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«Hacker e No Vax, una doppia sfida per lo Stato»

di Ettore Jorio*

Pubblicato il: 04/08/2021 – 7:40
«Hacker e No Vax, una doppia sfida per lo Stato»

Farabutti. Di recente, hanno implementato il loro catalogo con due nuove fattispecie, ahinoi emergenti. 
La prima. Quella dei fondamentalisti No Vax organizzati. Quelli che, con un milione e duecentomila morti di Covid in Europa, sono entrati in guerra con la comune ragione. Sul tema la politica discute sul green pass obbligatorio per frequentare luoghi di ricezione e frequenza scolastica, dividendosi tra chi si oppone perché interessato a mettere in banca, a prescindere, i voti dei contrari e chi invece pretende un Paese con meno rischi nonché una nazione meno afflitta da quella tensione che porta all’incremento delle ben note debolezze psichiatriche, già in forte ascesa da tempo.
A prescindere da ciò, occorrerebbe capire cosa vuole, per l’appunto, la nazione. I cittadini pretendono sicurezza, la più assoluta possibile. Stessa cosa vogliono gli operatori economici del ramo interessato e il sistema scolastico. Ciò in quanto, con green pass diffuso, sarebbero garantiti – ai primi – le frequenze di clientela e i conseguenti incassi che servono alle piccole imprese per riprendere la loro attività a regime e in prosperità e – al secondo – la tranquilla frequenza dei figli di chiunque, già debilitati psicologicamente dall’apprendimento (si fa per dire!) a distanza.
Una situazione, questa, che – nel difetto dell’obbligatorietà del vaccino – metterà in imbarazzo la comune intelligenza popolare. Quella che vuole il brutto rischio messo da parte il più possibile.
Del resto, è la stessa Costituzione, al secondo comma dell’art. 32, a prevedere l’obbligatorietà di un trattamento sanitario, nei limiti imposti dal rispetto della persona umana.
Al riguardo, mi pare – prescindendo che da siffatto genere di obbligatorietà (vaccinazioni varie) è dipeso il nostro essere stati scolari – ci sia molto più rispetto della persona umana impedendo a ciascuno di noi di trasmettere il coronavirus ad altri, diffondendo ciò che ha causato nel Paese oltre 120 mila morti.
In proposito, c’è da augurarsi che la politica abbia il coraggio di rendere il vaccino obbligatorio per legge! E’ questo il suo compito, e non quello di recuperare il consenso dei «matti».  
La seconda. Quella della criminalità informatica che sta accelerando sensibilmente il suo percorso pervasivo, aggredendo le vittime ad una velocità nettamente superiore alle istituzioni che dovrebbero investire in sicurezza dei dati e in certezza dei servizi essenziali. La tremenda esperienza vissuta dalla Regione Lazio è la dimostrazione di due elementi seriamente preoccupati del nostro sistema pubblico: la «potenza di fuoco» che caratterizza l’hackeraggio più evoluto; i punti deboli che possiede la Repubblica, specie nelle sue componenti istituzionali, tale da trasformare i loro archivi in libri aperti all’occhio indiscreto ovvero criptati sino all’impossibile. Una falla, quest’ultima, facilitata dagli accessi in remoto che hanno moltiplicato al quasi infinito i tramiti, operanti in smart working, attraverso i quali penetrare più facilmente nelle segrete stanze di Regioni ed enti locali. Insomma, una bella cuccagna per gli hacker interessati che avranno così l’occasione di ricattare lo Stato, peggio di come è avvenuto in passato per liberare i sequestrati. Una bella gatta da pelare, nei confronti della quale la Istituzione del suo complesso è arrivata in gran ritardo, se è vero come è vero quanto riportato dalla stampa nazionale: 57 attacchi nell’ultimo mese, dopo gli attacchi dello scorso mese di aprile 2020 al San Raffaele di Milano e allo Spallanzani di Roma. 

*Unical

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