REGGIO CALABRIA Su richiesta del procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e del sostituto procuratore della Dda Sara Amerio, il Tribunale civile ha dichiarato la morte del boss Paolo Schimizzi, il reggente della cosca Tegano di Archi scomparso nel settembre 2008. Schimizzi è stato vittima di “lupara bianca” per la quale non ci sono ancora dei responsabili. Stando alle indagini della Dda, però, la scomparsa del boss sarebbe maturata all’interno della famiglia Tegano. La figura di Schimizzi era riconosciuta negli ambienti della ‘ndrangheta reggina al pari di quella degli zii, i fratelli Giovanni e Pasquale Tegano. Figlio della sorella di questi ultimi, infatti, secondo gli inquirenti, a un certo punto Schimizzi era entrato in contrasto con lo zio Giovanni Tegano, ex latitante ed ergastolano, deceduto nel luglio scorso nel carcere di Opera a Milano. Nella sentenza del Tribunale civile, presieduto da Giuseppe Campagna, si afferma che «la circostanza che lo Schimizzi non abbia più dato notizie di sé da oltre dieci anni assume valore altamente sintomatico della sua morte». Oltre la denuncia di scomparsa del boss, presentata dalla moglie la mattina del 27 settembre 2008, il Tribunale ha ricordato un’informativa del 4 agosto 2009 secondo cui «Schimizzi era stato molto probabilmente vittima di un caso di ‘lupara bianca’, e che quindi aveva finito per soccombere nell’ambito di presunti contrasti interni alla cosca di militanza. In più il collaboratore di giustizia Roberto Moio ha riferito che Schimizzi, che era suo cugino, aveva voluto aumentare i propri guadagni in modo sconsiderato, senza dare conto allo zio Giovanni Tegano, all’epoca latitante. Dando così per scontato che Schimizzi fosse stato eliminato fisicamente». «Non essendo venuto in rilievo alcun elemento di segno contrario, – concludono i giudici – occorre ragionevolmente presumere che sia intervenuto il decesso di Paolo Schimizzi».
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