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Dalla lotta territoriale al compromesso politico. Il rilancio di Sacal non convince tutti

Si riaccende lo scontro tra Reggio, Lamezia e Crotone per i tre aeroporti. In mezzo l’intervento della politica. Con un occhio alle Regionali

Pubblicato il: 30/07/2021 – 6:54
di Giorgio Curcio
Dalla lotta territoriale al compromesso politico. Il rilancio di Sacal non convince tutti

LAMEZIA TERME Due aeroporti ai margini da tempo e un altro che vede solo ora (forse) la luce in fondo al tunnel. Per gli scali calabresi, complice la pandemia da Covid-19, è forse il momento più difficile della loro storia. E la conseguenza è quella di aver irrimediabilmente riacceso lo scontro tra Reggio Calabria, Crotone e Lamezia Terme. Tre grandi comuni espressione di altrettanti e più vasti territori, con visioni e ambizioni spesso coincidenti.

Dalla “guerra” territoriale al rilancio 

Una sorta di “guerra” dai connotati territoriali quella che si sta conducendo da settimane, consumatasi solo due giorni fa tra i banchi del Consiglio regionale, nel tentativo di garantire, e a qualunque costo, la sopravvivenza della Sacal Spa, la società che gestisce i tre aeroporti calabresi. Senza aerei in decollo dalle tre piste, è facile prevedere, affonderebbe la nave dell’economia e del turismo calabrese, e allora evitare il default di Sacal è diventato subito l’obiettivo primario e della Regione. Ed è per questo che la vicenda si è aperta e chiusa nell’arco di poche settimane, al punto da sembrare già quasi un vecchio ricordo estivo.

Sacal aeroporto lamezia

I compromessi e i malumori della politica

Visto da un’altra angolazione, il salvagente da oltre 900 mila euro lanciato dalla Regione alla Sacal ha forse più le sembianze di una scialuppa di salvataggio sulla quale sono saliti a bordo non solo i vertici della società e i destini dei lavoratori, ma anche più di qualche esponente politico calabrese. Tutti armati di buone intenzioni e pronti soprattutto a “difendere” i rispettivi territori di competenza prima ancora che il colore politico di appartenenza, in molti casi condivisi. Una voglia di chiudere, e in fretta, questo capitolo tale da superare anche eventuali confronti in Commissione o nella Conferenza dei capigruppo, forse proprio per evitare dibattiti e trasversalismi e rischiare di non portare a casa alcun risultato. E la prova si è avuta nella discussione in Consiglio regionale e attraverso i malumori di qualche consigliere, la leghista Minasi su tutti e tra coloro che hanno sollevato più di qualche dubbio (anche legittimo) su quella che è la capacità gestionale del nuovo management di Sacal e sulla progettualità a lungo termine. Più accomodanti, e non poteva essere altrimenti, gli altri leghisti Filippo Mancuso – promotore del testo – e Pietro Raso che proprio nel territorio lametino si gioca gran parte del suo futuro politico in vista delle prossime elezioni regionali. E poi Francesco Pitaro che, a suo dire, ha votato per evitare il rischio default o privatizzazione e il presidente facente funzioni della Regione Nino Spirlì che, proiettandosi già nel futuro magari con un posto da vice-Occhiuto, pensa già ad un eventuale incremento della dotazione finanziaria della Regione acquistando altre quote. 

crisi-sacal

La crisi legata alla pandemia

Sottoscritto l’aumento di capitale, c’è da attendere la verifica della compatibilità dell’intervento finanziario previsto con le norme dei trattati europei e, in particolare, con la disciplina europea in materia di aiuti di Stato alle imprese. Guardando oltre la politica però, ciò che resta sul tappeto è una quadro che, così come paventato, è poco rassicurante. Ufficialmente la situazione di difficoltà deriverebbe dalle perdite di esercizio negli anni 2020 e 2021 per effetto della crisi pandemica, che ha visto nel 2020 una riduzione del traffico aereo di passeggeri in misura del 72,5%. La società in precedenza, con riferimento ai risultati di esercizio del precedente triennio, presentava risultati positivi con trend crescente: 1.027.089 euro nel 2019; 777.674 euro nel 2018 e 48.824 euro nel 2017. E se dunque l’emergenza Covid-19 giustificherebbe l’intervento della Regione Calabria, socia della stessa Sacal al 9,27%, dall’altra i dubbi legati alla gestione della stessa e il rilancio degli scali di Crotone e Reggio finora annunciati solo sulla carta, continuano ad alimentare proteste roventi.  

Crotone e Reggio ai margini

Il rilancio degli scali reggino e pitagorico, quello per intenderci che l’ex presidente De Felice aveva annunciato con entusiasmo tra lo scetticismo generale, non è ancora avvenuto, nonostante le rassicurazioni del presidente De Metrio. E la pandemia non ha certo aiutato a migliorare un quadro già quasi del tutto compromesso. Ma la crisi ha investito anche lo scalo che finora ha trainato Sacal e il trasporto aereo calabrese. La “porta d’ingresso” della Calabria, per intenderci l’aeroporto internazionale di Lamezia Terme sta attraversando forse il momento più difficile e solo da agosto in poi le cifre potrebbero tornare all’insù. E, a proposito di lotte territoriali, se da Crotone e Reggio le accuse ricadono sullo scalo lametino “colpevole” di fagocitare gran parte degli interessi Sacal, dalla Piana, invece, riecheggiano i timori che il perdurare della crisi degli altri due scali possa affossare definitivamente le ambizioni di quello lametino. Capire cosa accadrà dopo l’estate è oggettivamente impossibile. Più facile rendersi conto che raramente in Calabria la politica si è mossa così celermente come con la questione Sacal. Un compromesso accettato da tutti, anche buttando giù qualche rospo. Pregando per il rilancio definitivo, con un occhio alle prossime elezioni regionali. (redazione@corrierecal.it)

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