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Green pass, Lamorgese: «I titolari dei locali non possono chiedere i documenti»

Il ministro dell’Interno ha chiarito l’iter da seguire per le verifiche del possesso del pass. Scoperta banda falsari dei certificati

Pubblicato il: 09/08/2021 – 15:38
Green pass, Lamorgese: «I titolari dei locali non possono chiedere i documenti»

«Il rispetto delle regole è importante”. Lo ha detto a Torino il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese rispondendo ai giornalisti sulla proteste dei No Green pass.
Il ministro non ha escluso «controlli a campione nei locali insieme alla polizia amministrativa». Ha però ribadito che saranno i titolari a dover provvedere, anche se «non potranno chiedere la carta d’identità ai clienti».
«Non si può pensare – ha spiegato – che l’attività di controllo venga svolta dalle forze di polizia. Significherebbe distoglierle dal loro compito prioritario che è garantire la sicurezza. Al riguardo è in via di preparazione una circolare».

Operazione contro falsari del green pass

Intanto una vasta operazione della polizia è stata compiuta contro il commercio online di falsi green pass. In uno dei messaggi inviati a ignari utenti da un gruppo di truffatori al centro dell’operazione “Fake Pass” si legge: «Ciao, ti spiego brevemente come funziona. Attraverso i dati che ci fornisci (nome e cognome, residenza, codice fiscale e data di nascita) una dottoressa nostra collaboratrice compila un certificato vaccinale e (quindi sì, risulti realmente vaccinato per lo Stato) e da lì in green pass».

Tra 150 e 500 euro per un certificato

Sono quattro le persone identificate, due delle quali minorenni, perquisite e indagate per truffa e falso. Gestori di canali Telegram con migliaia di utenti iscritti, proponevano, con garanzia assoluta di anonimato, la vendita dei green pass falsi, da pagare in criptovaluta o buoni acquisto di piattaforme per lo shopping on-line, ad un prezzo compreso tra i 150 e i 500 euro. È quanto accertato nel corso dell’operazione effettuata dalla Polizia Postale, con i Compartimenti di Milano e Bari, con il coordinamento delle Procure della Repubblica presso i Tribunali di Roma, Milano e dei minorenni di Bari.

Bloccati 32 canali Telegram

Sono in totale trentadue i canali Telegram sequestrati dagli agenti nel corso dell’indagine in esecuzione del decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma su richiesta della Procura Capitolina, consentendo, così, l’interruzione dell’attività. Le indagini, tutt’ora in corso, sono rivolte all’identificazione degli amministratori di ulteriori canali individuati oltreché degli acquirenti.

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