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Diamante, la gestione del depuratore in regime di «monopolio»

Dal 2007 al 2020, il servizio di manutenzione dell’impianto è rimasto nelle mani di un unico imprenditore finito ai domiciliari

Pubblicato il: 21/07/2021 – 10:10
di Fabio Benincasa
Diamante, la gestione del depuratore in regime di «monopolio»

PAOLA In alcuni comuni dell’Alto Tirreno cosentino era quasi consuetudine ricorrere a «procedure negoziate affidate con l’utilizzo di collusioni». Lo si evince nelle carte dell’inchiesta “Archimede”, condotta dai carabinieri di Scalea e coordinata dalla Procura di Paola, guidata da Pierpaolo Bruni.

La gestione del depuratore di Diamante

Il Comune di Diamante dal 2007 e fino al 2020 aveva affidato il servizio di «manutenzione dell’impianto di depurazione, senza soluzione di continuità, a Pasqualino De Summa», imprenditore finito ai domiciliari e coinvolto in altri episodi finiti nell’indagine (LEGGI QUI). Un vero e proprio «monopolio» sul quale i carabinieri hanno deciso di indagare. Il Responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Diamante, Tiziano Torrano (anch’egli ai domiciliari) ha fornito ai militari una serie di documenti in cui precisava, tramite missiva allegata, che «gli impianti di Vaccuta e Sorbo erano consortili e servivano anche i comuni di Buonvicino, Grisolia e Maierà. Non essendo ufficialmente assegnati al comune di Diamante non erano mai stati affidati in gestione all’Ente che aveva provveduto a garantire la manutenzione», svolta sempre e solo dall’azienda di De Summa. Una serie di proroghe mensili porterà le aziende dell’imprenditore ad occuparsi del servizio per decenni, senza che il servizio venisse «affidato direttamente ad un operatore economico, nel rispetto del criterio di rotazione tra i diversi operatori presenti sul mercato». Torrano e De Summa, discutono – intercettati – del controllo ricevuto da Guardia di finanza e Carabinieri: «falli andare avanti che ti frega», dice l’imprenditore, «basta che non tengo problemi io Pasquà, io non voglio problemi», risponde il dipendente comunale decisamente più preoccupato del suo interlocutore. Torrano appare preoccupato: «per quattro soldi che guadagno devo avere problemi, preferisco andarmene a casa….tanto posso campare lo stesso mi metto a faticare…non devo mettermi nei guai…abbiamo dimostrato che la depurazione a Diamante poteva funzionare…quando non funzionava più». De Summa chiosa con una considerazione lapidaria: «di fatto non c’è un avviso di garanzia per un sindaco…non c’è stato un problema». I timori e le perplessità palesate da Torrano nel corso delle conversazioni con l’imprenditore saranno fondati, almeno stando agli sviluppi dell’inchiesta “Archimede”. Che partirà proprio dal “caso” delle proroghe relative all’affidamento della gestione del depuratore. Nonostante le forti preoccupazioni e i tentennamenti, Torrano pur consapevole del «valore dell’affidamento pari ad oltre 2 milioni e 223 mila euro», suddividerà l’importo totale «in singoli affidamenti diretti».

«Nessuna irregolarità sui depuratori»

«In riferimento all’inchiesta giudiziaria, di cui si è avuto notizia ieri, riguardante il settore della depurazione nell’Alto Tirreno Cosentino, vogliamo precisare che dalle indagini non emerge alcuna contestazione di presunte irregolarità  riguardanti i depuratori del Comune di Diamante». Questa la precisazione del vicesindaco del comune sul tirreno, Giuseppe Pascal. «Intendiamo, pertanto, rassicurare residenti e ospiti della nostra città, sul perfetto e corretto funzionamento dei nostri impianti di depurazione. Si ribadisce anche in questa occasione la nostra piena fiducia nell’operato delle Forze dell’ordine e della Magistratura inquirente che svolgono un fondamentale lavoro sul territorio».

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