CROTONE «Prima giornata di tappa a Crotone per Goletta Verde che dedica un appuntamento alle ferite ambientali su cui si aspettano da anni interventi concreti. Ferite ancora aperte che continuano a causare danni indescrivibili alla salute di cittadini e cittadine, all’ambiente e all’economia sana della penisola. Un’altra iniziativa della campagna di Legambiente #liberidaiveleni, che cerca di portare l’attenzione sul tema delle bonifiche e chiede di risanare le ferite che il popolo inquinato aspetta da anni». Così in una nota Legambiente. Sul tema della bonifica del Sin hanno parlato questo pomeriggio nella Sala consiliare del Comune di Crotone Anna Parretta, Presidente di Legambiente Calabria, Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, Fabrizio Bianchi, epidemiologo Cnr di Pisa, Vincenzo Voce, Sindaco di Crotone, Rosario Aloisio, Arpacal, Filippo Sestito, coordinatore territoriale Csv, Cristiana Biondo, portavoce di Goletta Verde, durante l’incontro “Bonifica Subito”. Verrà inoltre presentato l’approfondimento di Legambiente sullo stato dell’arte della bonifica del Sito di interesse nazionale Crotone – Cassano – Cerchiara. Il Sito di interesse nazionale di Crotone – Cassano – Cerchiara è stato incluso nell’elenco dei siti di bonifica di interesse nazionale ai sensi del Decreto Ministeriale del 26 novembre 2002. Nel sito di Crotone l’area perimetrata a terra è pari a circa 530 ettari (510 ettari, ubicata pochi km a nord del centro abitato e un’area più piccola di circa 20 ettari, ubicata a circa 6 km a sud del centro abitato di Crotone), mentre l’area a mare è di circa 1.469 ettari comprensivi di 132 ha. di area portuale. Il sito include anche tre discariche ricadenti nei Comuni di Cassano allo Ionio e Cerchiara di Calabria (Provincia di Cosenza), che distano circa un centinaio di Km dal sito di Crotone. Da quel lontano 2002 sono passati quasi 20 anni, e l’area ancora aspetta di essere bonificata. Questa situazione di stallo rappresenta un pericolo per l’ambiente, per l’economia sana della regione ma anche, e soprattutto, per la salute della popolazione. I progetti di messa in sicurezza approvati finora, a distanza di 20 anni, riguardano solo il 25% dei suoli e il 13% della falda. Nel corso degli anni sono stati sottoscritti tre Accordi di Programma quadro nel 2006, nel 2011 e nel 2013, e due atti integrativi nel 2008 e 2009. L’impatto ambientale principale è ascrivibile alle tre maggiori attività produttive (stabilimenti ex Pertusola, ex Fosfotec ed ex Agricoltura), in esercizio nell’area tra gli anni 20 e i gli anni 90: lo stabilimento ex Pertusola, operativo per circa 70 anni, produceva zinco attraverso il processo di trattamento termico delle blende (minerali costituiti quasi totalmente da solfuro di zinco); i residui solidi ottenuti dalla lisciviazione del calcinato (ferriti di zinco) subivano un trattamento ad alta temperatura all’interno di un forno detto cubilot, utilizzato dal 1972 al 1993, al fine di ottenere il recupero di metalli pregiati contenuti nelle ferriti; il sottoprodotto consisteva in una scoria vetrosa inerte di colore nerastro, denominata scoria cubilot. Nello stabilimento ex Fosfotec, avviato negli anni ‘20, veniva prodotto acido fosforico; la produzione è stata interrotta nel 1993. Lo stabilimento ex Agricoltura era invece destinato alla produzione di fertilizzanti complessi (azotati e fosfatici), acido nitrico, acido solforico e oleum. Parte dei residui di lavorazione prodotti dai tre stabilimenti venivano stoccati nelle aree adiacenti, poste lungo la fascia costiera nelle aree oggi identificate come discariche a mare ex Fosfotec (in località Farina-Trappeto) e discarica ex-Pertusola (in località Armeria). Nei suoli è stata rilevata la presenza di rifiuti come C.I.C. (Conglomerato Idraulico Catalizzato) e di superamenti delle CSC per i metalli pesanti e non, in profondità e in maniera diffusa, e di fosforo totale, anche in concentrazioni elevate. Nelle acque di falda è stata rilevata la presenza di metalli, inorganici, composti alifatici clorurati cancerogeni, composti alifatici clorurati non cancerogeni. «In questi 20 anni si sono tenute 54 Conferenze di Servizi, 25 istruttorie e altrettante decisorie e 4 decisorie in regime semplificato. Lo stato di attuazione degli interventi di caratterizzazione e bonifica per le aree comprese nel Sin è ancora in una situazione di stasi inaccettabile – dichiara Anna Parretta, presidente Legambiente Calabria. Le aree su cui sono stati presentati i risultati della caratterizzazione sono solo il 50% del totale, i progetti di messa in sicurezza approvati riguardano il 25% dei suoli e addirittura solo il 13% della falda, mentre la bonifica è conclusa solamente per il 13% dei terreni e l’11% delle acque sotterranee. Non possiamo più aspettare, lo dobbiamo al popolo inquinato che da vent’anni aspetta di poter vivere in territori bonificati. Lo studio Sentieri accerta che vi è un nesso tra i territori contaminati e il tasso di mortalità, con un eccesso di malattie respiratorie nella popolazione femminile, e ospedalizzazione, con eccessi di malattie degli apparati digerente, di malattie dell’apparato circolatorio negli uomini e tumore maligno del colon retto nelle donne. Questi dati sono reali, e queste persone sono reali. Le istituzioni devono dare delle risposte chiare, e devono farlo ora». «È urgente, quindi, accendere i riflettori sulle bonifiche, un tema che accompagna la 35esima edizione di Goletta Verde, proprio per denunciare tutte quelle situazioni che da decenni attendono un intervento risolutivo per restituire dignità alle comunità e ai territori che stanno pesantemente pagando errori del passato, dal punto di vista ambientale e sociale». Non smetteremo mai di gridare a gran voce che le bonifiche devono essere portate avanti, e che abbiamo bisogno di una transizione ecologica per i molti territori dimenticati per decenni. Lo dobbiamo ai 6 milioni di cittadini e cittadine che vivono in territori da bonificare nel nostro Paese – dichiara Stefano Ciafani, Presidente Nazionale di Legambiente. Il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza dimentica molte situazioni che non possono essere lasciate a sé stesse, dobbiamo finalmente affrontare il problema dei territori da bonificare per tutelare la salute delle persone che continuano da anni a convivere con una situazione di inquinamento preoccupante. Anche a Crotone bisogna passare dalle parole ai fatti. Deve essere chiaro che non ci può essere transizione ecologica se non chiudiamo le ferite ancora sanguinanti sul territorio. Bisogna mettere in campo un’azione seria ed efficace che riparta dai territori, che gli dia protagonismo, utilizzando le risorse europee e nazionali per permettere al Sud di recuperare quel gap che ha nei confronti del Centro-Nord, a partire da un inadeguato sistema dei controlli da parte delle agenzie regionali causato delle carenti risorse messe a disposizione dalle Regioni. Vanno rafforzati i controlli su tutto il territorio – conclude Ciafani, con azioni di prevenzione e repressione: dobbiamo utilizzare gli strumenti della legge sui delitti ambientali, la legge 68 del 2015, che prevede anche il reato di omessa bonifica, da utilizzare sempre meglio, anche per accelerare i processi di risanamento ambientale».
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