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La riflessione

«L’Italia resta (ancora) imperfetta»

C’è ancora chi crede che l’Italia sia abitata da una sola razza, quella Italiana appunto. Qualcun altro invece, tra il serio e il faceto, ipotizza che lungo lo Stivale si aggiri un’accozzaglia di …

Pubblicato il: 12/07/2021 – 10:44
di Franco Scrima*
«L’Italia resta (ancora) imperfetta»

C’è ancora chi crede che l’Italia sia abitata da una sola razza, quella Italiana appunto. Qualcun altro invece, tra il serio e il faceto, ipotizza che lungo lo Stivale si aggiri un’accozzaglia di “umanoidi”, costruita in natura, che si dà guerra nel tentativo di far primeggiare le differenze ideologiche e sociali a proprio favore.
Certo non sono le crisi a poter dividere la Nazione tra un Centro-Nord ricco e paffuto e un Centro-Sud smunto e povero dove a stento si riesce a sbarcare il lunario. E non può essere, nel caso opposto, neppure responsabilità della corruzione e della malavita organizzata perché ormai sia il Centro che il Nord sono invasi dalla presenza di organizzazioni delinquenziali che da tempo hanno delocalizzato i loro “affari” nelle regioni più ricche.
In un “rapporto” dell’Istat è detto che «il benessere equo-sostenibile indica che le regioni del Nord, del Centro e del Sud continuano a comportarsi come realtà diverse tra loro. Lo sono già per quanto riguarda la speranza di vita (82 anni al Sud contro gli 83,2 al Nord) e per la salute dei cittadini (57,2 al Sud contro gli 83,2 al Nord); per il lavoro (tre occupati su quattro al Nord, due su quattro al Sud). Il Mezzogiorno, invece, continua a primeggiare per tasso migratorio che è pari al 23 per cento del totale dei giovani laureati che cercano lavoro, rispetto al 10 per cento del Nord.  Differenza che diventa catastrofica allorché si considera la qualità dei servizi, dell’assistenza sanitaria e dei trasporti pubblici locali che al Sud continuano ad essere di gran lunga sotto la media nazionale».
D’altronde il divario esistente tra il Settentrione e il Mezzogiorno non lo si scopre adesso. È un problema datato, presente già nel 1861 e, nonostante i 160 anni trascorsi, continua a crescere. Secondo alcuni studi, la causa sarebbe da ricercare soprattutto nell’incidenza che il clima ha sull’uomo, ma anche per gli effetti lasciati dalle guerre sostenute nell’antichità dal Nord. Secondo altre teorie, invece, la causa è da ricercare nell’ apatia dei meridionali. Può anche essere motivo di ilarità, ma gli storici concordano nel sostenere che è stata proprio questa differenza a causare nel tempo l’allentamento del senso di cooperazione e di difesa comune. Si spiegherebbero così i motivi per i quali il Mezzogiorno, per esempio, non viene considerato dal Nord come una risorsa, ma più pedestremente come un territorio abitato da “morti di fame” e, forse, anche da “ladri”. Salvo poi ricordare loro che “Tangentopoli” ha fatto giustizia dimostrando che al Nord si ruba più che al Sud e che quando si tratta di soldi pubblici le differenze territoriali non esistono.
Camillo Benso conte di Cavour lo aveva capito bene e coniò quella frase che ancora oggi fotografa il Paese: «Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani».  È un’esigenza non più rinviabile, soprattutto per un senso di giustizia sociale, ma anche per non consentire settarismi e speculazioni. Lo dimostrano le due velocità con le quali marcia Il Paese e che alimentano le disuguaglianze, anche se per i governi che si sono succeduti questo argomento continua a non essere considerato. Si sottovaluta, soprattutto, la lotta politica che produce egoismi e sopraffazioni e fa perdere di vista l’imperativo previsto nella Costituzione che perora l’unità del Paese in ottica democratica.
Ne prendessero atto, anche senza il dovuto entusiasmo, Salvini, Meloni, Orban, il polacco Kaczynski, lo spagnolo Abascal e i loro sodali sovranisti ritrovatisi nella nuova “Unione dei patrioti europei”.  Ma più ancora ne facessero tesoro gli italiani quando si troveranno nelle cabine elettorali. Sarebbe più che sufficiente avere consapevolezza che la democrazia è e resta il bene più prezioso dell’umanità.    
*giornalista

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