarsi e guardare indietro; non tanto p…

Pubblicato il: 10/07/2021 – 14:32
di Mimmo Nunnari
“L’altra via”: fuga dal caos morale

Capita di sentire che per andare avanti nella nostra babele moderna generata dal “paganesimo dei consumi” e dal vizio di apparire, più che essere, bisogna voltarsi e guardare indietro; non tanto per nostalgie inutili e anacronistiche, ma per non perdere il filo, con i valori fondanti della nostra società, la cultura, le comunità antiche e, ultimo, ma non ultimo, con la “manualità”, soppiantata dalle moderne tecnologie, che servono eccome, per il progresso dell’uomo, ma finiscono col dominarlo, più che con l’essere usate-dominate; nel senso dell’utilizzo sapiente. Ebbene, c’è chi – avendo constatato che non gli va proprio bene il mondo caotico che lo circonda – lo sguardo al passato l’ha fatto concretamente – facendo notevoli passi indietro – nel tentativo di uscire dallo “strapotere dell’immaginario simbolico e ambientale”. Uscire, “reinventandosi” un nuovo-vecchio modo di vivere, pur di diventare padrone del proprio tempo e del proprio destino.

L’ha fatto uno scrittore laziale di nascita (Frosinone), uomo mediterraneo per vocazione: marinaio, navigatore del Mediterraneo, un po’ Robinson Crosue, un po’ personaggio da romanzo di Herman Melville, un po’ simile anche a quel professore che si ritirò nell’isola di Budelli, ma soprattutto, Simone Perotti, questo il suo nome.
Nel gennaio del 2008 Perotti ha lasciato carriera di manager: comodità, privilegi, benessere acquisito sul campo e, soprattutto, quella società ingiusta, del divario sociale crescente, che non sopportava più. L’anno dopo la fuga da un mondo in cui ormai non si riconosceva pubblicava il libro “Adesso basta” (editore Chiarelettere) che ha avuto ventitré edizioni; libro in cui spiegava la scelta dell’anima, di vita “arretrata”. Oggi, più di una dozzina di libri dopo, Perotti vive in Grecia, in un’isola poco abitata, senza quasi isolani, con la moglie, anche lei donna del “salto indietro” (o avanti, chissà). Vivono in un vecchio rudere isolano, ricostruito con le mani di lui. Racconta tutto Perotti, anche il suo nuovo mestiere di muratore restauratore, nel libro “L’altra vita” (Solferino editore): racconta come si è costruito la casa e racconta, per metafore e riflessioni filosofiche, del silenzio e della lontananza in cui si trova felicemente immerso insieme alla sua compagna. Comincia, il dialogo col lettore, con la sua scelta a immaginare il dopo; non solo per sé e la moglie, ma per tutti coloro che vogliono cambiare, uscendo dal mondo messo in crisi dalle emergenze: riscaldamento del Pianeta, carestie, fame, pandemie, assistenza sanitaria. Il libro, bellissimo, è storia di un’avventura culturale e umana nel cuore del Mediterraneo. E’ romanzo, saggio e forse testo filosofico.

Perotti è scrittore, ma è anche marinaio per vocazione. All’inizio ha viaggiato per mare nel Mediterraneo, lo ha attraversato, in lungo e in largo. “Il Mediterraneo è una tramaglio di collegamenti tra luoghi lontanissimi e la genesi della contaminazione si perde nei secoli”, dice, e poi spiega Il fascino del suo rudere greco che sta proprio nella sua mediterraneità; nel fascino della pietra che insegna ad avere rispetto per le cose fondamentali della vita. Si è inventato anche una bandiera del Mediterraneo, Perotti. Il 30 giugno, nel primo anniversario della nascita, in una data che nel tempo – nell’auspicio dello scrittore – diventerà la Festa Nazionale del Mediterraneo Unito, l’ha issata sul rudere dell’isoletta greca: “E’ un vessillo che non guiderà mai un esercito, ma popoli fatti di una identica diversità, la gente del Mediterraneo”, dice Simone Perotti. Buon vento, caro Perotti.

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