La vicenda di alcuni giorni fa relativa all’applicazione di una misura cautelare interdittiva nei confronti del già presidente della sezione del riesame di Catanzaro, che fa seguito ad altro provvedimento cautelare nei confronti del già presidente della sezione della corte d’Assise d’Appello, nonché all’applicazione di misure cautelari disciplinari nei confronti di altri importanti di questo distretto non può non indurre a gravi (e pur tristi) riflessioni.
Fermo restando che si tratta di casi tutti ancora sub judice, e quindi con tutte le riserve che si devono prudentemente osservare nel considerare vicende siffatte (tutte, per altro, diverse tra loro), non vi è dubbio che si tratti di fatti che hanno dimostrato icasticamente un cambio di passo straordinario nell’affrontare fenomeni di (più o meno) gravi deviazioni dal corretto esercizio della funzione giurisdizionale all’interno di questo distretto, come prima non era mai avvenuto.
Di questo nuovo modo di approccio a fenomeni di criticità (più o meno gravi ma tutti allarmanti) ritengo che non si possa che essere grati alla Procura distrettuale di Catanzaro, la cui rigorosa attività di raccolta di prove nell’ambito di decine di complessi procedimenti ha consentito di disvelare quadri inquietanti di relazioni o di collusioni di uomini delle istituzioni (o peggio, di appartenenti alla magistratura) con personaggi coinvolti in vicende più o meno gravi.
Nicola Gratteri e i magistrati del suo ufficio hanno dimostrato con i fatti e non con le parole che sul rispetto della legalità non si transige, tanto più quando l’obbligo della sua più rigorosa osservanza ricade su persone che hanno giurato di osservarla lealmente e di imporne il rispetto ai cittadini.
Tutti noi magistrati che prestiamo servizio in questo distretto – e che siamo le prime persone offese di condotte che verranno eventualmente riconosciute come illecite – abbiamo il dovere di manifestare il più vivo apprezzamento al lavoro rigoroso e inflessibile dei colleghi della Procura distrettuale, che stanno restituendo dignità e onore a tutti noi, soprattutto ai più giovani di noi, permettendoci di ritrovare migliori condizioni di lavoro e di recuperare tra di noi il rapporto di reciproca fiducia che è la precondizione per lo svolgimento della nostra professione.
E un grazie particolare ai giovani colleghi del riesame, che non ho il piacere e onore di conoscere, che hanno dimostrato di avere la schiena dritta e la capacità di impersonare con fierezza la professione di magistrato.
*Magistrato
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