Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è il pacchetto di investimenti e riforme richiesto dall’Europa agli Stati membri (Italia compresa), per attivare uno strumento (il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza: RRF), che garantisce risorse per 191,5 miliardi di euro (68,9 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto più 122,6 miliardi di prestiti della RRF), da impiegare nel periodo 2021-2026: con queste cifre, L’Italia è la prima beneficiaria, in valore assoluto. Il Piano consiste in 6 missioni su digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo, rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture per una mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, inclusione e coesione, salute. Ebbene, il 40 per cento circa delle risorse del Piano, tra quelle che sono “territorializzabili”, è destinato al Mezzogiorno e ciò in ragione dello sforzo di riequilibrare il nostro Paese, così come richiesto dall’Unione Europea e dal Next Generation EU (NGEU), che è il programma europeo di risposta alla crisi pandemica, il cui obiettivo (tra gli altri) è una maggiore equità territoriale. Per gli obiettivi posti, il nostro PNNR prevede 4 riforme, tra le quali spicca la riforma della pubblica amministrazione, il cui fine è quello di migliorare la capacità amministrativa (anche a livello locale), migliorando la selezione, formazione e promozione dei dipendenti pubblici e riducendo quanto più possibile i costi e i tempi dei procedimenti ammnistrativi. Tutto questo sarà coordinato da una struttura centrale del Ministero dell’Economia, a cui si aggiungono strutture di valutazione e controllo, nonché task force locali, a cui è affidato il compito di aiutare le amministrazioni territoriali a migliorare la loro capacità di investimento e a semplificare le procedure. L’ampiezza degli obiettivi posti (come, ad esempio, l’istruzione, la formazione e l’occupazione dei giovani) fa dell’RRF un’occasione imperdibile, per l’Italia e ancor più per la Calabria, che può interpretarsi (ma questo dipende da ognuno di noi) come “chiamata alle armi” dei calabresi. Non è più il tempo di deleghe in bianco, perché nulla osta all’impegno e al coinvolgimento di tutti, attraverso ambiti di lavoro comune, in cui il popolo recuperi una voce che esprima orgogliosamente la propria resilienza, valorizzando la ricchezza di competenze ed esperienze, troppo spesso nascoste. Quello che un tempo era possibile nei partiti, oggi va recuperato in un ambito di lavoro “costituente”, in cui il bene comune (che anche Papa Francesco considera importante: basti vedere l’enciclica “Fratelli tutti”), diventi spunto di aggregazione operativa, oltre ogni steccato e divisione, per una efficace interlocuzione con tutte le istituzioni, per una ripresa condivisa della Calabria.
*Consulente esterno Popolari in Rete Calabria
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