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Lotta ai clan

Cgil: «La criminalità ruba il futuro ai lavoratori calabresi»

I vertici sindacali commentano l’esito dell’operazione “Geolja” nel Reggino: «Quando il lavoro è debole e senza diritti lo Stato perde»

Pubblicato il: 14/07/2021 – 10:55
Cgil: «La criminalità ruba il futuro ai lavoratori calabresi»

CATANZARO «Apprezziamo e ringraziamo le forze dell’ordine per il prezioso lavoro che in Calabria stanno facendo per contrastare la criminalità organizzata. L’operazione “Geolja” parla ai lavoratori ed alle lavoratrici di questa nostra regione. Ci si chiede di prendere coscienza che dietro ogni sopruso, ingiustizia, ricatto subito dentro un luogo di lavoro spesso ci sono logiche ed azioni criminali che condizionano la nostra vita e la nostra società». È quanto si afferma in una nota della Cgil Calabria. «La ‘ndrangheta, soprattutto nei settori del Turismo, del Commercio e dei servizi in Calabria – sostengono Angelo Sposato, segretario generale Cgil Calabria; Celeste Logiacco, segretaria generale Cgil Piana di Gioia Tauro; Giuseppe Valentino, segretario generale Filcams Cgil Calabria e Samantha Caridi, coordinatrice Filcams Cgil Reggio Gioia Tauro – ruba il futuro a migliaia di lavoratrici e lavoratori ed ai loro familiari. Ogni volta che viene applicato un contratto pirata, ogni volta che l’azienda non rispetta i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, ogni soldo di paga rubato e sottratto ad un dipendente per poi finire nelle mani dei Mammasantissima è un furto alle nostre vite, alla possibilità di riscatto della Calabria. Ci sono alcuni particolari emersi dall’inchiesta che dovrebbero portare ad un sussulto, ad una riflessione indignata e possibilmente ad una reazione concreta coloro i quali si pregiano di rappresentare il sistema delle imprese, le istituzioni, gli Enti locali, lo Stato».
«Il fatto che – è detto nella nota – dopo anni di battaglie, lotte, movimenti, formazione, azioni culturali e di sensibilizzazione, arresti, denunce, di fronte ad un attentato alla propria attività commerciale non ci si rivolga alle forze dell’ordine ma alla ‘ndrangheta per chiedere protezione è devastante dal punto di vista culturale perché significa che viviamo in una società dove lo Stato è più debole delle forze occulte e criminali. La cosa grottesca è che mentre lo Stato spesso si piega alle logiche del mercato, in Calabria il mercato viene gestito, organizzato e governato alla luce del sole dall’anti-Stato che impone regole di concorrenza, orari di lavoro, e salari; praticamente un diritto del lavoro alternativo a quello che dovrebbe essere garantito da leggi ed istituzioni pubbliche. Invece la totale inadeguatezza ed inconsistenza dei servizi ispettivi, le lungaggini processuali, l’impunità garantita alle imprese che violano i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori ha portato gradualmente ad un senso di rassegnazione e di assoggettamento per cui si preferisce non denunciare e non far rispettare i propri diritti sul luogo di lavoro. Quando il lavoro è debole e senza diritti lo Stato perde».

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