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Nuova programmazione, la partita (da vincere) tutta calabrese

Dopo il via libera ai regolamenti è iniziata la fase finale per programmare le risorse 2021-2027. Premesse e precedenti non fanno ben sperare. Marino: «Calabria in forte ritardo»

Pubblicato il: 10/07/2021 – 7:00
di Roberto De Santo
Nuova programmazione, la partita (da vincere) tutta calabrese

CATANZARO C’è un’altra partita che la Calabria deve giocare al meglio. Il cui risultato dipenderà unicamente dalla squadra locale che riuscirà a mettere in campo a differenza del grande match costituito dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) le cui sorti solo in parte dipendono dai decisori politici calabresi. Si tratta del miglior utilizzo delle risorse legate alle politiche di coesione 2021-2027 che costituiscono l’ossatura del Programma operativo regionale che da qui a breve dovrà prendere vita.
Dopo il varo (con ritardo) da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, del pacchetto di regolamenti e la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale europea, questo fondamentale strumento di sviluppo ma soprattutto di coesione territoriale tra aree del Vecchio Continente, dal 1 luglio scorso ha preso il via ufficiale. È da sempre considerato lo strumento principe individuato dall’Europa per creare le condizioni di sviluppo armonioso dell’Unione attraverso la riduzione delle differenze socio-economiche di contesto tra regioni e il sostegno alle aree più arretrate: tra le quali, nonostante le tante risorse già distribuite e gli interventi attuati, la Calabria resta stabilmente posizionata. Questa volta l’Europa mette sul piatto della Politica di coesione della programmazione pluriennale 373 miliardi da redistribuire tra i Paesi membri (esattamente 372,573 miliardi) . All’Italia andranno 42,085 miliardi che rappresentano ben l’ 11,3% dell’intero paniere messo a disposizione da Bruxelles. Per questa dotazione il nostro Paese è secondo, subito dopo la Polonia.
Dunque una somma ragguardevole che a sua volta verrà rideterminata tra le Regioni: ancora l’esatto ammontare non si conosce, ma la Calabria per le sue criticità ottiene sempre una cospicua parte.Da qui l’attenzione che deve essere riposta dai programmatori regionali anche se i prodromi non fanno ben sperare.
I precedenti – la Calabria resta sempre tra le ultime regioni per rapidità di attuazione finanziaria (vedi da ultimo la segnalazione del report di Bankitalia) e per ricadute in termini di sviluppo ed occupazione -, ma soprattutto l’approccio iniziale – anomalie già segnalate nella fase di avvio di questa nuova stagione (qui la denuncia) – lasciano ampi margini di dubbio sulla capacità di impostare una seria strategia di sviluppo socio-economico della regione.

Le novità introdotte nella nuova programmazione

Le risorse Ue assegnate alle politiche di Coesione

L’ultima settimana di giugno il Parlamento europeo e il Consiglio hanno sottoscritto il quadro entro il quale la nuova programmazione dovrà muoversi. Si tratta del pacchetto legislativo sulla politica di coesione del valore di circa 373 miliardi e che dopo la sottoscrizione dei due organismi comunitari fa divenire operativi i regolamenti che dovranno essere seguiti nella scrittura delle varie programmazioni tra cui quelle a direzione regionale: il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e il Fondo sociale europeo plus (Fse+).
Tra le principali novità introdotte dai regolamenti spicca la richiesta di maggiore integrazione con gli altri strumenti, disposizioni comuni con altri fondi – dal Fondo asilo, migrazione e integrazione (Amif), al Fondo europeo per gli affari marittimi e pesca (Feamp), passando per il Fondo per la sicurezza interna (Isf) e allo strumento per la gestione delle frontiere e dei visti (Bmvi) – e la concentrazione delle risorse finalizzate a finanziare iniziative destinate alla ricerca e supporto ai processi di innovazione delle Pmi. Ma anche azioni a favore dell’ambiente: dalla transizione energetica dei processi produttivi agli investimenti green. Su queste due voci – ricerca e ambiente – ci sarà l’obbligo di concentrare l’80% delle risorse totali della programmazione.

