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Riforma della Giustizia al centro del vertice Conte-Draghi. Letta: «Si troveranno giuste soluzioni»

Forze politiche divise sulla riforma Cartabia. Il neo-leader dei Cinquestelle rimane critico. Il segretario Dem apre a possibili modifiche. I nodi principali della proposta

Pubblicato il: 18/07/2021 – 22:21
Riforma della Giustizia al centro del vertice Conte-Draghi. Letta: «Si troveranno giuste soluzioni»

ROMA Cinque anni per ridurre del 25% la durata dei processi penali in Italia, abbattendo soprattutto l’imbuto della fase di appello che dura mediamente 850 giorni contro uno standard europeo di 104. Questo è il principale obiettivo della “Riforma della Giustizia” che tiene banco in questo periodo tra i componenti dell’esecutivo e le forze politiche. Il documento presentato dalla Guardasigilli Marta Cartabia è stato approvato lo scorso 8 luglio mentre il provvedimento è atteso in aula il 23 luglio. Tempi scanditi anche dal fatto che la riforma tiene sotto chiave il Recovery Fund. Tra i più polemici, fin dal primo momento, l’ex premier Giuseppe Conte, che si appresta a incontrare il premier Draghi per tenere vivi i principali “cavalli di battaglia” del Movimento 5 stelle.

L’incontro Conte-Draghi. Letta apre a possibili modifiche

Dopo lo scontro delle settimane scorse con Beppe Grillo e la tregua siglata a Bibbona con il fondatore e garante del M5S, Giuseppe Conte torna in campo. L’ex premier, che ha presentato lo Statuto del Movimento che sarà votato il 2 e 3 agosto dalla base pentastellata, domani vedrà il presidente del Consiglio Mario Draghi, per affrontare i temi principali dell’agenda politica, a cominciare proprio dalla Riforma della Giustizia.
Come riporta Agi, il neo leader del M5S negli ultimi giorni avrebbe avuto diversi contatti telefonici con il segretario del Pd, Enrico Letta, proprio per cercare nel capo dei Dem una sponda per modificare la riforma del processo penale in Parlamento. E un’apertura è arrivata.
Enrico Letta aveva premesso che la riforma della giustizia è «giusta e necessaria». «Dopo molti anni si va finalmente nella direzione di superare lo scontro politico tra giustizialismo e finto garantismo che ha tenuto in ostaggio il Paese troppo a lungo. Ma proprio perché è di importanza strategica – aggiunge – penso che il Parlamento abbia il diritto, direi il dovere, di contribuire a migliorarla» a patto «di non stravolgerne l’impianto». Letta dice di avere totale fiducia nella ministra e «se vogliamo affrontare il percorso in modo ordinato occorre affidare a lei il volante, la guida di questo confronto nelle Camere».
In serata, ha aggiunto: «Sono sicuro che domani sarà una giornata positiva in cui si troveranno le giuste soluzioni. Sono convinto che ci sarà la possibilità di trovarle»
Il Pd, aveva detto, «lavora molto bene con Draghi, così come ha lavorato bene con Conte, con il quale vogliamo costruire un’alleanza solida», chiosa Letta che lancia un invito sponda anche a Matteo Renzi e dice di essere disponibile a lavorare affinché Italia Viva faccia parte dell’alleanza di centrosinistra.
Ma da parte renziana, sul fronte giustizia, i toni sono diversi: la riforma Cartabia, dice lo stesso Renzi intervistato dalla Stampa, «non risolve tutti i problemi della giustizia», ma «è il primo passo» e «ci allontana da quello scandalo che era il governo della giustizia da parte del peggior Guardasigilli della storia, Alfonso Bonafede, che, assieme a Conte, è il responsabile politico di ciò che è accaduto nelle carceri nel terribile 2020» e «di quell’assurdità che è il processo senza fine». Ogni giorno che passa «il governo Draghi è più forte – conclude Renzi – e il Movimento Cinque stelle è più debole. Sono incerti e divisi», conclude.

