CATANZARO «L’inchiesta “Archimede” ha rappresentato per l’Arpacal una sberla notevole, è giusto che si esalti l’attività della magistratura a cui abbiamo dato disponibilità per ulteriori indagini. E’ ovvio però che ho il diritto e dovere di difendere 300 dipendenti che lavorano per controllare tutte le matrici ambientali». A parlare, prima della conferenza stampa della Regione Calabria sulla depurazione è Domenico Pappaterra, presidente di Arpacal. Il riferimento è all’indagine condotta dalla Procura di Paola, guidata da Pierpaolo Bruni, e che ha portato all’esecuzione di 10 misure cautelari ed ha colpito anche un dipendente dell’Agenzia Regionale Protezione Ambientale Calabria. Secondo quanto emerso, il tecnico avrebbe avvertito i gestori di un impianto di depurazione di imminenti controlli da parte dell’Arpacal. «Operiamo al fianco delle procure e di tutte le forze di polizia della Calabria – ha aggiunto Pappaterra – quello di ieri è un incidente di percorso». «Mi preme precisare – continua – che Arpacal ha un ruolo di monitoraggio, controllo e di eventuale esecuzione di esami in laboratorio, quello che attiene la funzionalità degli impianti o la presenza di eventuali scarichi abusivi non è responsabilità nostra.
L’Arpacal è un ente strumentale della regione e «svolge con altissimo rigore la sua attività, compresa quella dedicata alla balneazione», sostiene Pappaterra. Sulle continue segnalazioni di bagnanti e turisti infuriati per la presenza di chiazze gialle nei mari calabresi, il presidente dell’Agenzia Regionale Protezione Ambientale precisa: «Dal Mar Jonio non è pervenuta nessuna segnalazione, diverse invece le criticità in alcuni tratti del mar tirreno e nl tratto da Nicotera a Lamezia Terme, attenzionato dalle due Procure competenti che hanno istituito una task force con l’Arpacal al fianco e supporto nelle attività di controllo». L’inchiesta Archimede, tuttavia, ha disvelato un quadro assai allarmante sulla gestione della depurazione e dei depuratori di alcuni comuni nel cosentino. «Ci sono scarichi abusivi, impianti malfunzionanti e sottodimensionati – aggiunge Pappaterra – e non dimentichiamoci che sul tirreno c’è una pressione antropica importante».
Pappaterra è poi intervenuto sulla rovente discussione legata alla presenza di mucillagine nei nostri mari. Un’ipotesi respinta con forza dall’assessore regionale al Turismo, Fausto Orsomarso e oggetto di veementi polemiche. «I nostri tecnici sono stati a Nicotera – sintetizza Pappaterra – hanno fatto un prelievo mirato e l’esame ha dato come risultato la presenza di fioritura algale». «L’Arpacal – precisa – non ha mai affermato che le macchie giallastre siano legate alla presenza di fioritura algale, infatti, nei tratti non conformi abbiamo chiesto ai sindaci di inibire la balneazione». (f.b.)
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