«Gli incendi boschivi che stanno dilaniando in queste settimane la nostra regione non sono imponderabili disastri, né tanto meno nuove piaghe dovute al fato o alla casualità, bensì fenomeni prevedibili e mitigabili se soltanto le istituzioni preposte al contrasto e alla prevenzione di questi fenomeni operassero come le loro responsabilità e funzioni prevedono. Il nostro è un atto d’accusa per chi non ha fatto quanto avrebbe dovuto, ed insieme un accorato appello a coloro che si candidano alla Presidenza della Regione Calabria.
Le nostre associazioni ritengono essenziale che il Piano AIB debba essere adeguatamente sostenuto, dal punto di vista economico, con investimenti sui mezzi, sulle attrezzature e sulla formazione permanente degli operatori del settore, dei dirigenti di Calabria Verde e della Protezione Civile, nonché del personale della Sala Operativa Unificata Permanente e dei DOS. È tristemente nota, negli ultimi anni, l’impennata del numero di roghi nel territorio calabrese: abbiamo bisogno, per questa ragione, di più conoscenza e di tecnologie innovative, ma soprattutto di azioni di sensibilizzazione e di educazione capillare sul territorio attraverso l’informazione e il coinvolgimento delle vecchie e nuove generazioni, nella scuola e nella società.
In particolare, in accordo con i Comuni, la Regione deve realizzare, soprattutto nei mesi da maggio a settembre, una campagna d’informazione, comunicazione e sorveglianza per contrastare l’illecita pratica dell’abbruciamento delle stoppie da parte dei privati. E’ altrettanto necessario che “Calabria Verde” preveda in anticipo, rispetto al periodo estivo, le attività di pulitura dei viali parafuoco e la manutenzione delle vie di accesso alle aree forestali. Sul fronte amministrativo, sarebbe necessario che la Regione sostenesse i Comuni nella realizzazione dei catasti degli incendi (troppo spesso inesistenti), incitandone la formulazione attraverso premialità, ma anche puntando su imprescindibili controlli e sanzioni.
Appalti flotta aerea antincendi e Piano AIB.
Le nostre associazioni ritengono necessario, sul fronte della lotta attiva agli incendi, che le istituzioni facciano chiarezza sugli appalti della flotta aerea anti-incendio; dalle indagini della magistratura appare chiaro, infatti, come le precedenti amministrazioni abbiano favorito le ditte dell’elisoccorso, anche in modo illegale, sottraendo enormi risorse alla collettività, risorse che potevano essere utilizzate per contrastare gli incendi da terra.
Legge regionale n. 51 (Legge Bevacqua).
Benché la legge regionale n. 51 del dicembre 2017 (denominata Legge Bevacqua) abbia avuto il merito di attuare formalmente, dopo ben diciassette anni, la legge quadro nazionale 353/2000, le nostre associazioni ritengono che questa sia già insufficiente ad affrontare un quadro non solo estremamente grave, bensì decisamente drammatico, soprattutto se pensiamo alle nuove sfide poste dai cambiamenti climatici. Ciò impone una seria riflessione sulle Centrali a biomassa presenti sul territorio regionale e, più in generale, sull’economia e il valore del patrimonio forestale, nella profonda convinzione che sia completamente illogico distruggere il patrimonio forestale per produrre energia. Non si tratta di esser tout court contro il mito della “filiera locale” (ormai evidentemente smascherato nella sua malsana accezione), ma di favorire una sana integrazione tra popolazione, territorio, economia e tutela ambientale e paesaggistica. Per ciò che riguarda la caccia, ne chiediamo la sospensione nei terreni percorsi dal fuoco (art.10 legge 353/200) e nei territori limitrofi, dove hanno trovato e troveranno rifugio gli animali scampati agli incendi. La drammatica situazione in cui versa il territorio rende del tutto inopportuna la previsione di un’ulteriore pressione sulla fauna selvatica, quale quella rappresentata dall’attività venatoria. Davanti agli incendi, infatti, le popolazioni animali, decimate e logorate, devono essere protette in quanto patrimonio della collettività; un irrinunciabile e sacrosanto provvedimento, peraltro indicato nel 2017 anche dall’ISPRA, la massima istituzione scientifica in materia. In merito alle opere di riforestazione, La Regione non deve permettere che le Misure del PSR ad esse destinate vengano distorte per foraggiare vecchie e nuove speculazioni. È parimenti necessario che le eventuali riforestazioni sui terreni percorsi dal fuoco vengano effettuate con rigorosi criteri scientifici. Le tempistiche e le tecniche degli interventi, nonché le scelta delle specie forestali da piantumare, non possono essere lasciate al caso ma devono essere indicate da competenti in materia di ecologia, scienze forestali e da esperti di conservazione naturalistica. Da ultimo (ma certo non meno importante), riteniamo strategico, in tema di aree rurali, che la Regione attui tutte quelle misure socio-economiche necessarie per contrastarne l’abbandono: solo se i territori saranno presidiati da chi vi abita sarà possibile contrastare in modo capillare le tante cause degli incendi.
Le istituzioni regionali calabresi sembrano sorde ad una realtà de facto in costante peggioramento. Proprio l’8 agosto scorso l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) dell’ONU ha fornito nuovi dati, ammonendo sulle conseguenze irreversibili generate dai cambiamenti climatici. Il riscaldamento globale produce siccità e ondate di caldo estremo che incrementano e aggravano il fenomeno degli incendi in modo esponenziale. A loro volta, i terreni percorsi dal fuoco vanno più facilmente incontro a dissesto idrogeologico e degrado dei suoli: una spirale multi-fattore purtroppo nota come desertificazione. È grave ed irresponsabile che, mentre tutta la società (e non solo gli ambientalisti) attende maggiore impegno ed efficaci strategie al passo con i tempi, le istituzioni regionali operino in senso opposto, come dimostra, ad esempio, la diminuzione del proprio impegno finanziario a favore dell’AIB. Il nostro patrimonio boschivo va in fiamme, e con esso vanno in fiamme coltivazioni, aziende agricole e uliveti, profilando all’orizzonte enormi danni economici. Non solo: ormai anche le aree urbane sono minacciate in modo significativo dal fenomeno dei roghi. Mentre stiamo scrivendo bruciano le foreste della Sila e il Reventino, zone del Pollino e della Catena Costiera cosentina; In Aspromonte, nella stessa zona dove solo pochi giorni fa due persone hanno perso la vita nel vano tentativo di spegnere un incendio, ora bruciano le faggete già patrimonio dell’Unesco. Non è più possibile aspettare: bisogna agire ora!».
*Le Associazioni che hanno sottoscritto la presente lettera sono:
Comitato Stop Incendi Calabria
Baticos, Bio-distretto Alto Tirreno Cosentino
Italia Nostra Calabria
LIPU Calabria
Longobucchesi Contro gli Incendi
WWF Calabria Citra
Passaggi
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