I nodi della Riforma

Tra i punti maggiormente divisivi c’è quello della prescrizione processuale, “congelata” dalla Riforma Bonafede del 2019.
Si prevede che durante il primo grado decorra regolarmente, mentre in appello ci sono due anni per celebrare il processo, un anno per il giudizio di Cassazione. Se il timing non viene rispettato, il processo si ferma. Diventa “improcedibile”. Possibile prevedere l’allungamento dei tempi di un ulteriore anno in Appello, e di altri sei mesi in Cassazione.
Dovrebbero anche essere fatti salvi i diritti delle vittime di proseguire la causa per il risarcimento dei danni davanti al giudice civile, anche nel caso di processi “fermati’” dalla nuova tempistica. Questo “nodo” è il più difficile da digerire per i Cinquestelle e la loro lotta all’impunità.
Secondo l’Associazione nazionale magistrati, sono 150mila i processi che in appello finirebbero nella “tagliola” per il contingentamento dei tempi.
I reati puniti con l’ergastolo restano imprescrittibili. Non è da escludere che per la corruzione si possano allungare i tempi, se si cerca una mediazione con M5s. La cosa potrebbe non piacere a Lega, Fi e Iv.
Il punto relativo alla “giustizia riparativa” si lega alla “ratio” della riforma orientata a sfoltire, drasticamente, i fascicoli penali. Con ampia apertura alle sanzioni alternative, in base allo studio elaborato dalla commissione presieduta dall’ex presidente della Consulta Giorgio Lattanzi. Avanti tutta con l’istituto della “messa alla prova” che contempla la possibilità per l’indagato – per reati fino a 6 anni di reclusione – di chiedere subito al giudice nella fase delle indagini preliminari di essere impiegato in lavori socialmente utili non retribuiti. Il processo viene sospeso e, se l’indagato svolge correttamente il lavoro, arriva Il proscioglimento per prescrizione. Si pensa di allargare questa ‘chance’ a molti reati di scarso allarme sociale. Si punta sui riti alternativi come i patteggiamenti.
Ampliamento della giustizia “pecuniaria”: convertibili in “multe” le condanne fino a 12 mesi.
Altro diktat della riforma è ridurre la detenzione in carcere. Per condanne fino ai 4 anni di reclusione, il giudice può decidere per gli arresti domiciliari oppure per la semilibertà con rientro serale in cella, secondo la valutazione che viene fatta dell’imputato, che potrà comunque ottenere il lavoro esterno. Le valutazioni saranno fatte caso per caso, senza automatismi.
Filtri deflattivi. Introdotta la inappellabilità per alcuni reati minori, l’inammissibilità degli appelli privi di specifiche motivazioni e viene ampliata la non punibilità per fatti di lieve entità.
La riforma dell’ordinamento penitenziario è invece un impegno che ha preso la ministra Cartabia dopo la visita del 14 luglio a Santa Maria Capua Vetere, luogo del pestaggio dei detenuti avvenuto il 6 aprile 2020. Presto nuove assunzioni per la polizia penitenziaria e la costruzione di 8 nuovi padiglioni con i fondi comunitari. Più formazione per il personale aiuterà a far sì che la pena sia finalizzata al recupero sociale del detenuto come prevede la Costituzione e non sia fine a se stessa. Mai più violenze.
Ufficio del processo. Lo staff del magistrato è l’arma – alla voce “risorse umane” – per velocizzare del 25% il processo penale e del 40% quello civile. Il Pnrr ha stanziato 2,3 miliardi di euro per l’assunzione a tempo determinato nei prossimi 5 anni di 21.910 persone, pari ai due terzi dell’attuale organico degli ausiliari dei magistrati oggi in servizio. Si tratta di 5.410 unità di personale tecnico-amministrativo e di 16.500 laureati in Giurisprudenza, Economia e Scienze Politiche.

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