Gentilissimo Direttore, da qualche tempo sono oggetto di critiche rilievi da parte della Vostra testata ed, in particolare a firma di Ugo Floro prima ed Enrico Fierro in queste giornate, su un elemento che accomuna gli estensori qualificati di alcuni “pezzi”: la mia irrilevanza politica ovvero la mia presunta pretesa di “incidere” nella Politica senza poter disporre di consenso organizzato, largo, diffuso, stratificato; insomma di una vera e propria organizzazione politica che possa essere in grado, muscolarmente, di imporre forza e linea politica nel mentre non mi si risparmiano critiche sull’ esclusivo valore “mediatico”, quindi sostanzialmente illusorio, della mia presenza assai diffusa sui media nazionali in particolare.
I rilievi sono fondati: è vero, io sono irrilevante in Calabria perché non dispongo di una struttura organizzata, i miei consensi non sono mai stati misurati in voti,e, quindi, secondo la “vulgata” corrente, non posso e non devo contare nulla se non in forza dei “normali” e conosciuti strumenti della politica odierna perché senza di questi non si ha diritto di cittadinanza nel circuito stretto dei “decisori” della stagione politica presente.
Esistono, infatti, e sono non pochi, i detentori della “rilevanza” politica, diametralmente opposti alla mia “irrilevanza”. I “rilevanti”, in Calabria, dispongono di tutto: potere economico spesso corrotto,il controllo ferreo dei partiti attraverso meccanismi abnormi e funzionali all’autoconservazione permanente di ristretti gruppi dirigenti magari con strumenti come tesseramenti gonfiati, consenso clientelare mediante scambio politico, trasversalismo condito da affarismo e da consociativismo clandestino, intreccio perverso con “mondi occulti”, interazione con la stessa criminalità organizzata che non spara più ma che si rende disponibile allo “scambio” con pezzi di politica disponibile, corrotta e piegata ai colletti bianchi ed a pezzi dell’imprenditoria che tresca con i poteri criminali dentro uno scenario nel quale la stessa Pubblica Amministrazione non è insensibile, proprio con coperture politiche “rilevanti”, alle “sirene”, assai provocanti, del malaffare criminoso.
Questa è la differenza tra la mia orgogliosa e testarda “irrilevanza” e la “rilevanza” presunta di chi, da lungo,troppo tempo condanna la nostra Calabria all’emarginazione ed allo stereotipo di terra perduta ed irredimibile. Gli attacchi contro di me sono diventati feroci, perché non mi sono piegata ai presunti detentori della “rilevanza” ed ho resistito senza tentennamenti, e di questo vi sono prove e testimonianza inconfutabili, a mille proposte per avere quella“rilevanza” che mi avrebbero impedito di battermi per la mia idea di Calabria, coltivata in libertà assoluta e con la più forte autonomia declinata, coerentemente, in ogni passaggio.
Sono io, rappresentante dell’ “irrilevanza”, che pongo domande ai “rilevanti” presunti: quanti hanno impedito la costruzione di una coalizione realmente larga e plurale che chiedo, urlando, da quasi due anni e senza esito?Quali interessi hanno sistematicamente sabotato la sola ed unica proposta in grado di battere la destra calabrese?Chi ha impedito, in Calabria, tacendo pubblicamente ma operando ostilmente di nascosto, la candidatura di Enzo Ciconte che, lo dico con orgoglio, non ha incontrato nessuna pubblica critica ed il rispetto delle coalizioni già in campo?Chi ha temuto l’autonomia e l’indipendenza del professore Enzo Ciconte?Perchè non si è voluto comprendere che con la candidatura di Enzo Ciconte la ricomposizione della Sinistra si sarebbe compiuta nel segno di un nuovo inizio, fermando la prevedibile deriva verso De Magistris che è oggi un torrente in piena, per la stessa Sinistra con un progetto di rinascita robusto ed in grado di rimobilitare energie rifugiatesi nel disincanto e nel disimpegno e mobilitando una grande massa di giovani che sono gli interlocutori quotidiani del professore Ciconte nelle aule universitarie d’Italia?
Sul terreno della verità io rilancio la sfida, senza se e senza ma, senza sconti per nessuno, senza ambiguità e mezze frasi, senza tatticismi ma con la consapevolezza che per contrastare una proposta politica occorre avere il coraggio di presentarne una diversa ed alternativa nel mentre, al contrario, si è preferito, l’agguato e l’inganno subdolo ed, a tratti, grossolano consumati da quanti, per funzione o mandato ricevuto, avrebbero dovuto impedire proprio tale deriva.
Carissimo Direttore, il movimento delle Sardine è nato per colmare un vuoto politico, per rispondere ad un desiderio di partecipazione vera ed autentica, nelle piazze che abbiamo saputo riempire clamorosamente, a viso aperto, promuovendo l’incontro tra le persone, nel segno della tolleranza, del diniego dell’aggressione mediatica e verbale, nella ricerca della politica gentile e composta,scegliendo valori non trattabili e legandoci alla fiera difesa della nostra Costituzione, dei diritti civili, dell’economia verde, della costruzione di una società che investa sui giovani, sull’Europa dei popoli, nel solco di una testimonianza che sia vera e verificabile. Abbiamo dato tanto in cambio chiedendo soltanto coerenza e verità: per questo abbiamo contribuito alla vittoria in Emilia Romagna ed in tante altre realtà dove, chiamati siamo accorsi per difendere il perimetro di un nuovo “sentire” politico nel campo antisovranista.
E’ vero: in Calabria non è stato così, io ho perso la battaglia della discontinuità, del rinnovamento, della legalità intorno ad Enzo Ciconte perché ero e sono “irrilevante” …. ma quella battaglia, alla quale si erano legate migliaia di persone nello spazio di pochissimi giorni, resta integra ed intera, con il suo intangibile portato politico che non disperderemo e che mi consente serenamente, oggi, con la mia allegra e pulita “irrilevanza”, di affermare che qui siamo e qui resteremo. Per combattere perché non ci siamo mai arresi.
*Portavoce delle Sardine
x
x