L’analisi di Ugo Floro sul ruolo delle Sardine (e, nello specifico, di Jasmine Cristallo) nel travagliato percorso per la scelta del candidato del centrosinistra alle Regionali ha provocato la reazione della stessa Cristallo su Facebook. Di seguito pubblichiamo la risposta di Floro allo sfogo e il post di Cristallo, epurato (ce lo concederà) da qualche offesa gratuita.
Ieri ho scritto per il Corriere della Calabria un pezzo nel quale ho tentato di focalizzare con la mia solita prosa, che può piacere o meno, ma si sforza di essere sempre sportiva e ironica, l’eccessiva importanza che il centrosinistra ha accordato alla leader calabrese delle Sardine, a fronte di un peso elettorale della stessa inesistente.
Un potere di influenza, figlio peraltro della debolezza dei partiti, che secondo lo scrivente si è via via trasformato in un vero e proprio diritto di veto.
Ora, ripeto, la mia analisi salace può piacere o meno, ma è mia; nessuno me l’ha commissionata come, invece, ha nervosamente scritto sui social la leader in questione.
Sostenere che Ugo Floro prenda ordini da Stefano Graziano, commissario del Partito Democratico calabrese, per attaccare l’esponente delle Sardine, non è solo offensivo, ma tradisce l’insofferenza alla critica di taluni soggetti politici che, in linea con la “migliore” tradizione politica calabrutta (quella che dicono di voler sconfiggere) devono sempre trovare il mandante, u complottune.
Vivono talmente immersi in quel loro mondo di cartapesta fatto di elogi e di pletore (virtuali), di “yes man” and “woman” che appena gli si muove un rilievo vanno in sofferenza, dimentichi di una legge fondamentale della comunicazione pubblica, quella per cui se sei un personaggio, devi sapere stare sul proscenio anche e soprattutto quando attiri critiche democratiche.
Definirmi “giornalista” e cecchino per conto terzi è bassezza cui non avrei neanche replicato se non vi fosse stata l’esigenza di precisare che non conosco il mio presunto mandante.
Perché io sono un innamorato del confronto, anche acceso, lo dimostra il talk che conduco insieme al mio caro collega Danilo Monteleone, una tribuna tosta, dove non si fanno sconti a nessuno e che per questo si sta guadagnando il rispetto della politica regionale e nazionale.
Orbene, l’analisi da me proposta ieri, è figlia di quello spirito talk, e non di cattiveria.
È figlia della libertà di pensiero che mi contraddistingue da 30 anni di onorata militanza giornalistica.
Cara Jasmine, come ti ho detto ieri per telefono, io non conosco Stefano Graziano.
L’ultima volta che ho incontrato il segretario del Partito democratico calabrese è stato un anno e mezzo fa, nella mia trasmissione, in occasione della campagna elettorale regionale del 2020, quella che vide trionfare la compianta Jole Santelli, alla quale ebbi pure modo di muovere rilievi politici molto critici, anche duri, senza però che Lei si sognasse minimamente di rispondere che le mie opinioni erano “commissionate”.
Mi dispiace averne tirato in ballo la memoria in questo mio scritto, ma il ricordo del sua altezza di stile è ancora troppo forte in me.
Si scrive Ugo Floro, ma, è chiaro a tutti, si legge Stefano Graziano. Che tristezza non avere il coraggio delle proprie azioni e commissionare pezzi che vengono pubblicati su un giornale che è ormai chiaro a tutti si è trasformato nell’organo di stampa del solerte Commissario, tanto da essere stato ribattezzato dai più come: “Il Corriere do’ Commissario” . È da questa testata che si è compiuto l’avvelenamento di pozzi con cui il Commissario Graziano sta costruendo le sue mosse per le regionali in Calabria. Ogni notizia funzionale al suo progetto demolitivo è passata da qui. Non mi meraviglio di questo pezzo carico di livore perché così procede Graziano: un Signore ha la dignità dell’identità e non si affida a telefonate cariche di veleno e bugie e a pezzi di giornale confezionati ad arte per zittire voci dissenzienti e non allineate.
Qualunque mia nota stampa fuori dalla linea del Commissario, seppur inviata alla redazione, è stata pervicacemente censurata. Il vero “cecchino” è il commissario Stefano Graziano che per l’ennesima volta manda al massacro una candidatura. Anche i giovani GD Locri, questa sera, hanno criticato, con accenti accorati e drammatici, metodo e merito aggiungendo la loro denuncia ad un diffuso e generalizzato malessere che attraversa tutto il Pd calabrese, molti esponenti dei 5stelle e Articolo1. Il pezzo velenoso si smentisce da solo nella sua tesi perché chi ha il potere presunto di impallinare qualcuno, non può non contare nulla… Mi si accusa di non valere niente perché non mi sono presentata alle elezioni, ma la mia è una scelta precisa: non mi sono candidata perché ho ritenuto molto più utile spendermi nella ricerca di un’unità nelle diversità anziché indossare immediatamente una casacca di appartenenza che avrebbe oggettivamente messo in difficoltà la possibilità di interloquire costantemente e contemporaneamente con tutte le forze in campo. L’aspetto più ignominioso, più sporco dal punto di vista politico è la scelta del “giornalista” che su commissione decide di trasformare una polemica politica in rissa ed offesa paragonandomi a Spirli. Quando si arriva a questo, caro Corriere do’ Commissario, vuol dire che si è giunti al capolinea. L’imbarbarimento della politica con questo meschino articolo raggiunge il suo apice. Dispiace soltanto che il destino della mia terra sia in mano a personaggi del genere. Ma il tempo è galantuomo e saprà riportare ognuno al ruolo che gli compete. Basta sapere aspettare senza cedere alle miserie umane.
Jasmine Cristallo
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