CROTONE Ricorso al Tribunale amministrativo regionale della Calabria e richiesta della convocazione di un tavolo tecnico al prefetto di Crotone. A questa decisione è giunta l’assemblea dei sindaci della provincia di Crotone riunitasi questa mattina davanti ai cancelli della discarica di Columbra, di proprietà della società Sovreco dei fratelli Vrenna. L’obiettivo è quello di annullare l’efficacia dell’ordinanza n. 46, emessa dal presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì, con la quale è stata autorizzato il conferimento nell’impianto dei rifiuti di Columbra, sino al prossimo 30 settembre, di 600 tonnellate al giorno di monnezza, proveniente da altri territori della Calabria. Con questa ordinanza Spirlì risolve il problema sino al prossimo 30 settembre e lascia la patata bollente al suo successore. Spirlì ha utilizzato i metodi dei suoi predecessori: avrebbe dovuto trovare la soluzione per mettersi alle spalle l’emergenza definitivamente, ma ha preferito metterci una pezza, penalizzando ancora una volta Crotone. I sindaci intendono chiedere l’annullamento del dispositivo previo sospensiva. Sulla sospensiva dell’ordinanza il Tar dovrebbe esprimersi in tempi celeri, non appena il ricorso sarà formalizzato. Davanti ai cancelli di Columbra, questa mattina erano presenti i rappresentanti della giunta comunale della città pitagorica, consiglieri comunali e numerosi cittadini. I sindaci della conferenza provinciale si sono espressi in maniera compatta nel ritenere «inaccettabile l’ordinanza, che penalizza ancor di più un territorio dove le problematiche ambientali sono già profondamente avvertite». Crotone, infatti, fa ancora i conti con l’inquinamento grave prodotto da 70 anni di attività industriali per il quale si aspetta da circa 30 anni la bonifica. Secondo i sindaci il provvedimento emesso da Spirlì è illegittimo e sono convinti che «l’esecuzione dell’ordinanza determinerà in capo ai singoli territori costituenti la comunità d’ambito di Crotone, sia dal punto di vista ambientale che dell’enorme, negativo, impatto finanziario».
«Tutti i sindaci – si legge in una nota – sono stati concordi in ordine all’opportunità di adottare ogni provvedimento possibile, anche eventualmente attraverso l’esercizio di poteri extra ordinem ai fini della rimozione urgente dei rifiuti presenti sul territorio». Questa è la ragione che ha convinto i primi cittadini ad autorizzare il loro collega Voce, «presidente dell’Ato di proporre ricorso al Tar Calabria al fine di ottenere l’annullamento, previa sospensione dell’efficacia dell’ordinanza regionale nonché al fine di interporre domanda risarcitoria in relazione a tutti i pregiudizi subiti dall’esecuzione del provvedimento». «Inoltre – si legge ancora nella nota – hanno dato mandato al sindaco Voce ai fini dell’adozione di ogni provvedimento amministrativo ritenuto opportuno ai fini del superamento dell’emergenza ambientale nei comuni della provincia di Crotone».
Toccherà anche a Voce richiedere al prefetto l’indizione di un tavolo tecnico urgente. A conclusione della riunione «i sindaci si sono costituiti in assemblea permanente presso la Sovreco sino al superamento dell’emergenza ambientale al fine di porre in essere tutte le azioni consentite dalla legge». È la prima volta che dalla provincia di Crotone si è deciso di dire no ad un provvedimento regionale. Nel passato non c’è mai stata una presa di posizione forte delle istituzioni nei confronti di una Regione che non programma e predilige agire in regime di emergenza. È toccata sempre a Crotone farsi carico dell’emergenza. In altre occasioni di sindaci hanno fatto un po’ di teatrino dichiarandosi contrari alle proposte della Regione, ma alla fine hanno ingoiato il rospo. Probabilmente la misura è colma.
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