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il riconoscimento

Anche la Calabria nella lista Unesco con le faggete di Aspromonte e Pollino

Foreste premiate come eccellenze italiane. «Si sta studiando la capacità di questi ecosistemi di rispondere al cambiamento climatico»

Pubblicato il: 28/07/2021 – 21:07
Anche la Calabria nella lista Unesco con le faggete di Aspromonte e Pollino

ROMA «Oltre 8.000 ettari di foreste italiane sono stati proclamati patrimonio mondiale dell’umanita’ Unesco a dimostrazione della ricchezza e dell’unicità degli ecosistemi naturali del nostro Paese e dell’efficacia delle azioni di conservazione delle aree protette nazionali». Lo rende noto il Ministero della Transizione ecologica spiegando che lo ha deciso oggi la 44/a sessione del Comitato del patrimonio mondiale che, in occasione dei lavori tenuti a Fuzhou in Cina, ha riconosciuto «i caratteri ecologici peculiari di ulteriori faggete vetuste mediterranee nei parchi nazionali di Aspromonte, Gargano e Pollino».
Il Mite spiega che il Comitato del patrimonio mondiale ha accolto «la raccomandazione favorevole espressa dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn)» per l’estensione ai nuovi complessi forestali di Pavari-Sfilzi, Pollinello e Valle Infernale. «L’Unesco estende oggi il più grande e articolato sito e network forestale sul piano continentale di cui l’Italia è assoluta protagonista, a dimostrazione delle eccellenze del nostro patrimonio naturalistico e delle conoscenze diffuse dei nostri manager e dei nostri forestali», commenta il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. L’Italia «è tra i pochi Paesi che hanno ottenuto, dall’organismo di valutazione prima e dal comitato Unesco oggi, un giudizio pienamente favorevole su tutte le estensioni proposte, senza raccomandazioni specifiche sulla relativa gestione o sullo stato di conservazione», osserva il Mite. Si tratta di un riconoscimento «che suggella l’iniziativa internazionale seguita dal ministero della Transizione ecologica, con il coordinamento operativo del Parco nazionale Lazio, Abruzzo e Molise, in cooperazione con altri Paesi europei (Bosnia-Erzegovina, Francia, Macedonia del Nord, Montenegro, Polonia, Repubblica ceca, Serbia, Slovacchia, Svizzera), per l’estensione del sito transnazionale naturale delle Antiche faggete d’Europa – spiega il dicastero – L’estensione, infatti, ha permesso l’inclusione nel sito seriale Unesco di ecosistemi forestali mediterranei dominati dal faggio collocati nei settori più meridionali (Aspromonte), oro mediterranei /subalpini (Pollino) e di più a bassa quota (Sfilzi) della rete delle ‘Faggete vetuste d’Europa». Grazie all’azione di tutela «garantita dalle riserve integrali dei parchi nazionali in stretta sinergia con i Carabinieri forestali – spiega ancora il ministero – in queste faggete si conservano inalterati i cicli naturali della vita degli alberi che rendono la foresta vetusta più resistente ai cambiamenti globali: queste foreste rappresentano, infatti, veri e propri laboratori naturali dove vivono alberi adattati a superare estati calde siccitose contribuendo così alla mitigazione del cambiamento climatico».

Faggete che rappresentano un vero e proprio laboratorio naturale

«Dopo il parere positivo espresso dall’Iucn (International Union for Conservation of Nature), nel corso della 44a sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale Unesco del 28 luglio 2021, sono stati riconosciuti i caratteri ecologici peculiari delle due faggete, dove la foresta temperato-decidua incontra quella sempreverde mediterranea in condizioni ambientali molto differenti. Tale espansione ha permesso l’inclusione nel sito seriale Unesco costituito dalla rete delle “faggete vetuste d’Europa” di due aree di rifugio glaciale caratterizzate una per la collocazione più meridionale (Aspromonte) e l’altra a più bassa quota altimetrica (Sfilzi). Grazie all’azione di tutela integrale svolta per decenni prima dal Corpo forestale dello Stato e ora dai Carabinieri forestali, in queste faggete l’equilibrio è assicurato dai cicli naturali con alberi annosi che muoiono per eventi naturali, lasciando spazio e luce per nuove generazioni di piante, in una alternanza che rende la foresta più resistente alle perturbazioni esterne e ai cambiamenti globali. Queste faggete vetuste rappresentano, infatti, dei veri e propri laboratori naturali dove vivono alberi adattati a superare estati calde siccitose. In queste foreste, sotto il coordinamento scientifico dell’Università della Tuscia, si sta studiando la capacità dell’ecosistema vetusto di rispondere al cambiamento climatico e di conservare la biodiversità. Nel complesso il riconoscimento odierno certifica un modello di governance delle aree protette di eccellenza reso possibile da una stretta sinergia e collaborazione tra Parchi nazionali, Carabinieri forestali e Università, modello che distingue l’Italia nello scenario europeo». 

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