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Fiora lascia Crotone: 4 anni in prima linea contro le cosche (e non solo)

Il colonnello che ha guidato la guardia di finanza si trasferisce a Lecco. Le grandi operazioni legate a inchieste della Dda di Catanzaro

Pubblicato il: 13/08/2021 – 15:39
di Alessia Truzzolillo
Fiora lascia Crotone: 4 anni in prima linea contro le cosche (e non solo)

CROTONE Chi lo ha conosciuto bene e ha avuto modo di lavorare al suo fianco, negli anni trascorsi a Crotone, racconta dei rapporti coltivati con delicatezza, umanità e infinita pazienza nei confronti delle vittime di terribili soprusi. Freddezza nell’agire e capacità naturale nel costruire rapporti umani di grande fiducia. Il colonnello Emilio Fiora, 52 anni, il prossimo 16 agosto prenderà la guida del comando provinciale della Guardia di finanza di Lecco. 
Nei quattro anni durante i quali ha comandato le fiamme gialle di Crotone ha lasciato segni tangibili del proprio lavoro nel contrasto agli esponenti di spicco delle cosche più radicate e ramificate che esistano in Italia. Nella provincia calabrese nella quale campeggia il nome di una famiglia di mafia che non ha bisogno di presentazioni, quello dei Grande Aracri, sono state messe a segno operazioni come “Malapianta” che lo scorso 24 maggio ha portato alla condanna dei vertici delle cosche Mannolo e Zoffreo e al riconoscimento, per la prima volta, di queste compagini criminali. Braccio economico e predatorio della casa madre dei Grande Aracri, le famiglie Mannolo e Zoffreo da decenni controllavano il battito cardiaco sul quieto vivere dei villaggi turistici della zona, in particolare nella frazione marina di San Leonardo di Cutro dove imponevano alle strutture ricettive tangenti, assunzioni, e persino rifornimenti alimentari.

Thomas e lo scioglimento del Comune di Cutro

Le indagini della Guardia di Finanza di Crotone, coordinate dalla Dda di Nicola Gratteri, hanno portato anche a una delle inchieste più scottanti nella provincia crotonese: “Thomas”. Qui il mondo delle professioni si impasta con quello delle cosche. Tra «comparaggi» e denaro la criminalità fa breccia tra i colletti bianchi. Tra questi sono imputati nel processo che è scaturito dall’inchiesta: Ottavio Rizzuto, presidente del consiglio di amministrazione della Banca di Credito cooperativo del Crotonese e già dirigente, dal 2007 al 2015, dell’area tecnica del Comune di Cutro; Alfonso Sestito, medico cardiologo al Policlinico Gemelli di Roma e l’imprenditore Rosario Le Rose. Le indagini svolte dagli uomini di Flora «consentono di asserire – scrivono i magistrati della distrettuale di Catanzaro – come negli anni la cosca di ‘ndrangheta capeggiata dal Nicola Grande Aracri abbia esercitato la sua influenza sul Comune di Cutro gestendo di fatto numerosissimi appalti e traendone diretto e cospicuo giovamento economico».
L’inchiesta “Thomas” ha l’impeto di un fiume in piena: l’8 agosto 2020 è arrivata, infatti, la notizia dello scioglimento, per infiltrazione mafiosa, del consiglio comunale di Cutro da parte del Consiglio dei Ministri. 

“Genesi” e la corruzione nella Corte d’Appello

Ma l’attività di indagine “Thomas” apre anche nuovi tronconi investigativi e tra questi c’è il più scottante che porta gli uomini di Fiora a operare per conto della Procura di Salerno. La figura dell’ex banchiere, infatti, si allaccia a quella di un faccendiere che porta dritto alla corte d’Appello di Catanzaro. Il 15 gennaio 2020 contemporaneamente all’operazione “Thomas” per la Dda di Catanzaro, le Fiamme gialle eseguono l’operazione “Genesi” per la Dda di Salerno. Viene arrestato, tra gli altri, il presidente della seconda sezione della Corte d’Assise d’Appello Marco Petrini. Il giudice è accusato di una serie di casi di corruzione in atti giudiziari. Salta fuori quello che i giornali nazionali hanno battezzato come “il sistema Catanzaro” per indicare una filiera composta da avvocati, giudici, funzionari, faccendieri, corruttori di ogni ordine e grado pronti a sborsare denaro, regali preziosi, derrate alimentari, viaggi, pur di vedere le sentenze “sistemate” a proprio vantaggio. Le accuse nei confronti del giudice Petrini sono ostinate, tanto che il togato ha deciso di collaborare con la giustizia. In primo grado, con rito abbreviato è stato condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione.
Sopra queste e altre operazioni contro megatruffe e maxi frodi fiscali, c’è l’ombra del colonnello Emilio Fiora, militare tenace, personaggio dalla battuta pronta e dall’ironia sardonica. Uomo capace di conquistare la fiducia, minata da anni di minacce, di imprenditori che con la propria testimonianza hanno capovolto la storia di un territorio. 

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