LIMBADI «Il cambiamento che sogniamo ha bisogno di un cambio di strada da parte di ciascuno che non sia però un adattamento perché c’è bisogno di una rigenerazione». Ha cominciato così Don Luigi Ciotti – referente nazionale di Libera – il suo intervento a Limbadi, durante l’incontro con diversi sindaci che hanno sancito il loro impegno antimafia firmando “Il patto di Limbadi”. «Io ho paura di coloro che fanno finta non sia così grave – continua Don Ciotti ed esorta a rispettare la Costituzione, si riferisce in particolare all’Art 3 che garantisce uguali diritti ai cittadini. Ricorda poi Don Luigi Sturzo, che aveva previsto l’arrivo della mafia al Nord «di questo se ne parla da duecento anni e non si dica che i giovani non ci sono. Perché non è vero, i ragazzi sono presenti con i loro sogni, le loro aspettative, ma hanno bisogno di adulti coerenti e opportunità concrete». L’incontro è avvenuto in un luogo simbolico, in un bene confiscato, l’Università della Ricerca, della Memoria e dell’Impegno, il file rouge degli interventi presentati dai relatori, un forte dinamismo e una spinta al «riscatto per una terra da troppo tempo moribonda». Tra i relatori che hanno partecipato il sindaco di Limbadi Pantaleone Mercuri, il presidente della Fondazione Interesse Uomo Don Marcello Cozzo, il responsabile del Comitato scientifico di Unirimi Nicola Fiorita, che ha coordinato l’evento, il senatore Nicola Morra e il referente regionale di Libera Don Ennio Stamile. Don Stamile ha letto i 14 punti previsti dal patto di Limbadi e ha invitato i sindaci «a costituirsi parte civile nei processi di ‘ndrangheta e a favoreggiare nelle gare d’appalto gli imprenditori che hanno denunciato». «Meno 20 giorni fa – ha poi concluso Don Stamile – abbiamo attraversato tutta la Calabria. e’ meravigliosa ma la gente si deve liberare».
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