GROTTERIA «Il fuoco ha sterminato il mio bestiame e distrutto la mia stalla. In un attimo ho perso tutto. Ma non mi arrendo e vado avanti. Voglio reagire perché dentro ho ancora tanta forza e determinazione». Antonio ha 55 anni e da sempre fa l’allevatore, attività ereditata dal padre, morto alcuni anni fa. Antonio, che chiede di non pubblicare il suo cognome, vive a Grotteria, nella Locride, uno dei centri della provincia di Reggio Calabria maggiormente colpiti dalla piaga degli incendi boschivi. A Grotteria, tra l’altro, proprio a causa di un incendio, è morto mercoledì scorso Mario Zavaglia, di 76 anni, sorpreso dalle fiamme mentre curava il proprio orto. «Conoscevo Mario – dice Antonio – e posso dire che era una gran brava persona. Si era trasferito a Milano con la famiglia, ma tornava qui spesso per curare le sue proprietà e perché era molto legato a Grotteria, dove aveva tanti amici. Il cordoglio per la sua morte è stato unanime».
Parla in modo concitato Antonio. Si capisce che cova tanta rabbia e dolore per le conseguenze dei terribili incendi che si sono registrati in provincia di Reggio Calabria, seminando terrore e devastazioni. «Non è mia intenzione – dice – sollevare polemiche, ma ho avuto la netta impressione che ci siano stati ritardi da parte delle autorità preposte nell’attuazione degli interventi per fronteggiare le fiamme. Io stesso ho segnalato più volte quanto stava accadendo, ma la risposta è stata tardiva. Capisco che ci sono state difficoltà a causa della complessità del territorio e, in particolare, della mancanza di strade per raggiungere le varie zone colpite dalle fiamme. Forse non c’è stata un’adeguata azione sul piano preventivo, ma non mi permetto di muovere critiche a nessuno in particolare. In fin dei conti siamo tutti sulla stessa barca ed a nessuno è consentito lanciare accuse generiche. Speriamo soltanto che in futuro quanto è accaduto non si verifichi più e che tutti ci possiamo trovare più preparati».
E adesso? «Adesso – risponde Antonio – devo provare a ricostruire tutto ciò che ho perso. Lo devo a me stesso, a mia moglie ed ai miei figli. Non sarà facile, ne sono consapevole, ed in questo momento, sinceramente, non ho idea se ce la farò e come ce la farò. So soltanto che non posso arrendermi. Così come non si può arrendere la mia Calabria, così colpita al cuore. Spero nell’aiuto delle istituzioni nazionali e regionali. Non possono abbandonarci proprio in questo momento. Non sarebbe giusto». (Ansa)
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