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L’iniziativa

La petizione per il diritto alla salute arriva in Parlamento, 10mila le adesioni

La rete calabrese per la sanità pubblica presenta alle Camere l’istanza: «Dimissioni di Longo, azzeramento del debito, riapertura ospedali»

Pubblicato il: 16/07/2021 – 12:34
La petizione per il diritto alla salute arriva in Parlamento, 10mila le adesioni

CATANZARO Continua la battaglia per la tutela della salute portata avanti dalla rete calabrese per la sanità pubblica. Diecimila le persone hanno aderito alla petizione che oggi, 16 luglio, è stata presentata alle Camere, ai Ministeri competenti e al Parlamento europeo. «Non possiamo più accettare la violenza che tutti i giorni subiamo a causa di un Servizio Sanitario Regionale assolutamente inadeguato – dichiarano i manifestanti -. Migliaia e migliaia di calabresi hanno deciso di far valere i propri diritti, mettendoci la firma e la faccia, e non possono più rimanere inascoltate!». Una mobilitazione partita il 28 marzo 2021, quando migliaia di calabresi si sono attivati per richiedere delle misure strutturali portando avanti una petizione popolare per il diritto alla salute in Calabria, con l’obiettivo, raggiunto, di arrivare a 10mila sottoscrizioni.

Le richieste avanzate nella petizione

«Chiediamo le dimissioni del commissario ad acta Guido Longo, lo stop al commissariamento della sanità calabrese, l’azzeramento del debito sanitario e la riapertura delle strutture dismesse». «Undici anni di commissariamento non hanno che peggiorato la situazione della sanità nella nostra regione – continuano gli attivisti – che si riconferma all’ultimo posto rispetto al resto del paese come conferma l’ultimo rapporto del centro studi Crea Sanità sui livelli di performance regionali. La Calabria è in stato di emergenza da ben prima della pandemia, la quale ha solo esasperato un sistema già al collasso. Migliaia e migliaia di calabresi sono costretti per questo a rinunciare alle cure, o a emigrare altrove. Migliaia e migliaia di calabresi che vedono ogni giorno negato quel diritto alla salute sancito dalla Costituzione, tra strutture fatiscenti e sovraccariche e mancanza di personale, 18 strutture ospedaliere chiuse o depotenziate, una rete oncologica del tutto carente, così come l’assistenza domiciliare e residenziale e i servizi territoriali come i consultori e i centri di salute mentale. Intanto – concludono – gli unici a trarre vantaggio da questa situazione sono i baroni della sanità privata, che speculano e guadagnano sui nostri corpi e sulle nostre vite».


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