CROTONE Cinque condanne e un’assoluzione (quella dell’ex soprintendente ai Beni archeologici Mario Pagano) per il caso della costruzione di un villaggio a Punta Scifo, in un’area soggetta a vincolo paesaggistico e archeologico. La sentenza è stata emessa dal Tribunale di Crotone nel pomeriggio di mercoledì e arriva a più di quattro anni dal sequestro che bloccò la realizzazione del Marina Park Village. La Procura di Crotone, con un provvedimento firmato dal pm Gaetano Bono e dal procuratore Giuseppe Capoccia, intervenne per preservare una delle aree più suggestive e incontaminate di quel tratto di costa, interessata da una lottizzazione che oggi i giudici hanno sancito come illegittima.
Elisabetta Dominijanni e Gaetano Stabile, dirigenti del Comune di Crotone, sono stati condannati a due anni e sei mesi di reclusione dal collegio giudicante, composto da Elisa Marchetto (presidente), Federica Girardi e Odette Eronia. I due manager dovranno risarcire in separata sede il Comune di Crotone, che si era costituito parte civile. Dominijanni e Stabile sono stati condannati al risarcimento, in favore del Comune, delle spese sostenute per il procedimento, quantificate in 2.480 euro. Una pena di un anno e sei mesi e un’ammenda di 70mila euro sono state comminate nei confronti di Armando Scalise, Salvatore Scalise (imprenditori) e Gioacchino Buonaccorsi (progettista e direttore dei lavori). I tre sono stati condannati a ripristinare lo stato dei luoghi a loro spese e a risarcire le parti civili, nonché a rifonderle per le spese di giudizio. I terreni lottizzati abusivamente e le opere realizzate sono stati confiscati. Tutti gli imputati tranne Mario Pagano sono stati condannati al pagamento delle spese processuali.
Secondo l’accusa il Comune di Crotone non avrebbe mai potuto rilasciare il permesso di costruire e avrebbe perseverato negli abusi, omettendo di annullarlo dopo avere scoperto che i fratelli Scalise non erano imprenditori agricoli professionali (il provvisorio certificato era stato revocato) e non erano nemmeno proprietari del terreno, ma agivano con un falso contratto col proprietario, già morto all’epoca della domanda. «Si stava consumando una devastazione del territorio che abbiamo fermato bloccando una rapina ai danni delle bellezze naturali e della storia», dichiarò all’epoca il procuratore di Crotone. (ppp)
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