REGGIO CALABRIA Tra i punti cardine dell’inchiesta “Inter Nos” condotta dalla Dda di Reggio Calabria, ci sono anche le presunte condotte illecite legate alle modalità di esecuzione dei contratti di appalto tra l’Asp di Reggio e l’Ati (associazione temporanea di imprese) Helios. E, in particolare, l’attività investigativa ha fatto luce sull’effettiva esecuzione dei servizi di sanificazione assegnati in estensione ai sensi dell’articolo 106 del codice degli appalti, a partire dal marzo del 2020, proprio in seguito all’esplosione della pandemia da Covid-19.
Sono le conversazioni intercettate dagli inquirenti, e riportate nell’ordinanza del Gip di Reggio, a cristallizzare quelli che sono i rapporti tra la società e l’azienda sanitaria reggina, in ragione della particolari e “nuove” esigenze insorte in seguito alla pandemia. Già a partire da marzo 2020 gli inquirenti hanno registrato contatti molteplici e particolarmente intensi tra gli amministratori di fatto e diritto della Helios con Angela Minniti, in qualità di direttore dell’Ufficio Provveditorato Economato e Gestione Logistica, tra gli indagati, e Filomena Ambrogio, Responsabile Unico del Procedimento relativo al contratto di appalto di servizi con l’“Ati Helios”, nonché con il DEC, già componente della commissione di gara, Giuseppe Giovanni Galletta, entrambi indagati.
Conversazioni che portano all’adozione di due delibere per l’estensione del contratto con la stessa Helios: la n. 220 dell’8 aprile 2020 e la 279 del 30 aprile dello stesso anno. La prima si riferisce al «servizio di pulizia e sanificazione di strutture amministrative e sanitarie ricadenti nella competenza territoriale dell’Asp di Reggio Calabria», inspiegabilmente rimaste fuori dal contratto originario e, quindi, sostanzialmente abbandonate e prive di servizio di pulizia e sanificazione per quasi quattro anni. La seconda, invece, riguarda le operazioni straordinarie di igienizzazione legate alla diffusione del Covid-19. Nel primo caso il costo previsto era di 300.681,98 euro per il periodo compreso dall’1 aprile 2020 al 17 luglio 2021; nel secondo era prevista una spesa complessiva pari a 960.383,02 euro per il periodo 29.04.2020- 31.07.2020. È tra il 9 e il 10 marzo 2020 che si intensificano i contatti tra Giuseppe Corea, Direttore della Struttura Complessa Gestione Risorse Economico Finanziarie dell’Asp di Reggio, finito in carcere perché considerato un funzionario asservito agli interessi della Helios e Domenico Carbone, all’epoca Direttore f.f. del Distretto Sanitario Ionico deIl’Asp reggina e in cui quest’ultimo chiede ragguagli su come procedere per inserire le strutture del suo distretto rimaste fuori dal contratto e, soprattutto, su quali funzionari coinvolgere per concordare come «igienizzare tutte quelle strutture che non fanno parte del pacchetto della ditta». Il piano di Carbone era quello di convocare i responsabili della ditta per mettersi d’accordo e – come si legge nell’ordinanza – chiede a Corea di preoccuparsi dell’aspetto economico, occupandosi di concordare prima con gli imprenditori il costo del servizio per evitare che il prezzo sia troppo alto, proponendosi di metterlo in contatto con Giovanni Lauro, rappresentante legale della Helios dal 3 gennaio 2018 e finito in carcere, senza sapere però che tra Corea e Lauro i rapporti erano già strettissimi. «Ascoltami – racconta in una conversazione Carbone a Corea – allora io ho ricevuto quella ditta che ti dicevo ieri.. quella della che fa gia Helios…Heli..come si chiama…Helios (…) noi abbiamo 32 continuità assistenziali…8 strutture ambulatoriali.. (…) .si devono sanificare le strutture immediatamente perché sono in condizioni di non pulizia già ordinaria, mi segui?». «Eh vabbé ma questa qua eh.. intanto la pulizia ordinaria.. rientra gia nei loro compiti e vabbò» risponde Corea, che continua: «la sanificazione la facciamo rientrare in quella delibera di queste cose straordinarie per la… per l’epidemia».
Seguendo dunque l’accordo, il 12 marzo successivo Giovanni Lauro contatta il direttore del distretto sanitario Ionico e gli comunica di aver già avviato la pulizia straordinaria e «la nebulizzazione dopo finita la pulizia ordinaria». Ma, in realtà, è emerso in seguito che l’impresa aveva già avviato le operazioni presso alcune strutture di Gioiosa Ionica (Poliambulatorio, Consultorio, Guardia Medica e Centro Vaccinale) e Marina di Gioiosa Jonica (CSM ed uffici sanitari) nonostante, in realtà, queste ultime erano già state sequestrate dal Nas dei Carabinieri per «criticità igienico-sanitarie, umidità ed assenza di opere di sanificazione» e che, quindi, non erano più nella disponibilità dell’Asp che non poteva, in quel momento, disporne la pulizia. Ma ciononostante verranno comunque inserite nella delibera 220 dell’8 aprile.
«…troveremo una formula che va bene per noi e per voi come abbiamo sempre fatto..». Tra le “problematiche” da definire, infatti, per la quantificazione del servizio, c’è l’effettiva individuazione dei metri quadri e delle superfici oggetto del servizio. Ma non sarà l’Asp di Reggio a determinarne l’entità, bensì la stessa impresa alla quale (in maniera informale) viene chiesto di individuare i metri quadrati con riferimento alle strutture del distretto jonico e da inserire nella delibera di “variante in corso d’opera”. Per gli inquirenti e il gip di Reggio si tratta, dunque, una chiara manifestazione dell’inaccettabile commistione – se non prevalenza – di interessi privati rispetto a quello pubblico.
L’attività investigativa ha inoltre acceso i riflettori sulle effettive modalità legate all’attività pulizia ed esecuzione del servizio dell’Ati Helios che non corrispondono affatto a quelle previste dal contratto. È l’8 aprile quando gli inquirenti captano una conversazione in cui a Giovanni Dascola, all’epoca consulente del lavoro della società, Antonino Chilà – finito in carcere – comunica l’estensione del contratto per le aree rimaste escluse dall’originario contratto nel distretto della jonica, chiedendo di predisporre un adeguato impiego di forze lavoro. «Ma quale squadra Gianni…il ca**o…che ca**o dici la squadra eh sì.. e quanto ci costa per partire tutti i giorni…» manifestando assenza di qualsiasi intenzione di effettuare regolarmente il servizio appena ottenuto. Ma non è tutto. Nelle ulteriori conversazioni, infatti, è ancora Chià a discutere questa volta con il cognato, Giovanni Lauro, sulle modalità con cui dovranno eseguire la sanificazione straordinaria. I due convergono su un punto comune ovvero l’inutilità di acquistare qualunque macchinario necessario per la sanificazione, lasciando che i dipendenti portino a turno una sorta di “pompetta”, con sui sostanzialmente “spruzzare” qualcosina per mezz’ora e andare via. L’obiettivo è coprire fino a venti strutture al giorno e fatturare somme consistenti. «Se la fanno con la pompetta…non è che si può camminare solo con il macchinario… si compra una pompetta, non e che si deve fare per forza con il macchinario». Stesso trattamento anche per il servizio di sanificazione dei locali della Guardia medica, da effettuare “solo” tre volte perché tanto «mi ha detto Galletta nella… nella guardia medica, chi ca**o va?». (redazione@corrierecal.it)
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