CATANZARO Davanti alla prima sezione penale della Corte d’appello di Catanzaro, il prossimo 11 ottobre scatterà il processo d’appello contro il clan Soriano di Filandari. Saranno in tutto 12 gli imputati chiamati a comparire, tutti coinvolti nell’inchiesta “Nemea” che ha portato all’omonimo blitz, scattato all’alba dell’8 marzo 2019.
Il decreto di citazione in giudizio riguarda: Luca Ciconte (cl. ’92); Caterina Soriano (cl. ’90); Giuseppe Soriano (cl. ’91); Leone Soriano (cl. ’66); Graziella Silipigni (cl. ’71); Giacomo Cichello (cl. ’87); Rosetta Lopreiato (cl. ’69); Domenico Nazionale (cl. ’86); Alex Prestanicola (cl. ’91); Giuseppe Guerrera (cl. ’95); Luciano Marino Artusa (cl. ’61) e Francesco Parrotta (cl. ’83).
Al termine del processo di primo grado (QUI LA NOTIZIA), il collegio del Tribunale di Vibo Valentia presieduto da Tiziana Macrì (Brigida Cavasino, Gilda Danila Romano a latere), lo scorso 27 ottobre 2020 aveva emesso sette condanne dai 18 ai cinque anni di reclusione, oltre a otto assoluzioni per Maria Grazia Soriano; Giuseppe Guerrera; Rosetta Lo Preiato; Domenico Nazionale; Luciano Marino Artusa; Domenico Soriano, Mirco Furchì e Alex Prestanicola. Alla sentenza si erano appellati i sette condannati, Luca Ciconte, Caterina, Giuseppe e Leone Soriano, Graziella Silipigni, Giacomo Cichello e Francesco Parrotta ma anche la stessa Dda contro le otto assoluzioni.
Gli imputati sono ritenuti colpevoli di aver messo in atto una vera strategia del terrore per riacquisire il controllo criminale della zona di Filandari. Il clan Soriano di Filandari, dopo la scarcerazione del boss Leone Soriano, avvenuta a settembre 2018, aveva ripreso afflato ed energia. In sei mesi sono stati contati 14 episodi intimidatori a danni di commercianti e imprenditori. Ma non solo, si progettava un attentato alla caserma dei carabinieri di Filandari tramite l’esplosione di colpi d’arma da fuoco o il lancio di un ordigno esplosivo.
Poco meno di una settimana fa, inoltre, il Tribunale del Riesame aveva annullato la decisione della Corte d’appello di Catanzaro con la quale lo scorso 25 giugno aveva ripristinato il carcere per Francesco Parrotta e gli arresti domiciliari per Luca Ciconte. Alla decisione della Corte d’appello, infatti, si erano appellati i legali Giovanni Vecchio per il primo e Giuseppe Di Renzo e Daniela Garisto per il secondo. Per il riesame, infatti, il periodo di custodia cautelare già sofferto da Parrotta e Ciconte «risulta essere superiore al periodo del termine di fase decorrente dal momento di emanazione della sentenza di condanna di primo grado alla sentenza di secondo grado» e, inoltre «non vi sono esigenze cautelari attuali per Parrotta e Ciconte, alla luce del tempo decorso dalla commissione dei reati e dalla riconosciuta continuazione». (redazione@corrierecal.it)
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