Il grafico che evidenza i ritardi nella gestione dei fondi Por 2014-2020


L’altra novità riguarda la reintroduzione della regola N+2 che sostituirà la più permissiva n+3 finora in vigore. A seguito dell’entrata in vigore di questo meccanismo, la Commissione provvederà al disimpegno di una parte degli stanziamenti se questa non è stata utilizzata o se al termine del secondo anno non sono state inoltrate le domande di pagamento. Un passaggio delicato per la Calabria, che non ha mai brillato per rapidità nell’utilizzo delle risorse, e che si basa sulla convinzione da parte dei tecnici di Bruxelles che sarà più facile ridurre i ritardi dei programmi grazie alle misure di semplificazione introdotte.
A differenza della precedente programmazione sono stati definiti cinque obiettivi prioritari per aumentare la convergenza economica e sociale tra le Regioni europee: un’Europa più intelligente; un’Europa più verde e priva di emissioni di carbonio; un’Europa più connessa; un’Europa più sociale ed infine un’Europa più vicina ai cittadini. Obiettivi che saranno a base conseguentemente anche del nuovo Programma operativo regionale.

Lo stato dell’arte in Calabria e i precedenti

Il momento di presentazione della programmazione 2021-2027

In Calabria al di là di una seduta di Partenariato, avvenuta lo scorso anno, non si sono registrati momenti di confronto con tutti gli attori chiamati a concorrere alla scrittura del nuovo programma. L’ultima novità sull’iter di attivazione della nuova programmazione si è avuta nella seduta del Consiglio regionale della Calabria del 25 giugno scorso. In quell’occasione i membri della massima Assise regionale sono stati chiamati a votare – in verità per la seconda volta – la Proposta amministrativa 96/11 di iniziativa della Giunta regionale “Presa d’atto degli indirizzi strategici regionali per il negoziato sulla programmazione delle politiche europee di sviluppo 2021-2027. Avvio del percorso di definizione del Por Calabria Fesr-Fse 2021 -2027”.
Un nuovo passaggio in Aula (questa volta definitivo) dopo il ritiro del testo a marzo scorso a seguito dello “scandalo” dei copia-incolla scoperti su diverse parti dell’ atto principale: il Documento di indirizzo strategico regionale (Disr). Quel testo infatti conteneva passaggi rinvenibili tra l’altro sia in un omologo documento lombardo, ma anche qualche capitolo della Regione Friuli Venezia Giulia e della Basilicata. Da qui la decisione di ritirare quel testo e riproporlo, in realtà non molto modificato, in consiglio regionale per la votazione finale.Un passaggio dunque che lascia più di un dubbio sulla bontà del lavoro fin qui svolto per avviare quello che dovrebbe essere lo strumento principe per programmare lo sviluppo futuro della Calabria. E che potrebbe essere una riedizione delle tante altre occasioni mancate dalla regione per centrare l’obiettivo di invertire la marcia del declino socio-economico dei territori, avvenuto ogni qualvolta si è dovuto programmare prima, ma soprattutto spendere bene dopo, le risorse che l’Europa aveva assegnato per colmare il divario con il resto del Continente.

Marino: «Calabria fortemente in ritardo»

Domenico Marino, docente di Politica economica all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, nonché direttore allo stesso Ateneo del Centro Studi delle Politiche Economiche e Territoriali del dipartimento Paudelinea limiti e ritardi nell’iter di avvio della nuova programmazione in Calabria.

