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Aspromonte, da «modello» a emergenza nazionale. «Ha vinto il business degli incendi»

Tonino Perna ricorda l’esperienza della gestione affidata alle coop. «Il disastro dipende da una gestione inefficiente. Monti e colline abbandonati»

Pubblicato il: 12/08/2021 – 12:30
Aspromonte, da «modello» a emergenza nazionale. «Ha vinto il business degli incendi»

REGGIO CALABRIA Era il 2003, una vita fa. E l’Italia che oggi guarda all’Aspromonte come emergenza nazionale lo prendeva come punto di riferimento nel contrasto agli incendi. In quell’estate caldissima l’Europa del Sud bruciava; da tre anni, invece, in quei boschi che adesso non ci sono più i roghi erano in diminuzione. Grazie a un sistema semplice. Nei giorni scorsi, al principio dell’emergenza, è stato il Manifesto – con un intervento di Tonino Perna, oggi vicesindaco di Reggio Calabria e docente universitario e ai tempi a capo dell’Ente Parco – a ricordare quell’esperienza che «andava al nocciolo del fenomeno incendi», cioè la prevenzione.

Il bando per le coop e il rapporto con i territori

Tonino Perna, vicesindaco di Reggio Calabria

L’idea era quella di spegnere i roghi appena partono. Un bando pubblico fu il mezzo per affidare a soggetti del Terzo Settore i circa 40mila ettari di foresta del Parco nazionale dell’Aspromonte. Il contratto prevedeva un contributo iniziale, in base agli ettari adottati e alla orografia del terreno, e un saldo finale solo nella misura in cui gli ettari andati in fumo non fossero superiori all’1% della superficie adottata. Un modo per introdurre parametri oggettivi nella gestione. E anche un altro aspetto, che Perna non manca di sottolineare: «Questi “contratti di responsabilità sociale e territoriale” hanno rappresentato uno strumento per ristabilire un rapporto con questi territori abbandonati, spopolati, dove un tempo vigevano gli usi civici e tutta la comunità si faceva carico della manutenzione dei boschi, del loro uso a fini alimentari e non (legna da ardere, carbone, e persino ghiaccio nelle aree di alta montagna)».

Il «metodo Aspromonte» contro il business dei privati

È il «metodo Aspromonte» contrapposto al «grande business delle società private che gestiscono l’antincendio ha prevalso e ci ha portato al disastro odierno». Perna è stato sentito anche dall’Avvenire per raccontare quel modello poi accantonato.    
«Vent’anni – spiega in un’intervista all’inviato Toni Mira – fa eravamo riusciti a ridurre del 90% gli incendi, spendendo molto meno di quello che la Regione Calabria spende oggi per spegnere le fiamme. Il sistema che avevamo inventato è andato avanti per dieci anni. Poi è stato abbandonato. E oggi siamo davanti a un vero disastro. Questo Paese è davvero senza memoria». Quel sistema «in Aspromonte è durato una decina d’anni, nel parco del Pollino, dove lo avevano adottato, un po’ di più. La Regione mi propose di realizzarlo per tutta la Calabria. Feci il conto che ci volevano 3 milioni. Oggi per tutto il sistema antincendio si spendono 18 milioni con risultati ben diversi».

Incendi in Calabria, tra abbandono e inefficienza

calabria verde in azione

Il docente spiega anche cosa si sia inceppato: «Mi volevano fare solo un contratto di consulenza. Io invece volevo una struttura e la sicurezza che ci fossero i fondi. Non ho avuto queste garanzie e non l’ho fatto. Mi sembrava più una captatio benevolentiae che una vera volontà. Eppure ci avrebbero lavorato tante associazioni e cooperative, mentre ora ci guadagnano società che spesso vengono da fuori regione».
Altra questione aperta, quella della presenza sui terreni. «Secondo una ricerca dell’Ismea – continua Perna – più del 35% delle colline del Sud è abbandonato e il 20% semiabbandonato. Terreni che possono prendere fuoco senza che nessuno intervenga». È questo il nodo gestionale. «Siccome gli incendi non riusciamo a prevenirli – spiega il vicesindaco di Reggio Calabria – bisogna trovare il modo di spegnerli appena partono, ricreando un rapporto col territorio. Invece, strana coincidenza, quando la Regione firma i contratti con le società private che gestiscono l’antincendio e gli elicotteri, partono gli incendi. Non è una prova, ma il sospetto c’è: queste società vivono perché ci sono gli incendi». La questione è vasta. E spazia dall’eliminazione del Corpo forestale («una vera sciocchezza») alle difficoltà di Calabria Verde. «Le visite mediche per l’antincendio le fanno a fine luglio quando ormai la stagione degli incendi è partita. Noi facevamo i bandi a febbraio, anche per farli preparare». (ppp)

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