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Centinaia di milioni stanziati, ritardi e sequestri. L’eterno ritorno del mare sporco

Interventi promessi da anni (Loiero si scusava nel 2005…), finanziamenti stoppati dalla crisi di governo. Il quadro della (mala) depurazione non cambia mai

Pubblicato il: 23/07/2021 – 6:45
di Pablo Petrasso
Centinaia di milioni stanziati, ritardi e sequestri. L’eterno ritorno del mare sporco

CATANZARO L’eterno ritorno della (mala)depurazione ha il destino segnato. Un cerchio che si chiude puntuale come l’arrivo dell’estate (e delle macchie giallastre, grigiastre, verdognole): le segnalazioni dei bagnanti, le esternazioni della politica, gli interventi delle Procure e l’annuncio di misure risolutive e milionarie. 
Non sfugge dal loop neppure il capitano Ultimo, al secolo Sergio De Caprio, assessore all’Ambiente della Regione Calabria che – con piglio degno di un politico consumato – individua un colpevole per ritardi che sono difficili da negare. Spiegando che «la Regione ha preparato 125 interventi su 120 Comuni» che sono stati «finanziati trovando 65 milioni di euro già approvati come anticipo sul Fondo di coesione e sviluppo», Ultimo ha addebitato lo stop alla “caduta” del governo Conte. «Avevamo già progettato questi interventi che sarebbero dovuti essere realizzati adesso – ha detto –, ma è mancato il finanziamento e l’anticipo sul Fsc è avvenuto solo adesso. Non è che ci siamo svegliati adesso». Il problema non è svegliarsi ma restare svegli, perché – anche se le ragioni non mancano – l’accelerazione attesa non c’è stata.

L’intervista dell’ottobre 2020 al Corriere della Calabria

assessore-ultimo-intervista

Tanto per esercitare la memoria: il 1° ottobre 2020, nell’intervista al direttore del Corriere della Calabria Paola Militano, l’assessore regionale all’ambiente snocciolava i numeri degli interventi sulla depurazione. «Abbiamo due procedure di infrazione comunitaria che dobbiamo sanare – spiegava –. Stiamo gestendo 200 milioni di euro per risolvere il problema su più di 150 impianti comunali». A quasi un anno di distanza, nel pieno dell’estate e con un cambio di governo nazionale in piena pandemia, quei numeri non appaiono molto diversi e che il settore arranchi è evidente. Ultimo, in quell’intervista, spiegava di aver «compreso alcune difficoltà tecniche da affrontare e risolvere come la separazione delle acque bianche da quelle nere che mettono sotto stress gli impianti con rotture continue e costi di gestione elevatissimi». 
Qualche tempo dopo, a novembre, è stato il direttore generale del dipartimento Ambiente, Domenico Pallaria, a tornare nel dettaglio su cifre e attività: 195 milioni di euro per 138 interventi prioritari. Il dirigente spiegava che saranno «serviti 90mila abitanti equivalenti da nuove reti fognarie (attualmente non serviti ); serviti 165mila abitanti equivalenti da impianti di depurazione (attualmente non coperti dal servizio di depurazione); realizzati 120 nuovi impianti di depurazione; adeguati e potenziati 133 impianti di depurazione esistenti; realizzati ex-novo e completati 94 schemi fognari». E che il programma – questo prima della crisi di governo – era «nel pieno della fase operativa». Cosa è stato fatto da allora? Poco, almeno se ci si limita a confrontare i numeri degli interventi che verranno.

Quei 260 milioni che ritornano dal 2018

Pappaterra-deCaprio

I milioni, però, non bastano mai. E neppure il tempo necessario a completare gli interventi. Anche questo accade spesso nell’eterno ritorno della (mala)depurazione. C’è un’altra costante: il tema sparisce tra inverno e primavera e si ripresenta puntuale in estate assieme alla prime macchie, che siano mucillagini o peggio, come pare dopo l’intervento del manager dell’Arpacal Domenico Pappaterra. E così il 28 giugno scorso, a margine della conferenza stampa sulla Ciclovia dei Parchi, l’assessore Ultimo rilanciava: «Dobbiamo lavorare su tutti i nostri depuratori. Abbiamo individuato gli interventi necessari, abbiamo trovato i finanziamenti, e li faremo. Abbiamo riferito al governo e messo nel Recovery Plan. Abbiamo scoperto che senza separazione tra acque bianche e acque nere anche gli impianti che abbiamo sono soggetti a continue rotture. È molto semplice. Abbiamo bisogno di 260 milioni di euro per risolvere il problema della separazione acque bianche-acque nere. L’abbiamo scritto nero su bianco, questa è una questione su cui i cittadini calabresi devono vigilare. Ci devono dare queste risorse». Nella girandola di milioni (annunciati, trovati, bloccati, stanziati) certe cifre ritornano. E permettono di fare un salto indietro di tre anni. Febbraio 2018: alla guida della giunta regionale c’era Mario Oliverio. Un comunicato dell’ufficio stampa annunciava investimenti per 260 milioni nel settore. «Su proposta congiunta del presidente Oliverio e dell’assessore alle Infrastrutture Musmanno sono state approvate due deliberazioni per il sistema della depurazione. La prima prevede un programma di 138 interventi per un costo complessivo di 194,5 milioni di euro. Gli interventi previsti risolvono le problematiche relative agli agglomerati/comuni in procedura o potenziale procedura di infrazione. Con il secondo provvedimento si prende atto delle ulteriori criticità riguardanti il comparto fognario e depurativo e del relativo programma di interventi che ricomprende 128 agglomerati/comuni per un costo complessivo di 64,8 milioni di euro». La somma delle due linee di intervento fa proprio 260 milioni di euro, quelli che – secondo l’assessore all’Ambiente – servirebbero alla Calabria per uscire dalle secche (per non dire altro) della depurazione. Le cifre che circolano da tre anni a questa parte sono sostanzialmente le stesse. Un altro segno che nel settore la svolta deve ancora arrivare. Non è mai arrivata, al di là del colore politico delle giunte.

Le aree di crisi

Soldi, soldi, soldi. Che sono “in giro” da tre anni e mezzo nella sezione del “Patto per il Sud” dedicata alla Calabria, mentre i lavori sugli impianti rimangono «in corso» e il mare, in alcune aree della costa tirrenica, è praticabile a giorni alterni. La conferenza stampa convocata mercoledì 21 luglio per fare il punto sulla depurazione ha avuto il proprio momento clou a margine dell’incontro. È stato il dg dell’Arpacal Pappaterra a fare chiarezza: «Dal Mar Jonio non è pervenuta nessuna segnalazione, diverse invece le criticità in alcuni tratti del mar Tirreno e nel tratto da Nicotera a Lamezia Terme, attenzionato dalle due Procure competenti che hanno istituito una task force con l’Arpacal al fianco e supporto nelle attività di controllo». Accanto alle attività avviate c’è quella dell’inchiesta “Archimede” della Procura di Paola. Ed è evidente che «ci sono scarichi abusivi, impianti malfunzionanti e sottodimensionati e non dimentichiamoci che sul Tirreno c’è una pressione antropica importante». Sono passati 16 anni dalla lettera con la quale l’allora governatore Agazio Loiero chiese scusa ai turisti per le condizioni del mare calabrese. Da allora sono stati stanziati milioni, sono iniziati interventi, sono stati sequestrati impianti. E le scuse sono sempre valide (in tutti i sensi). (p.petrasso@corrierecal.it)

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