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il maxi processo

Rinascita Scott, il finto volontariato di Pardea e Lo Bianco a “Casa di Nazareth”

Il pentito Arena rivela il “piano” per ottenere la rivalutazione della sorveglianza speciale. E il tentativo di ripulire il casellario penale

Pubblicato il: 24/07/2021 – 9:37
di Alessia Truzzolillo
Rinascita Scott, il finto volontariato di Pardea e Lo Bianco a “Casa di Nazareth”

LAMEZIA TERME Francesco Antonio Pardea, 35 anni, promotore della cosca dei Pardea-Ranisi di Vibo Valentia «aveva il compito di individuare i bersagli delle attività estorsive e delle azioni ritorsive volte al controllo del territorio, di gestire e pianificare gli agguati, indicando altresì gli obiettivi da colpire». Questo contesta, fra le altre cose all’imputato, la Dda di Catanzaro nell’ambito del processo “Rinascita-Scott”. Al fianco di Pardea stava Bartolomeo Arena, divenuto collaboratore di giustizia nell’ottobre 2019. Arena, che era molto legato a Pardea, dimostra, nel corso degli interrogatori da parte dei pm dell’antimafia di Catanzaro, di avere appreso parecchie informazioni da lui e dalla sua semplice frequentazione. Per esempio, nel corso dell’udienza di giovedì scorso ha raccontato che «Pardea voleva fare la rivalutazione della pericolosità sociale perché aveva visto che alcuni del clan Lo Bianco-Barba, che erano stati arrestati con l’operazione “Nuova Alba”, l’avevano ottenuta». 

Il finto volontario a “Casa di Nazareth”

Pardea non voleva che solo lui e il cugino Mommo Macrì restassero con la sorveglianza speciale. «Andammo dall’avvocato Stilo – racconta Arena – e lui ci disse che la prima cosa che sarebbe stato bene fare era andare in qualche struttura a dimostrazione di impegno nel volontariato. Così mi sono impegnato io – dice Arena – perché mia madre lavorava in una struttura chiamata “Casa di Nazareth” dove venivano ospitate persone disagiate. Mia madre mi disse che lei in questa cosa non voleva entrarci, così io andai a trovare direttamente la dirigente, Carmen Crupi (non è indagata né imputata, ndr), e le chiesi se era possibile attestare che Francesco Antonio Pardea prestava attività di volontariato in quella struttura. La dirigente mi fece questo favore e iscrisse Pardea nelle struttura, attestando in pratica che lui stesse facendo opera di volontariato. Anzi, a dire la verità, usò un data retroattiva rispetto a quella effettiva».
«Ma Pardea ha mai fatto volontariato in questa “Casa di Nazareth”?», chiede il pm Annamaria Frustaci.
«No, assolutamente, non è mai andato. Solo in una occasione è andato, su mia indicazione, e ha portato una cassetta di arance».
Il pm chiede se Arena sa se la dirigente abbia mai fatto false attestazioni, retroattive, e di false attività di volontariato anche in favore di altri soggetti.
«Se li abbia fatti falsi non lo so. So che, però, anche altri soggetti erano iscritti in quella struttura a dimostrazione di prestare opera di volontariato. Tra questi Paolino Lo Bianco e Damiano Pardea. Non so chi si interessò per loro, io non di certo».
Da quello che Arena sa, Paolino Lo Bianco si era iscritto a fare volontariato alla “Casa di Nazareth” «per la stessa ragione di Francesco Antonio Pardea: per ottenere la rivalutazione della sorveglianza speciale». Ma ad Arena non risulta che Paolino Lo Bianco abbia mai svolto volontariato.
«Sa chi si è occupato della rivalutazione della pericolosità sociale di Paolino Lo Bianco?», chiede il pm.
«Non ne sono sicuro, forse l’avvocato Stilo».
Il pm contesta, però che a ottobre 2019 Bartolomeo Arena, così aveva dichiarato: «Posso segnalare che analogo espediente era stato utilizzato da Paolino Lo Bianco per avercelo riferito l’avvocato Stilo. Tuttavia non sono certo che in questo caso sia stato Stilo l’autore dell’iniziativa, sebbene ne sia intimamente convinto». L’avvocato Francesco Stilo è altro imputato nell’abito del processo, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa perché si sarebbe messo a disposizione delle cosche Mancuso, Lo Bianco-Barba, Pardea-Ranisi, Fiarè-Razionale-Gasparro e Accorinti perpetrando una serie di reati come rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, favoreggiamento, corruzione in atti giudiziari, intralcio alla giustizia, violenza privata.

Il casellario “pulito”

Arena ricorda che Francesco Antonio Pardea non ottenne la rivalutazione della pericolosità sociale. Uno dei problemi di «Francesco Antonio Pardea era quello di avere dei fermi con pregiudicati – racconta Arena –, però l’avvocato Stilo aveva detto che il problema maggiore erano diversi fermi che aveva in mia compagnia perché insieme ne avevamo tanti. Quindi ci consigliò di andare al Tribunale e di fare un casellario penale. Io l’ho fatto e c’erano un paio di pagine di reati».
«Siamo andati dall’avvocato Stilo – prosegue Arena – e lui ci rassicurò, ci disse che non c’erano problemi perché lui, tramite un suo amico, avrebbe rifatto fare un certificato con il mio casellario penale pulito. Questo fu quello che ci disse. Se poi lo ottenne o lo fece non lo so». Secondo quanto affermato da Arena in sede di interrogatorio nell’ottobre 2018, Stilo gli disse che era riuscito a procurarsi un casellario su di lui che risultava nullo e lo depositava all’autorità giudiziaria. «Esatto – afferma Arena – questo fu quello che mi disse Stilo ma che non ho avuto modo di verificare con i miei occhi». (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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