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«Vui non sapiti cu su i cristiàni», la Procura chiede il rinvio a giudizio per i “Teganini”

Udienza preliminare fissata il 30 settembre. Per i rampolli di Archi l’accusa è di resistenza a pubblico ufficiale aggravata dalle modalità mafiose

Pubblicato il: 22/07/2021 – 12:30
«Vui non sapiti cu su i cristiàni», la Procura chiede il rinvio a giudizio per i “Teganini”

REGGIO CALABRIA Fissata al prossimo 30 settembre l’udienza preliminare dove il gup Stefania Rachele sarà chiamata a decidere sulle richieste di rinvio a giudizio presentate dal pm Sara Amerio e dal procuratore capo di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri nei confronti di alcuni dei rampolli dei Tegano, “famiglia” di ‘ndrangheta ritenuta federata ai De Stefano di Archi.
La richiesta di pronunciare il decreto che dispone il giudizio è stata avanzata dalla procura a seguito dell’indagine scaturita dalle minacce nei confronti di due poliziotti che avevano chiesto loro di identificarsi e al titolare del locale “Vesper”. Tra i nomi oggetto della richiesta ci sono quelli di Domenico Tegano, classe 92, attualmente detenuto nel carcere di Ancona e figlio del boss Pasquale Tegano. Insieme a lui, atre cinque persone: Angelo Tegano, Antonio Cangemi, Antonio Domenico Drommi, Domenico Monorchio, Manuel Monorchio e Davide Vizzari.

«Vi pisciamo addosso»

«Muoviti, che quando veniamo noi devi preparaci da bere e stare zitto». I “Teganini”, come vengono definiti i rampolli della consorteria di Archi, si rivolgevano così al titolare del “Vesper”, locale di Reggio Calabria, intimidendo sulla base della loro presunta appartenenza. Il pubblico ministero Sara Amerio riporta nella richiesta di rinvio a giudizio una serie di affermazioni simili: «Secondo me sei un pazzo a chiedermi lo scontrino». Così come alcune di quelle rivolte ai due poliziotti minacciati: «Vi pisciamo addosso… voi non sapete cu su i cristiani… ma chi cazzo siete». E ancora: «Mi ricordo di te, tanto ci dobbiamo rivedere». Motivi per i quali, oltre alle condotte inquadrate nella fattispecie di “resistenza a pubblico ufficiale” aggravata, in concorso, agli imputati è stata contestata dalla procura anche l’aggravante modalità mafiose. (f.d.)

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