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«La montagna come terapia». Torna SerreinFestival

L’evento torna in agosto per la quinta edizione. «Creare nuove relazioni virtuose tra i borghi abbandonati»

Pubblicato il: 05/08/2021 – 13:41
«La montagna come terapia». Torna SerreinFestival

SERRA SAN BRUNO «SerreinFestival testimonia la sua vitalità con una V edizione che si svolge in un momento di incertezze. Si alternano infatti buone notizie con messaggi rassicuranti, e  allarmi per nuove e insidiose ondate pandemiche. E’ importante non cedere. Va evitato il trionfalismo che grida vittoria o proclama con beata incoscienza la sconfitta del virus, ma va egualmente contrastato lo spirito di rassegnazione che disarma e ci rende imbelli». È quanto si legge in una nota firmata da Bruno Censore (Presidente Associazione Condivisioni), Armando Vitale (Direttore Artistico) e Maria Rosaria Franzé (Coordinatrice organizzativa).
«Un primo bilancio si può fare – si legge nella nota –. Come ci raccontano gli esperti e gli uomini di scienza, ma anche l’evidenza dei fatti, si è combattuta la pandemia con misure obbligate di sicurezza sanitaria (mascherine, distanziamento, mobilitazione ospedaliera ecc…) e poi col vaccino, arma risolutiva da usare con intelligenza e determinazione  anche verso chi non crede o si rifiuta. Ognuno di noi è infatti responsabile verso gli altri e verso la comunità in cui vive. Deve perciò proteggere se stesso, i prossimi, i lontani, ricordando che il virus non conosce barriere e  penetra in ogni luogo e angolo del Pianeta Terra. Non è forse vero che peste, colera vaiolo, sono state debellate dalla scienza medica e da appropriati vaccini e terapie? E non è avvenuto egualmente per la difterite, per la poliomelite e il morbillo, per la meningite, per la varicella e la pertosse, e per altre malattie epidemiche di cui si è sbiadito persino il ricordo? L’allungamento della vita, specie in Occidente, è figlio di progressi sociali e alimentari, fortemente potenziati però dai progressi della scienza, della medicina e del sistema sanitario. Sappiamo di non vivere però nel migliore dei mondi possibili. Distribuzione iniqua della ricchezza mondiale, disuguaglianze economiche, territoriali e di genere, emergenza climatica e rischi di collasso ambientale, ci ricordano tutte le ombre della nostra civiltà. Sta a noi immaginare un futuro in cui convivano: natura e società, Occidente progredito e paesi emergenti, lavoratori e imprese, regioni deboli d’Italia che aspirano al mutamento della loro condizione e aree forti che già si proiettano nel dopo pandemia, giovani che aspirano al lavoro dignitoso e stabile e anziani che reclamano diritti e una buona vita. Cosa c’entra tutto questo con un Festival che vuole valorizzare sempre più il Bene Montagna, il fascino dei Boschi dell’Appennino serrese, la bellezza dei suoi Borghi e cittadine, le suggestive tradizioni religiose testimoniate dalle magnifiche Chiese in granito, la speciale tradizione culinaria e la bontà della Ristorazione?».
«La risposta – si legge ancora – la troviamo forse in due recenti libri che la classe dirigente delle Serre calabre dovrebbe approfondire per trarne lezioni, sia di prospettiva politica che di buona amministrazione . Un primo, prezioso libretto è Manifesto per riabitare l’Italia” dell’Editore Donzelli. Qui un gruppo di studiosi e specialisti propone un’intelligente “inversione dello sguardo”. Dinanzi al soffocamento delle città, alla loro invivibilità, alle colate di cemento che erodono le coste , com’è accaduto nella nostra Calabria, si avanza l’ipotesi rivoluzionaria di un ritorno alle Aree interne, ai paesi desertificati o indeboliti da rilevanti perdite di funzioni produttive e amministrative. Nelle città popolose, nei centri marini assaliti  dai turisti, si bolle e si scoppia; nelle Aree interne, collinari e montane, dove si può recuperare il bene prezioso della qualità ottima dell’aria, bisogna investire per renderle desiderabili e attrattive. C’è infatti bisogno di buona viabilità, di moderna ed efficace Sanità, di scuole ben strutturate e culturalmente avanzate, di centri per lo sport diffuso. I nostri paesi devono tornare vivi e appetibili, facendo valere una nuova qualità dei servizi, l’offerta di Borghi e siti turistici rilanciati, l’attrattiva di luoghi non sconvolti dal traffico intensivo e caotico, il richiamo suggestivo di Boschi splendidi. Ma anche nel libro di un urbanista assai noto come Stefano Boeri, dall’emblematico titolo “Urbania”, dell’Editore Laterza, si parte dall’esigenza di ripensare i modi e i tempi della vita urbana, progettando città ricche di verde e servizi funzionanti con energie rinnovabili. La proposta più importante di Boeri è però di creare nuove e virtuose relazioni fra centri urbani e borghi abbandonati della dorsale appenninica, mettendo in valore la Biodiversità, arricchendo con piani mirati il patrimonio boschivo e forestale. Siamo fiduciosi che tutti questi temi troveranno accoglienza nei dibattiti del Festival».
«Una sollecitazione può derivarne alla Regione Calabria che sarà rappresentata al massimo livello, perché queste istanze di recupero e rilancio delle Aree Interne siano ben presenti nel Recovery calabrese e nei Bandi regionali sostenuti da finanziamenti europei. Un invito pressante rivolgiamo ai cittadini, ai giovani, perché partecipino ai nostri appuntamenti con spirito critico. Il Festival parlerà di tutti noi, della nostra vita e della nostra salute, dei nostri bisogni e delle nostre aspirazioni».
«Il Festival 2021 si svolgerà nel rispetto delle precauzioni richieste dall’insidia ancora presente del Covid. Ma i vaccini e l’aria aperta, l’autodisciplina dei partecipanti , sono la  migliore garanzia di serenità e successo. Vi aspettiamo  perciò alle varie e diverse manifestazioni di questa coraggiosa V edizione , ai dibattiti ed alle escursioni, agli incontri sulla Biodiversità e alle degustazioni.  La cornice sarà ancora austera, ma i temi e gli appuntamenti mirano a rinvigorire il nostro spirito e la nostra intelligenza ,ad offrire una prima risposta ai dubbi e alle domande che ancora ci assillano. Il dibattito sulla pandemia , con medici e specialisti di grande prestigio, l’incontro su Dante Alighieri nell’anno centenario, sembrano privi di affinità e punti di contatto. Ma così non è. La pandemia chiama in causa la nostra umanità, evoca paure e desideri, genera nuova ignoranza  e  reclama cultura diffusa. Dante affronta le malattie del suo tempo, gli scontri fratricidi nei e fra i Comuni e le classi, i  peccati capitali come l’avidità e la superbia, ma indica vie di riscatto e ricostruzione di un’umanità più fraterna in Dio . I medici invitati sapranno indicare parimenti vie utili per affrontare con le armi della cultura scientifica la minaccia del virus informandoci e rincuorandoci».
«Infine: non capita spesso di vedere i nostri ragazzi , i  giovani e gli adolescenti, nei Festival dove si discute e si parla di politica, società e futuro. E’ responsabilità nostra, degli adulti e della scuola.  Noi li vorremmo gai e felici, ma anche pensosi e colti, in grado di costruire un mondo migliore, per loro e per tutti. Ci auguriamo che si avvicinino con sguardo aperto ai suggestivi appuntamenti del nostro Festival e che i politici e i rappresentanti delle Istituzioni sappiano infondere loro un po’ di speranza».

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