ROMA «Se il governo, sulla base di indicatori scientifici e sanitari, di cui a dire il vero noi non siamo a conoscenza, ritenesse che c’è un grave rischio di ripresa del Covid e, assumendosene la responsabilità, decidesse di imporre per legge l’obbligo della vaccinazione, non sarebbe certo il sindacato a ostacolare questa decisione, purché essa non sia circoscritta solo ai luoghi di lavoro. Sarebbe invece sbagliato tentare di imporre l’obbligo surrettiziamente». A dirlo, in un’intervista al “Corriere della Sera”, il leader
della Cisl, Luigi Sbarra. «Abbiamo proposto al presidente Draghi – aggiunge – di implementare e rafforzare i protocolli già sottoscritti con le associazioni datoriali e finalizzati, da un lato, all’applicazione delle misure di sicurezza, dalle mascherine al distanziamento, sulle quali non deve esserci alcun cedimento, e dall’altro, alla campagna di vaccinazione nei luoghi di lavoro». Si era parlato di 7 mila aziende pronte a fare i vaccini. Com’ è andata? «Che finora sono meno di mille, un risultato ampiamente sotto le attese» risponde. Per Luigi Sbarra, «non c’è stato il necessario impegno da parte di tutte le aziende. Adesso dobbiamo cambiare passo e aprire molti più punti di vaccinazione nei luoghi di lavoro – sottolinea – inoltre, dobbiamo rafforzare tutte le iniziative di informazione a favore dei vaccini, che, ne siamo assolutamente convinti, sono lo strumento col quale si batte il Covid. Noi abbiamo dato a Draghi la massima disponibilità a un confronto con le associazioni imprenditoriali per migliorare i protocolli».
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