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l’inchiesta

“Golgota”, droga, armi ed estorsioni a Isola Capo Rizzuto. Chiuse le indagini per 56 – NOMI

La cosca era capace di muovere decine di chili di cocaina in tutta la Penisola

Pubblicato il: 27/07/2021 – 16:49
di Alessia Truzzolillo
“Golgota”, droga, armi ed estorsioni a Isola Capo Rizzuto. Chiuse le indagini per 56 – NOMI

CATANZARO Sono 56 gli indagati nei confronti dei quali la Dda di Catanzaro ha chiuso le indagini nell’ambito dell’inchiesta denominata “Golgota” che lo scorso febbraio portò all’esecuzione di 36 misure cautelari in carcere accusate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, porto e detenzione illegale di armi e munizioni nonché associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. L’inchiesta “Golgota” – coordinata dai sostituti procuratori Paolo Sirleo e Domenico Guarascio – è la costola di altre due importanti indagini sulla criminalità organizzata a Isola Capo Rizzuto: “Jonny” e “Tisifone”. Al centro delle indagini, condotte dalla Polizia, gli esponenti della cosca di ‘ndrangheta Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto ma anche quelli della famiglia Mannolo, appartenenti al ceppo dei “pecorari” attivi, in particolare, nel territorio di San Leonardo di Cutro. L’indagine ha unito le risultanze investigative di due distinti filoni che poi, nel corso del tempo, si sono intrecciati consentendo di far luce su un ampio spaccato criminale del territorio della provincia crotonese.

Gli indagati

La chiusura indagini è indirizzata agli indagati Nicola Arena, Salvatore Arena classe ’80, detto “Caporale”, Antonio Astorino, Carmine Astorino, Valerio Carpino, Marco Cenerini, Salvatore Cappa, Gerolamo Ferrini, Caterina Gaetano, Giuseppe Geraldi, Alessandro Giardino, Alfonsina Giardino, Giovanni Greco, Laura Guarino, Raffaele Gualtieri, Mirko Iannone, Danilo Loscavo, Giuseppe Macchione, Maria Pia Macrì, Francesco Macrillò, Fiore Macrillò, Giuseppe Mancuso, Antonio Manfredi, Fabio Mannolo, Francesco Mannolo, Giuliano Mannolo, Ivan Mannolo, Rocco Mannolo, Rocco Marchio, Salvatore Martino, Tommaso Mercurio, Lucia Mirielli, Angela Nicastro, Antonio Nicoscia, Kisra Otmane, Giacomo Pacenza, Santo Claudio Papaleo, Leonardo Passalacqua, Nicola Perri, Fabio Procopio, Giuseppe Pullano, Emanuel Ribecco, Natale Ribecco, Domenico Riillo, Francesco Riillo, Mirko Scarpino, Antonio Scerbo, Antonio Sestito, Ivan Stramandinoli, Martino Tarsi, Giuseppe Timpa, Luca Vallone, Antonio Vasapollo, Santo Vittimberga, Marco Ignazio Zedda.

La cosca

Sono accusati di associazione mafiosa Salvatore Arena, Martino Tarasi, Antonio Sestito, Giovanni Greco, Giuseppe Timpa. Secondo le indagini della Dda fanno tutti parte del locale di Isola Capo Rizzuto ognuno con un proprio ruolo ben definito. Promotore e organizzatore è considerato Salvatore Arena, 41 anni, appartenente all’articolazione degli Arena ceppo dei Cicala, figlio di Carmine Arena e nipote dello storico Nicola Arena, classe ’37. L’indagato impartiva ai sodali le direttive strategiche e operative per il funzionamento del locale.
Martino Tarasi è tra gli organizzatori del locale, alle dirette dipendenze di Arena, con il compito di sostenere la famiglia Salvatore Cappa, detenuto con l’operazione Aemilia, sia attraverso il pagamento delle spese legali che acquisendo immobili a Cutro appartenenti al detenuto e sottoposti a esecuzione immobiliare, al fine di assicurare a Cappa il rientro in possesso dei propri beni. Eè accusato di essere dedito anche alla detenzione di armi e al traffico di stupefacenti tra Isola e la provincia bergamasca.
Antonio Sestito è considerato un organizzatore facente capo alle famiglie Arena e Gentile, uomo di fiducia di Tommaso Gentile con il quale imponeva slot machine ai locali pubblici isolitani. Sestito, secondo l’accusa, aveva un ruolo chiave nelle estorsioni da compiere sul territorio di Isola, compresa l’imposizione ai commercianti dei grossisti ai quali fare riferimento.
Giovanni Greco è considerato un uomo di fiducia di Antonio Sesito, partecipe dell’associazione facente capo alle famiglie Arena e Gentile. Si era sottoposto ai riti di affiliazione per l’ottenimento della terza dote prevista dal cursus honorum della ‘ndrangheta.
Giuseppe Timpa è considerato anche lui uomo di fiducia di Sestito, è accusato di essere dedito alle estorsioni, al controllo delle slot machine, alla commissione di danneggiamenti.

Il traffico di droga

La complessiva attività investigativa ha consentito inoltre di accertare l’operatività di diverse associazioni sul territorio crotonese dedite al traffico illecito di sostanze stupefacenti in grado di muovere decine di chili di droga per tutta la penisola nonché avere un vero e proprio spaccato di “storia criminale” della provincia degli ultimi anni corredata da alleanze, rivalità e cambi di strategie. Nel collegio difensivo gli avvocati Anna Torchia, Vincenzo Cicino, Luigi Villirilli, Anna Marziano, Giuseppe Napoli, Luigi Falcone, Tiziano Saporito, Francesca Buonopane, Salvatore Staiano, Giuseppe Gervasi, Gianni Russano, Gregorio Viscomi, Pietro Mancuso, Fabrizio Salviati, Mario Prato, Francesco Gambardella, Giuseppe Barbuto, Giuseppe Napoli, Pantaleone Sulla.(a.truzzolillo@corrierecal.it)

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