«Sono una madre disperata di fronte alla tragedia che mi ha colpito». Sono le parole di Mirella, la madre di Sara Pedri la ginecologa scomparsa a Trento lo scorso 4 marzo. «Non posso ormai che esprimere solo dei ringraziamenti», continua la donna che cita alcune delle persone che le sono state vicine durante il periodo dopo la scomparsa della figlia 31enne.
«Un ringraziamento – continua Mirella – va a tutte le colleghe del reparto Santa Chiara che sottolineando il ritrovato clima di libertà e serenità, potranno lavorare senza paura e dimostrare, fino in fondo, le loro splendide capacità affinché il suo sacrificio possa essere utile a tutti coloro che hanno provato la disumana condizione del mobbing».
Sara era arrivata all’ospedale di Trento a novembre 2020 per poi dare le dimissioni dall’azienda sanitaria pochi mesi dopo. La ginecologa viveva un periodo di forte stress legato al lavoro nella struttura trentina. Una condizione che l’aveva spinta a lasciare il lavoro. Subito dopo, però, è scomparsa. La sua auto è stata ritrovata nei pressi del Ponte di Mostizzolo, vicino a Cles. Una zona tristemente nota per l’alto numero di persone che la sceglie per togliersi la vita.
L’ospedale di Santa Chiara di Trento, dopo la scomparsa della 31enne, ha aperto un’inchiesta e sono venute a galla le continue vessazioni del primario e della dirigente di Ginecologia. Sei professionisti, infatti, ad aprile avevano denunciato Saverio Tateo e Liliana Meleu per «le continue vessazioni mortificanti» che avevano portato 62 dipendenti ad andarsene via negli ultimi sei anni.
Le testimonianze, le analisi dei turni, la verifica di mail e documenti hanno portato l’Azienda sanitaria trentina a trovare un solido riscontro di «fatti oggettivi e una situazione di reparto nell’unità di ginecologia di Trento critica». Per questo è stata intanto deciso il trasferimento per il primario Saverio Tateo e la dirigente Liliana Mereu.
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