LAMEZIA TERME Un’enorme coltre di fumo nera sta invadendo la città di Lamezia Terme e, a seconda della direzione che prede il vento, si protende minacciosa verso le case o verso l’ospedale. L’odore che si spande nell’aria è forte, acre e aggredisce le vie respiratorie.
Le foto pubblicate dal Corriere della Calabria sono state fatte proprio dal nosocomio cittadino. Sono ancora fresche le notizie sulla recente operazione dei carabinieri e della Dda di Catanzaro “Quarta chiave” (su un grosso traffico di rifiuti illeciti) che il 18 giugno scorso ha colpito il campo rom di Scordovillo, dal quale l’incendio si sta sviluppando. E l’area che sta bruciando è proprio quella che la Dda ha posto sotto sequestro, una discarica incontrollata di circa 300 metri quadri.
I vigili del fuoco sono all’opera da ore, con la supervisione degli agenti del commissariato, per contenere i danni. Al momento non è stato necessario fare evacuare gli abitanti e i pazienti dell’ospedale. Anche se i vigili del fuoco parlano di «disagi in alcuni reparti del presidio ospedaliero a causa del fumo».
Sul posto anche una squadra di Calabria Verde ed un direttore delle operazioni di spegnimento dei vigili del fuoco per il coordinamento delle forze in campo.
Quando le operazioni di spegnimento saranno terminate spetterà agli inquirenti stabilirne le cause e avviare eventuali indagini.
Sono fresche nella mente le parole del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri: «Abbiamo ettari di territorio inquinati in modo quasi irreversibile perché c’è una penetrazione profonda nei terreni anche di metalli pesanti che non so quali conseguenze potrebbero avere sul piano ambientale. Sicuramente abbastanza importanti e invasive». Non è la prima volta che accade, accade da decenni: i rom bruciano tutto quando i rifiuti diventano troppi, si dà fuoco quando bisogna estrarre i metalli. L’aria diventa tossica, il parcheggio dell’ospedale è invaso dal fumo.
Lo stesso procuratore di Lamezia Terme, Salvatore Curcio, nel 2018, nel corso dell’ennesima operazione sul campo rom “Zona Franca” ha lanciato l’allarme sul riscontro di particelle di diossina nel terreno. A nulla sono valsi i 29 arresti dello scorso 18 giugno. Gli investigatori di Lamezia e Catanzaro fanno il loro, con periodiche retate. Ma il loro lavoro è nullo senza un concreto supporto da parte delle autorità istituzionali. A partire da Comune, Provincia e Regione che si attivino a smantellare il campo rom, luogo ormai insalubre per chi vi abita e per i cittadini di Lamezia. Ma le istituzioni, sui problemi atavici, si sa, sono sorde. Lamezia, nel frattempo, registra sempre più importanti problemi di inquinamento ambientale e rischio per la salute dei cittadini. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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