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«Vicini alle forze dell’ordine, ma non vogliamo giustificare gli abusi di Genova»

A Catanzaro un convegno sulla sicurezza delle forze dell’ordine. «Nel 2020 più di 2.600 poliziotti feriti nonostante il lockdown»

Pubblicato il: 19/07/2021 – 23:06
«Vicini alle forze dell’ordine, ma non vogliamo giustificare gli abusi di Genova»

CATANZARO Una maggiore attenzione delle istituzioni per la sicurezza delle forze dell’ordine significa aumentare anche la sicurezza dei cittadini. È questo il messaggio che i sindacati Fsp – Federazione sindacale di polizia – e Nsc – Nuovo sindacato carabinieri – hanno voluto inviare alla politica dal dibattito sul tema “Dal G8 di Genova a Roma, l’odissea delle vittime in divisa” svolto questa sera a Catanzaro. A confrontarsi con i vertici dei sindacati delle forze dell’ordine Mario Placanica, il carabiniere di Catanzaro, oggi in congedo, che sparò a Carlo Giuliani al G8 di Genova del 2001, esponenti della politica e dell’avvocatura. Secondo Walter Mazzetti, segretario generale del Fsp, «soltanto nel 2020, nonostante sia stato un anno di lockdown, i poliziotti feriti sono stati ben 2.687, è un numero eccessivamente alto. La sicurezza è un’infrastruttura immateriale tra le più importanti, che si poggia su donne e uomini in divisa che lavorano quotidianamente per le istituzioni democratiche ma devono anche essere supportate con strumenti idonei che ne salvaguardino anche la dignità. C’è qualche professionsita del disordine che parla di codici identificativi sul casco, invece – ha proseguito – è più giusto pensare a una normativa più completa sull’ordine pubblico». Massimiliano Zetti, segretario del Nsc, ha a sua volta evidenziato: «Stiamo girando tutt’Italia per dire ai cittadini che le nostre istanze sindacali non sono solo per tutelare i nostri uomini ma coincidono anche con le esigenze di sicurezza dei cittadini, perché dare agli operatori strumenti tecnici, legislativi e giuridici aumenta la sicurezza dei cittadini e non solo la sicurezza degli operatori delle forze dell’ordine».
La parlamentare di FdI Wanda Ferro, segretario della Commissione Antimafia, ha rilevato: «Non siamo qui per giustificare le violenze o gli abusi di Genova, ma per dare un segnale di vicinanza colo che che indossano la divisa con onore e professionalità, e spesso sono vittime delle carenze di un sistema che non li mette in condizioni di intervenire in sicurezza e con indicazioni operative chiare e adeguate. Fratelli d’Italia è da sempre attenta alle richieste dei sindacati di polizia, e se ne è fatta interprete in Parlamento con continui atti».
A portare la sua testimonianza, infine, anche Sergio De Caprio, noto come “Capitano Ultimo”, l’ufficiale dei carabinieri famoso per aver arrestato Totò Riina e oggi assessore regionale all’Ambiente in Calabria: «È importante l’unità sindacale, che è la forza più grande che hanno le forze dell’ordine per tutelare la dignità cui hanno diritto e per impedire l’abbandono a cui sono costretti non essendo al centro del dibatitto politico. Parlano tutti, ma non parlano mai i carabinieri e i poliziotti, forse perché – ha concluso – sono scomodi e dicono sempre la verità come fa la gente».

Placanica: «Quel giorno non smette mai di tormentarmi»

«Questi 20 anni sono passati duramente, come se stessi addirittura scontando una pena e non dovrebbe essere così». A dirlo è stato Mario Placanica, il carabiniere di Catanzaro, oggi in congedo, che al G8 di Genova del 20 luglio 2001, sparò e uccise Carlo Giuliani, parlando con i giornalisti a margine di un dibattito organizzato questa sera dai sindacati di polizia Fsp e Nsc nel capoluogo calabrese. «Io quel giorno a Genova – ha proseguito Placanica – mi sono limitato a sparare solo due colpi, non è stato di sicuro un eccesso colposo, anzi non c’è stato nemmeno un eccesso. La mia vita è cambiata perché 20 anni sono passati bruciandosi, è come se fossi rimasto ancorato a quel 2001, che non smette mai di tormentarmi, non vi dico cosa c’è sul G8 su internet, sui blog. È una storia che non finisce mai». «Quello che vorrei è che finalmente, dopo 20 anni – ha sottolineato l’ex militare – si potesse passare a una nuova vita guardando agli errori fatti e alle cose che si sarebbero potute fare per evitare quegli errori, fare un resoconto in modo da evitare nuovi errori, insomma lavorare su ciò che è successo per vivere un futuro migliore».
Placanica, che fu prosciolto dall’accusa di omicidio, ha infine detto di sentirsi ancora un carabiniere: «C’è quella parte sullo spirito del carabiniere che ha descritto Andrea di Lazzaro (che ha scritto un libro sulla vicenda di Placanica, ndr), che ha parlato di carabinierità, che è una qualità precisa. E io – ha concluso Placanica – penso di avere questa carabinierità».

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