REGGIO CALABRIA L’Ordine dei Medici della provincia di Reggio Calabria esprime tutta la sua solidarietà al collega A.G. vittima di una aggressione da parte di un detenuto, all’interno del carcere di Arghillà mentre svolgeva il proprio lavoro. «Un’ennesima aggressione verso il personale sanitario, – si legge nella nota – questa volta all’interno della casa circondariale, che si aggiunge alle tante storie di intolleranza verso il personale sanitario, nonostante l’oggettivo riconoscimento del loro impegno, spirito d’abnegazione e dei tanti sacrifici, specie in tempo di pandemia
In particolare, la mattina del 26 luglio, il dottore A.G. in servizio presso la postazione medica di Scilla, viene chiamato dai dirigenti del carcere di Arghillà per una consulenza psichiatrica nei riguardi di un detenuto con evidenti problemi psichiatrici e già sottoposto a terapia farmacologica, peraltro rifiutata negli ultimi giorni. Nel formalizzare il ricovero (TSO) dal momento che lo stesso detenuto al rifiuto delle cure aveva associato anche lo sciopero della fame e della sete, il dottore è stato colpito da un pugno dallo stesso recluso procurandogli la frattura scomposta all’arcata zigomatica. Davanti a questi episodi non sono sufficienti segni di solidarietà da qualsiasi parte provengano, ma occorrono atti concreti volti a garantire sicurezza e protezione alla classe medica, ormai vessata nel suo quotidiano lavoro. In tal senso l’Ordine dei Medici rivolge un vivo appello alle competenti Autorità affinché intervengano fattivamente e urgentemente adottando le misure più efficaci ed idonee a tutela dei medici che operano nei presidi carcerari e in tutte le strutture sanitarie esposte a rischio e, nel contempo, a garanzia dei cittadini che hanno bisogno di cure per una buona salute».
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