Domenico Marino, ordinario di economia all’Università Mediterranea di Reggio Calabria
Domenico Marino, ordinario di economia all’Università Mediterranea di Reggio Calabria

Con il varo dei regolamenti comunitari, la nuova politica di coesione europea 2021-2027 entra nel vivo. Qual è lo stato dell’arte della nuova programmazione calabrese?
«La programmazione calabrese è fortemente in ritardo, sia nella rendicontazione della spesa sui programmi 2014-2020, sia che nella programmazione dei nuovi fondi e del Pnrr. Il Documento di indirizzo strategico licenziato dal consiglio regionale della Calabria il 25 giugno scorso è solo l’atto prodromico della programmazione, che la Lombardia ha licenziato già due anni fa. Si legge sul sito che la Regione Lombardia ha avviato le proprie attività di posizionamento strategico elaborando, nel 2018, il Positon Paper sulle proposte regolamentari della Politica di Coesione, nel 2019, ilDocumento di indirizzo strategico e, nel 2021,le principali sfide e priorità per l’utilizzo del Fesr e Fse+ 2021-2027. Sempre dallo stesso sito apprendiamo che la regione Lombardia, con il decreto n. 295 del 18 gennaio 2021, promuove una manifestazione di interesse allo scopo di selezionare i comuni, e le relative strategie di sviluppo urbano sostenibile, nei quali i Programmi operativi regionali Fesr ed Fse+, nel periodo di programmazione europea 2021-2027, concentreranno risorse per affrontare il tema della disuguaglianza in ambiti urbani, sostenendo l’attuazione di specifiche strategie di sviluppo urbano sostenibile. La Lombardia è già partita con i bandi, mentre noi siamo al Documento di indirizzo strategico. Oggi la Calabria è quindi indietro di due anni sulla nuova programmazione, mentre la spesa rendicontata sulla programmazione 2014-2020 è pari al 47%».

La copertina del Documento di indirizzo strategico regionale varato del Consiglio, che contiene le "anomalie"
La copertina del Documento di indirizzo strategico regionale varato del Consiglio, che contiene le “anomalie”

Lei è stato tra i primi a denunciare “anomalie” nei testi redatti in Calabria. Parti copiate da varie Regioni, ha segnalato. Secondo lei come si è arrivati a questo?
«Il documento presentato in consiglio regionale il 25 giugno scorso evidenziava evidenti “contaminazioni” derivate da documenti di altre regioni. Ma alla fine il problema di fondo non è il “copia e incolla”. Il problema vero è la fiducia che si può riporre in documento che di fatto è talmente generico da poter essere applicato ad ogni regione. Non è un semplice refuso che si sana eliminando l’aggettivo “lombardo”. Il periodo proponeva una strategia che era pensata per la regione Lombardia e che, con un procedimento puramente semantico, viene adattato alla regione Calabria. Sarebbe come presumere che per rendere un farmaco capace di curare una malattia fosse sufficiente cambiare l’indicazione terapeutica sulla confezione. Questo metodo approssimativo di fare programmazione non è tollerabile».

Cosa manca nel modo di programmare i fondi europei, in Calabria?
«Manca totalmente un’idea di quale Calabria si vuole progettare e di quale modello di sviluppo si vuole dare a questa regione. Questa carenza pone le basi per realizzare un semplice programma di spesa che altro non è che un’ ennesima riproposizione dei finanziamenti a pioggia, poco utili allo sviluppo, anche se molto utili alle logiche clientelari. È una programmazione che tenta di inseguire semplicemente le emergenze, senza tentare di dare loro una soluzione definitiva, e che si limita ad una gestione di piccolo cabotaggio che consiste in uno spreco di somme e in una dispersione in mille rivoli, spesso clientelari, delle risorse. Manca uno sforzo di valutazione sui punti di forza (pochi) e di debolezza (molti, ma mai evidenziati approfonditamente) della programmazione 2014-2020. Manca un modello e un sistema di valutazione delle performance che possa permettere di trarre beneficio sia dall’analisi degli errori e delle criticità emerse, sia dall’individuazione delle buone pratiche da promuovere».

Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea a Bruxelles

Questa nuova programmazione porta con sé una grande novità. Affiancherà altre importanti risorse eccezionalmente previste da Bruxelles: il Piano Next Generation Eu. Risorse non solo per far ripartire l’economia colpita dalla crisi pandemica ma per aiutare territori come quello calabrese ad uscire dalla marginalità. Ci si è concentrati troppo su queste risorse e si sta trascurando troppo il Por Calabria?
«Per una volta non avremo a disposizione risorse asfittiche, ma addirittura rischiamo di fare “indigestione” di risorse. Tuttavia, in ultima analisi, il problema della Calabria non è mai stato la carenza di risorse, quanto piuttosto la capacità di progettare bene e di spendere bene. Se tanti miliardi di euro delle passate programmazioni non hanno prodotto risultati in termini di sviluppo qualche domanda bisogna farsela. Il Pnrr sarà un investimento importante, ma non sarà la panacea di ogni male e, soprattutto, dovrà essere gestito senza il rischio di sprecare risorse. Una sovrapposizione virtuosa fra Por e Pnrr è una chiave di volta per il successo della programmazione regionale».

A questo proposito nei regolamenti varati dalla Commissione in merito alle politiche di coesione, ci si chiede maggiore integrazione tra fondi. Come evitare che si raddoppino iniziative o addirittura si sovrappongano?
«Sono convinto che la regione Calabria, se opportunamente governata, con le risorse dei Fondi strutturali e del Pnrr sia in grado di annullare in breve tempo il gap che la separa dalle altre regioni europee. Ma per far questo occorre programmare lo sviluppo e la programmazione dello sviluppo non è cosa facile. Occorre superare il settorialismo, non si deve più parlare di agricoltura, infrastrutture, imprese, politiche del lavoro, fondi strutturali a compartimenti stagni. Occorre un Master plan unico che faccia sintesi di tutti i settori e che abbia come orizzonte temporale il 2030 e il primo aspetto di questo Master Plan è quello di individuare le priorità. Occorre evitare di parcellizzare la spesa in mille rivoli, spesso clientelari. Occorre concentrare le risorse investendole su pochi progetti strategici e di grande respiro. Le priorità potrebbero essere le seguenti: Attrazione degli investimenti; Welfare; Valorizzazione delle Eccellenze; Ricerca Sviluppo Innovazione e Calabria 4.0; Grande piano di Manutenzione del Territorio e degli Immobili. Ad ognuna di queste cinque priorità dovrebbero essere attribuite il 20% di tutte le risorse disponibili sul bilancio regionale, sulla programmazione europea, sul Pnrr e sui fondi nazionali. La programmazione è un processo complesso che ha bisogno di rigore finanziario, coerenza degli obiettivi e visione strategica per sfruttare in maniera sinergica, efficiente ed efficace le risorse. Purtroppo questa idea di programmazione non è nel Dna della regione Calabria. Come durante gli Europei di calcio milioni di persone si inventano Ct della nazionale, così in Calabria tantissimi, politici in testa, si inventano programmatori, parlano e sparlano di programmazione senza avere basi e chiavi di lettura. Abbiamo bisogno di meno chiacchiere di tanti programmatori improvvisati e di qualche programmatore competente e serio in più».

Due gli obiettivi principali che l'Europa chiede di centrare con la nuova programmazione: innovazione e sostenibilità ambientale
Due gli obiettivi principali della nuova programmazione: innovazione e sostenibilità ambientale

