VILLA SAN GIOVANNI «Un uomo e un magistrato, alla cui memoria tutti noi – oggi – sentiamo il bisogno di rendere omaggio», «un punto di riferimento» non solo per «tutti gli operatori della giustizia», ma «per l’intera comunità nazionale». Così la ministra della Giustizia Marta Cartabia ricorda Antonino Scopelliti, sostituto procuratore generale presso la Suprema Corte di Cassazione, che 30 anni fa in Calabria «veniva barbaramente assassinato da quanti identificarono nella sua rettitudine e nella sua lungimiranza un ostacolo al loro potere criminale».
«Sulla scrivania di Antonino Scopelliti erano arrivate le indagini sulle pagine più buie della Repubblica – dal terrorismo, alle stragi, alla mafia. E fu ucciso prima che potesse rappresentare in Cassazione l’accusa nel maxi processo alla Cosa Nostra siciliana», sottolinea Cartabia nel messaggio letto alla commemorazione in corso a Villa San Giovanni. Ricordare oggi Scopelliti «è un invito, rivolto soprattutto alle giovani generazioni a mantenere vivo il suo stile nel nostro agire. Abbiamo bisogno della dedizione, del talento, della lungimiranza e dell’onestà intellettuale di uomini come Antonino Scopelliti, che mai sottovalutò l’enorme responsabilità affidata ad un magistrato».
Cartabia richiama in particolare uno scritto in cui il magistrato si interrogava «sul delicato equilibrio dei rapporti tra magistratura e stampa».
E dice: «Scopelliti ricordava sia ai suoi colleghi, sia ai giornalisti come avessero nelle mani il potere di “distruggere l’immagine di chiunque, con una frettolosa comunicazione giudiziaria”. Per questo, invitava sia gli uni che gli altri a non essere “troppo protagonisti della straordinarietà”. Il cittadino infatti “ha il diritto di attendersi dal suo giudice l’uso della massima prudenza; ha il diritto – scriveva ancora Antonino Scopelliti – di non tollerare inchieste fondate sul poco o sul niente; ha il diritto di vedere il suo giudice ‘con la testa stretta fra le mani”, nel momento del decidere».
«Sono parole e immagini che meritano di essere conosciute da tutti – osserva Cartabia – ricordate e meditate».
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