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Magna Graecia Film Festival, mezzo secolo di cinema con Marco Risi

Masterclass del regista di “Mery per sempre” e “Il muro di gomma”: dal rapporto con il padre Dino, Sordi e Gassman al ricordo di Libero De Rienzo

Pubblicato il: 05/08/2021 – 21:31
Magna Graecia Film Festival,  mezzo secolo di cinema con Marco Risi

CATANZARO Il rapporto complicato ma intenso con papà Dino, padre fondatore della commedia all’italiana, la frequentazione con leggende come Alberto Sordi e Vittorio Gasmann, l’omaggio a Libero De Rienzo con cui ha condiviso il set di “Fortapàsc”. Ospite d’onore del Magna Graecia Film Festival, il regista Marco Risi dispensa aneddoti e riflessioni in una bellissima masterclass che è, in realtà, un cammino che attraversa le stagioni del cinema italiano dagli anni ’60 a oggi. Intervistato dal giornalista Fabrizio Corallo, l’autore di capolavori come “Soldati 365 all’alba”, “Mery per Sempre”, “Ragazzi fuori”, “Il muro di gomma” racconta e si racconta sul filo della memoria, forse anche della nostalgia, ma anche sul filo del presente.

Il rapporto con un padre ingombrante

Sotto la lente, anzitutto, il rapporto con il papà. Dino Risi, padre e maestro di cinema sicuramente ingombrante: «Un rapporto anche conflittuale, in certi momenti, in questi casi – rivela Marco Risi – uno cerca di superare il padre sul suo campo ma era molto difficile, forse impossibile. Furbescamente mi dico che se non ci fosse stato lui avreifatto lo stesso cinema. Quando gli feci vedere “L’ultimo Capodanno” glui restò molto perplesso, mi disse “devi avere coraggio per farlo”, ma dopo la prima mi fece capire di essere stato bravo. Non me l’ha mai detto, di essere bravo, tranne che per “Mery per sempre”. Un rapporto difficile ma il suo era l’unico giudizio che davvero contava per me». L’essere figlio di Dino Risi però però è stata anche l’opportunità per toccare con mano la grandezza del cinema e dei suoi massimi artisti: «Da Sordi, che mi conquistò quando avevo 5-6 anni presentandosi come Ollio, ho imparato moltissimo sul set di “Polvere di Stelle” a cui ho collaborato, era bravissimo a dirigere gli attori come De Sica. Quanto a Gassman, un rapporto più strano perché lui era un amico fraterno di mio padre. L’ho seguito nelle sue tre grandi depressioni, lui che era questa grande figura un giorno mi apparve timido e insicuro e pensai di volere raccontare questo contrasto ma non se ne fece nulla. Ricordo però nitidamente una sua grande lezione, consigliandomi di non essere uno di quei registi che stanno sempre attaccati al monitor».

La grandezza della commedia all’italiana

Sono comunque tutte icone di un cinema che ha fatto la storia del cinema, la commedia all’italiana, un genere che – ricorda Risi – «i critici non hanno mai molto apprezzato ma che invece è stato importante perché raccontava i difetti degli italiani facendo ridere e molti non lo capivano. In realtà non erano film comici perché l’assunto era drammatico. Penso al “Sorpasso” di mio padre, con la morte di Trintignant e la sopravvivenza di Gassman che rappresentato rispettivamente la fine dell’età del’innocenza e l’inizio dell’età della sopraffazione. E penso – sostiene poi il regista – che oggi si potrebbero rifare film come quelli: “I mostri” a esempio sono ancora attualissimi, pensiamo solo a quel politico che se la svigna davanti a un problema…». C’è spazio anche per gustosi aneddoti, come quando Risi chiese a Manfredi, Gassman, Tognazzi e Sordi di recitare nel suo “il Muro di gomma” interpretando i generali felloni protagonisti dei depistaggi di Ustica: «Manfredi mi disse “sto già al trinco”, Gassman mi disse “parla con il mio agente”, Tognazzi mi disse “se ne può parlare”, Sordi mi disse: “A Ma’, ci stanno 100 morti, io faccio ride…. Poi la cosa cadde lì».

“Fortapàsc” e il ricordo di De Rienzo

Il momento più toccante della masterclass arriva con il capitolo “Fortapàsc”, il film sul giornalista Siani ucciso dalla camorra interpretato da Libero De Rienzo, recentemente scomparso: «È difficile parlarne perché – spiega Risi – in questi casi si rischia di essere superficiali se non falsi, però “Picchio” mi ha dato tante emozioni, e dire che inizialmente non mi sembrava adatto per quel ruolo. Fortapàsc, poi, doveva uscire quattro anni prima ma venne bloccato dall’uscita di “Gomorra”, peraltro bellissimo, che l’avrebbe oscurato. Poi un giorno, nel 2007, a Raicinema arriva Caterina D’Amico legge il soggetto e mi scrive “quando cominciamo”, e così lo riprendiamo: quello fu un attestato di entusiasmo, oggi forse non è più così. C’è infine spazio anche per i consigli ai giovani che vogliono fare cinema: «Essere sfacciati», conclude Risi. (c. a.)

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