CATANZARO La Corte d’Appello di Catanzaro, sezione Misure di prevenzione, ha disposto la restituzione di tutti i beni oggetto di decreto di confisca a Michele Rutigliano, di Curinga, e ai suoi familiari.
Il decreto di confisca era stato emesso dal Tribunale di Catanzaro il 20 novembre 2017. La Corte – Adriana Pezzo presidente, Abigail Mellace e Giovanna Gioia a latere – ha deciso su rinvio della Corte di Cassazione, di accogliere le istanze difensive degli avvocati Francesco Gambardella e Antonio Larussa, legali rispettivamente di Michele Rutigliano e del figlio Domenico Rutigliano. Il provvedimento era stato eseguito il 14 marzo 2018 e aveva comportato la confisca di beni mobili, immobili e quote societarie, per un valore di un milione di euro, accumulati nel tempo con i proventi derivanti soprattutto, tra l’altro, da evasione fiscale ed attività illecite assimilate. L’imprenditore, per nascondere la la reale disponibilità dei beni in suo possesso si sarebbe avvalso di tre familiari quali “prestanome”. Dagli accertamenti, infatti, risulta, che Rutigliano è proprietario di alcuni vecchi autoveicoli, dal valore irrisorio e di quote societarie della Rcs di Rutigliano Michele a C. sas (già sottoposte a sequestro preventivo il 27 ottobre 2008 da altra autorità giudiziaria).
Secondo la Corte d’Appello «come osservato dal procuratore generale della Suprema Corte di Cassazione “di fatto la qualifica di evasore seriale socialmente pericoloso riconosciuta al Rutigliano è stata ancorata unicamente alla pendenza di un procedimento concernente un solo delitto in grado di generare effettivi profitti illeciti (dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici) che non è, tuttavia, sufficiente a integrare l’abitualità richiesta”» dal codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione che all’articolo uno, lettera b individua quali soggetti destinatari di misure di prevenzione coloro che per la condotta ed il tenore di vita debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che vivono abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose».
In questa categoria i giudici non hanno individuato la figura di Rutigliano al quale sono stati restituiti i beni.
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