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Il caso

Vive da due anni nel reparto di psichiatria di Corigliano: la storia limite di una 55enne

L’odissea di una donna con un ritardo mentale. Le accuse di circonvenzione alla sorella. E la lotta di un avvocato per restituirle la dignità

Pubblicato il: 15/08/2021 – 17:46
di Luca Latella
Vive da due anni nel reparto di psichiatria di Corigliano: la storia limite di una 55enne

CORIGLIANO ROSSANO È agosto 2019. Fa molto caldo. Per le vie di Castrovillari le forze dell’ordine trovano una donna di 55 anni, seminuda ed in stato confusionale. C’è bisogno di un intervento risolutore e così il sindaco firma l’ordinanza per il trattamento sanitario obbligatorio. Sara – non è il suo vero nome ma la chiameremo così – viene accompagnata in ambulanza, scortata dai vigili urbani, nell’ospedale più vicino pronto ad accoglierla, il reparto di Psichiatria del “Guido Compagna” di Corigliano Rossano.
Da quel giorno inizierà per la donna un’odissea infinita che la costringerà a vivere letteralmente in quel reparto, dov’è ricoverata a tutt’oggi, a due anni di distanza. Due anni in cui ne capiteranno di tutti i colori in una triangolazione fra tribunale, comuni di Castrovillari e di Corigliano Rossano per quella che è la storia di circonvenzione di incapace.

Ante agosto 2019

Sara ha 55 anni ed un forte ritardo mentale. È pensionata e vive affidata alla sorella, Roberta – persona assolutamente reale, nome di fantasia – che gestisce la sua pensione. Si dice in giro che Roberta soffra di ludopatia e come tutti i ludopatici che abbia continua necessità di soldi. Così, potendo mettere le mani sulla pensione di Sara, le attiva a suo carico ben tre finanziamenti, producendo firme false sui documenti. Ma quei soldi non bastano, ed allora Roberta decide di impegnare anche un quinto della pensione. Sara ne riceve una dignitosa, circa 1.400 euro, che Roberta con le quattro operazioni prosciuga fino a soli 400.
Come se non bastasse tutto questo, ecco giungere anche la beffa perché Roberta sbaglia la compilazione della dichiarazione dei redditi di Sara, causandole un debito con la Regione che ammonta oggi a 22mila euro. Forse anche a seguito di tutto questo, nel 2019, ad agosto, Sara viene trovata in stato confusionale.

Il dramma

Da quel momento inizia un Calvario senza fine, il vero dramma che affligge Sara e che costringerà la donna a “vivere” nel reparto di Psichiatria di Corigliano.
La donna, dopo il trattamento sanitario obbligatorio, dovrebbe essere trasferita in una residenza sanitaria. Nel frattempo Sara viene affidata a Daniele Torchiaro, nominato amministratore di sostegno dal tribunale di Castrovillari. Il giovane avvocato coriglianese grazie ad una minuziosa ricerca documentale incrociata, ricostruisce tutta la vicenda – anche patrimoniale – di Sara. Fino ad ottenere i documenti dei finanziamenti, l’inizio della “fine”, causa ed effetto, che costringeranno Sara a sopravvivere con soli 400 euro al mese.
La prima complicazione si verifica quando Torchiaro inizia la ricerca di una struttura idonea ad ospitare la 55enne, che ha bisogno di assistenza 24 ore su 24. Le strutture socio-assistenziali solitamente sono gratuite per i disabili ma non offrono quel genere di assistenza così lungo. Un problema comunque risolvibile se l’assistita partecipa con un importo di 900 euro, di cui Sara non dispone. E pur potendo in qualche modo reperire quella somma, a Torchiaro viene risposto che Sara non può essere accolta nelle rsa regionali perché oberata da quel debito di 22mila euro.
Torchiaro, a quel punto, proprio con l’obiettivo di reperire le risorse necessarie all’assistenza, richiede al tribunale il blocco dei prelievi sul conto di Sara che il pm inizialmente accoglie, tranne poi vedersi respingere l’istanza dal gip.
Per nulla soddisfatto, l’amministratore di sostegno inizia un rapporto epistolare con il comune di residenza di Sara, Castrovillari, al quale chiede di farsi carico delle spese per la sua l’assistenza. La risposta positiva dell’ente non tarda ad arrivare ma da quel momento inizierà un lungo ping pong – che durerà mesi – fra lo stesso comune di Castrovillari e quello di Corigliano Rossano. Castrovillari chiede a Corigliano Rossano di ospitare Sara in una struttura sanitaria locale facendosi carico delle spese, dallo Jonio rispondono che non è loro compito perché la donna non è una residente.
Nel frattempo il tempo passa inclemente e Sara è sempre ospite del reparto di psichiatria dell’ospedale di Corigliano, sostenuta dal sistema sanitario regionale in una stanza in cui occupa due posti perché non può condividere i suoi spazi con nessun altro mentre la sorella Roberta potrebbe rischiare da un momento all’altro il rinvio a giudizio per circonvenzione di incapace.

Torchiaro: «Confido nella giustizia»

«Sono stupefatto dal rigetto del gip di Castrovillari in merito alla mancata sospensione dei finanziamenti in capo Sara – commenta in conclusione Daniele Torchiaro – poiché è indubbia la sua minorazione mentale e il danno che ha subito e che sta continuando a subire. Confido che i giudici dell’appello ristabiliscano giustizia. Purtroppo qualcuno potrebbe ritenere la donna un problema spinoso ma in realtà si tratta di un essere umano che necessità di protezione e tutela e questo non bisogna mai dimenticarlo».
Storie, insomma, ai limiti dell’umanità. (l.latella@corroerecal.it)

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