COSENZA Un’udienza fiume quella svolta al Tribunale di Cosenza e legata al processo scaturito dall’inchiesta “Valle dell’Esaro” che mira a far luce sulla presunta associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. Il collegio giudicante (presidente Carmen Ciarcia, a latere Urania Granata e Francesca Familiari, dopo aver ascoltato il pm, Alessandro Riello, ha deciso di non imporre alla pubblica accusa di consegnare i verbali. E’ stato escusso l’operatore di polizia giudiziaria, Watter Gentile, che ha redatto l’informativa finale: oltre cinque ore di esame e controesame.
Figura chiave nel processo è sicuramente quella di Roberto Presta, vice del presunto gruppo criminale fondato da Franco Presta, che recentemente ha scelto di collaborare con la giustizia diventando il primo pentito del sodalizio egemone ai piedi del Pollino e della zona jonica del Cosentino. Roberto, insieme a suo fratello Antonio, Francesco Ciliberti e Costantino Scorza, in base alle indagini condotte dalla squadra mobile di Cosenza, sarebbe stato al vertice dell’organizzazione ormai orfana di Franco Presta, recluso al regime di carcere duro. Sulla Valle dell’Esaro, fino ai confini dell’area urbana di Cosenza, avrebbe operato una capillare organizzazione criminale garantendo l’arrivo di ingenti quantità di droga oltre che alla commissione di reati comuni. Non esiste, da un punto di vista processuale un clan Presta, una circostanza ribadita anche nel corso dell’ultima udienza. E proprio per questo motivo, le possibili rivelazioni del pentito saranno preziosissime per gli inquirenti. Motivo che rende la sua figura assolutamente fondamentale per la Dda per il prosieguo di ulteriori indagini su alcuni episodi criminali che riguardano il cosentino, tra questi alcuni omicidi del recente passato che non sono stati ancora risolti. Come quello di Vincenzo Chimenti e Salvatore Abate uccisi a Roggiano Gravina, città assunta a base operativa dai Presta. (f.b.)
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