REGGIO CALABRIA Gli indagati dell’operazione “Lampetra” volevano sequestrare il sindaco di Scilla Pasqualino Ciccone «al fine di ottenere indebite concessioni per lo sfruttamento della spiaggia». È quanto emerge nell’ordinanza di custodia cautelare. In particolare, Carmelo Cimarosa in un’intercettazione, registrata dai carabinieri il 3 aprile 2020, ha affermato: «Gli apri subito lo sportello ah, con i cappucci e lo mettiamo in macchina, cammina! E lo saliamo a Melia. Là ho presentato la domanda, se non la fai una botta in testa la prossima volta ed è finito il film! E ci facciamo dare qualcosa in spiaggia».
«Ancor più allarmante – appuntano gli inquirenti – è la circostanza che, all’epoca della conversazione, nell’apri le 2020, Ciccone non fosse ancora stato eletto in quanto le elezioni comunali si sarebbero celebrate da lì a breve e, tuttavia , Cimarosa riteneva certa l’elezione di quest’ultimo, circostanza che effettivamente si sarebbe verificata all’esito delle elezioni comunali del 20 e 21 settembre 2020». Per il gip «altrettanto allarmante» è il mandato che Cimarosa «conferiva all’interlocutore, affinché segnalasse lavori edili in corso, in modo da attivare le azioni estorsive («Oh, tu devi girare se vedi le ditte che
arrivano che fanno strade, cose, prendi e me lo dici. Arriviamo, diecimila se vuoi fare i lavori a Scilla»).
Stando alle indagini, Cimarosa aveva una squadra di pusher che spacciavano nel territorio scillese sia la marijuana, che producevano in proprio, sia la cocaina che arrivava da Sinopoli.
Il fornitore di riferimento dell’organizzazione, infatti, sarebbe stato Antonio Alvaro. In un’intercettazione, lo stesso Cimarosa si vantava di aver fidelizzato un altissimo numero di clienti ben 400, tra i comuni di Scilla e Bagnara Calabra.
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