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La riflessione

«La lezione di vita che ci lascia Gino Strada»

Saranno in tanti a celebrare la morte di Gino Strada in questi giorni roventi, di calura estiva che ormai ha battuto tutti i record esistenti. Io mi voglio soffermare nel celebrarlo e comunque nel…

Pubblicato il: 14/08/2021 – 12:43
di Vincenzo Caserta*
«La lezione di vita che ci lascia Gino Strada»

Saranno in tanti a celebrare la morte di Gino Strada in questi giorni roventi, di calura estiva che ormai ha battuto tutti i record esistenti. Io mi voglio soffermare nel celebrarlo e comunque nel ricordarlo, richiamando due suoi segnali valoriali, molto subliminali ma importanti che ci ha trasmesso, che si spera vengano recuperate da tutti, quali principi fondamentali, su cui una società debba costituire la propria identità e preservarla nel tempo.
Il primo, appartiene all’uomo, ed è il rispetto della persona umana. Credo che l’impegno da lui manifestato per l’umanità e per le sofferenze che esse portano dietro il loro vissuto, sia stato massimo. Penso alle guerre che sfortunatamente sono ancora tante nel mondo, che procurano povertà e malessere spesso anche fisico. Su questo sia lui che la sua Emergency, si sono impegnate fortemente, attivando servizi di sanità pubblica sostitutiva e di pronto sostegno, in tutti quei paesi, nei quali serviva la presenza di unità di soccorso per i popoli e le nazioni che avevano un impellente bisogno di solidarietà. Su questo, lui e la sua organizzazione sono stati sempre in prima fila, attivando con tutte le loro forze, ogni forma di assistenza umanitaria in loco, combattendo oltretutto, contro le tante opposizioni che i loro interventi procuravano, a difesa degli ultimi e dei bisognosi. Su tale tema, ci lascia una lezione di capacità organizzativa e pratica, dalla quale dobbiamo cogliere tutte le buone prassi, essere presenti ove necessario e ad intervenire prima ancora di arrivare in ritardo. Ecco uno dei principi fondanti del sua agire che si concretizzava nel lasciare le chiacchiere ad altri, mentre lui si adoperava, facendo cose che spettavano ad altri, sostituendosi cosi all’agire ordinario anche della politica.
Chi non può riconoscergli questo merito, il dover essere sempre stato in prima linea, senza badare nemmeno ai rischi corsi su se stesso e sui suoi collaboratori. Dieci milioni ed oltre, di interventi a difesa degli ultimi e dei popoli, mettendo a disposizione la sua professionalità e la sua umanità e quella di tanti altri che hanno condiviso con lui queste ardue esperienze. Ci lascia questo insegnamento, e non credo che Nostro Signore nell’accoglierlo, nonostante la sua sfrenata laicità, non possa riconoscere nelle cose fatte, il merito di aver prodotto nelle persone nel suo agire quotidiano segnali di carità cristiana e di umana comprensione. Si è vero, si dice che Dio sceglie i peggiori al di la dell’essere o meno cattolici, nel far fare le cose più difficili sulla terra, per poi riconoscergli il meglio alla fine del percorso di vita terrena. Credo che lui sia tra questi “ meravigliosamente peggiori” e pertanto, godrà di una vita eterna più intensa e ricca di benessere di chiunque altro.
Non è mai stato, avulso ad affrontare i problemi legati alla tutela dell’ambiente e del territori, questo è il secondo segnale valoriale lasciatoci.
Bisogna, che su questo ci sia ormai più consapevolezza e più interesse collettivo. Non si può vivere in un contesto universale, nel quale molte problematiche siano lasciate a forme di intervento politico scialbe e poco incisive ma, piuttosto vi è la necessità, di una pedagogia dell’ambiente, che faccia crescere gli individui nel rispetto dei doni della terra che non possono essere oramai più maltrattati.
Spetta a noi tutti preservare e preservarci una vita più vivibile, non c’è da sforzarsi tanto, c’è solo da rispettare le opportunità della natura ed averne cura, senza badare a confliggere anche economicamente, per ottenere sopraffazione o maltrattamenti verso l’altro e verso gli spazi che all’uomo vengono assegnati nel rispetto dell’equilibrio e del diritto concessi.
Credo, che questi due grandi segnali valoriali, dei quali se ne deve fare tesoro, siano unitamente alla sua umiltà, (della quale ha lasciato traccia anche nella nostra martoriata Calabria meno di qualche mese addietro) rappresentino, un bagaglio esperienziale, per quando ognuno di noi è chiamato al contributo sociale, vale a dire quello di rispettare natura, territorio ed uomo, stando vicino ed affrontando direttamente i problemi per contribuire a risolverli, senza badare a beceri ritorni, ma solo facendo.
*già dirigente Regione Calabria

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