L’Europa ci chiede di centrare soprattutto due obiettivi: supportare il processo di innovazione della Pmi attraverso attività di ricerca e poi la massima attenzione all’ambiente (transizione ecologica ed investimenti green). Due temi, soprattutto il primo, in cui la Calabria è fortemente deficitaria.
«L’Italia e la Calabria, in particolare, hanno, secondo il Quadro europeo di valutazione dell’innovazione 2019, un tasso d’innovazione. Alcune regioni hanno dato segnali, sia pur deboli, di capacità innovativa, ma ad oggi solo il Friuli Venezia Giulia risulta ora essere un “innovatore forte” in Europa. La programmazione 2021-2017 deve pertanto avere come obiettivo quello di incentivare i settori innovativi e di investire al fine di stimolare il potenziale innovativo dei territori, per metterlo al servizio dell’economia regionale e nazionale. La prossima programmazione europea 2021-2027 punterà su ricerca e sviluppo molto più della 2014-2020. Attualmente l’Italia spende 6,7 miliardi di risorse legate alle politiche di coesione (4 miliardi dalle casse Ue, 2,7 da quelle nazionali) in ricerca e innovazione. La nuova programmazione complessivamente sarà di 272 miliardi di euro. Di questi 226 miliardi per il Fesr e 46 miliardi di euro per il Fondo di coesione. Con la nuova programmazione si afferma, quindi, il principio fondamentale che gli investimenti nello sviluppo innovativo, intelligente ed inclusivo devono costituire la parte prevalente degli investimenti programmati, soprattutto con riferimento alle regioni avanzate e in ogni caso non potranno essere inferiori al 30% con riferimento alle regioni meno sviluppate. Traducendo in numeri, stiamo parlando di circa 100 miliardi di euro. Perdere competitività e capacità innovativa oggi è molto pericoloso. Trent’anni fa una perdita di competitività produceva effetti ritardati sul Pil anche di decenni. Oggi la perdita di competitività si riflette quasi in tempo reale sul Pil. Quella dell’Innovazione è una scommessa importante per la Calabria. La programmazione 2021-2027 deve essere l’occasione per invertire la rotta e per avviare un percorso di crescita dell’innovazione e di crescita della competitività. Se non sfrutteremo questa occasione il nostro futuro sarà caratterizzato dalla parola Declino».

Molto del futuro della Calabria sarà deciso dai nuovi inquilini della Cittadella, sede della Giunta regionale
Molto del futuro della Calabria sarà deciso dai nuovi inquilini della Cittadella, sede della Giunta regionale

Tra tutte le risorse che arriveranno ed il venir meno della logica dell’austerity e dei bilanci ingessati per la Calabria si apre un’occasione forse unica di uscire dall’angolo. Cosa dovranno fare i decisori politici per non mancare questo appuntamento per certi versi storico?
«Per la Calabria quindi, la prossima programmazione sarà fondamentale. Oggi la mancanza di innovazione ci ha fatto perdere capacità competitiva e ci ha spinto verso una situazione di declino dalla quale, se non si interviene subito, sarà difficile sollevarsi, anche a causa delle politiche ordinarie del governo che hanno privilegiato la spesa assistenziale sulla spesa di investimento e del peso del debito pubblico che costituisce un vincolo alla possibilità stessa di investire. Occorre, allora, avere il coraggio di investire sull’innovazione attraverso progetti ambiziosi, coordinati e con respiro ampio. Bisogna pensare a grandi progetti rivoluzionari a cui assegnare risorse sufficienti evitando di usare le risorse a scopi clientelari distribuendoli a pioggia e disperdendoli in mille rivoli. Il vizio di fondo delle passate programmazioni è stato anche questo e il risultato evidente è stata la scarsa qualità e quantità dell’innovazione prodotta dal sistema Italia. Riconoscere gli errori del passato è sicuramente il primo passo per evitare di commetterli nuovamente in futuro ed è, quindi, auspicabile che la programmazione per spendere le risorse del Pnrr e dei Fondi Strutturali investa in innovazione vera. La programmazione è fatta di studio, di conoscenza del territorio e di metodo scientifico di analisi. Il documento calabrese sembra difettare di tutti questi tre elementi! E non si tratta di una cosa di poco conto o di un adempimento burocratico. Quello approvato è il documento che pone le basi per l’investimento di alcuni miliardi di euro in Calabria nei prossimi 7 anni. E se queste sono le premesse non c’è da essere ottimisti». (r.desanto@corrierecal.it)

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