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«Circa 600 candidati per 29 posti. Alle Regionali tante comparse e pochi vincenti»

L’analisi del ricercatore Unical Roberto De Luca sulla formazione delle liste e le dinamiche del voto in Calabria a partire dai dati del 2020

Pubblicato il: 16/08/2021 – 14:38
di Roberto De Luca*
«Circa 600 candidati per 29 posti. Alle Regionali tante comparse e pochi vincenti»

E siamo alla definizione delle liste. Il prolungato rinvio della data delle elezioni ha permesso a partiti e attori impegnati nella competizione di approntare elenchi, più o meno lunghi, di possibili candidati consiglieri e a quest’ultimi di meditare adeguatamente sul coinvolgimento diretto nella competizione. I candidati presidenti e coloro che definiscono le strategie elettorali riservano la massima importanza alla presentazione delle liste, nella consapevolezza del peso determinante dei candidati consiglieri nell’orientare le scelte degli elettori, tanto più in un sistema elettorale che non consente il voto disgiunto (voto di lista e preferenze non coincidente con la coalizione del candidato presidente prescelto). 

Regolamenti dei conti e cambi di casacca

La definizione delle liste, talvolta, oltre ad essere la principale linea strategica della coalizione, diventa l’atto del regolamento dei conti all’interno dei partiti e della coalizione e lo strumento per garantire l’elezione di alcuni. La cancellazione dalla lista di qualche candidato “scomodo”, nel senso che può infastidire l’elezione di qualche altro candidato “autorevole”, può dare luogo talvolta a cambi di casacca da parte di quest’ultimo che possono incidere sul risultato che conta e cioè l’elezione del presidente e della maggioranza nel consiglio. Per l’esclusione dei candidati scomodi, la “sterilizzazione” delle liste, a volte si ricorre ad un codice di autoregolamentazione interno ai partiti e, in questa occasione, una recente legge nazionale consente la valutazione da parte della commissione parlamentare antimafia dei candidati ancor prima della presentazione delle liste. Come dire che una commissione terza e lontana dalla Calabria debba saperne di più sui candidati e sulle loro eventuali malefatte rispetto a chi decide le liste mettendosi in casa personaggi “chiacchierati”.

Circa 600 candidati, uno ogni 1.400 votanti

Non per banale coincidenza, ma per studiata tattica, i tre candidati presidenti (al momento non sappiamo se si aggiungeranno altri candidati) hanno dichiarato di avere al loro fianco circa lo stesso numero di liste, 7-8. Che significa che complessivamente avremo più di 600 candidati consiglieri in tutta la regione, non un candidato per ogni condominio come avviene, ormai, nelle comunali dei grandi centri, ma un candidato e mezzo per ogni comune calabrese, un candidato ogni 1.400 votanti. In teoria, secondo un semplice calcolo, ogni candidato avrà una probabilità su 20 di far parte dei 29 eletti in consiglio. A beneficio di quei candidati che nutrono serie ambizioni di essere eletti, forniamo alcuni dati relativi all’ultima elezione regionale che, comunque, non si discostano molto dalle precedenti elezioni svoltesi in Calabria. Delle 9 liste che hanno ottenuto almeno un seggio, il numero massimo di eletti per lista, in ognuna delle tre circoscrizioni, è stato di due. Nella maggior parte dei casi, cioè, un solo candidato per lista circoscrizionale è riuscito ad ottenere il posto in consiglio. Nella circoscrizione di Cosenza Forza Italia e il PD hanno ottenuto due seggi; nella circoscrizione di centro (Catanzaro, Crotone, Vibo) due seggi sono andati al PD e alla Lega; nella circoscrizione di Reggio due seggi sono andati a Forza Italia e a Fratelli d’Italia.

Domanda senza risposta: quanti voti servono per essere eletti?

La domanda che si pongono spesso candidati ed elettori è sul numero di preferenze che occorre ottenere per essere eletti. E qui la risposta, che non riesce a dare alcuna certezza, dipende da diverse variabili quali il numero di seggi conquistati dalla lista, il numero di preferenze espresse complessivamente per la lista, la concorrenza interna alla lista, l’assegnazione dei seggi nelle circoscrizioni, ecc. Qualche esempio numerico ci può fornire questa grande variabilità. Si può essere eletti con più di 12.000 voti di preferenza (Gianluca Gallo, per Forza Italia, a Cosenza; Nicola Irto, PD, a Reggio Calabria) ma possono anche bastare 1.072 voti, quelli ottenuti da Marcello Anastasi con “Io Resto in Calabria” nella circoscrizione di Reggio. Si può anche non risultare eletti con 7.821 preferenze, come è successo nella circoscrizione di Cosenza a Pino Gentile, terzo candidato più votato della circoscrizione e decano, più longevo, dei consiglieri regionali d’Italia, e ottenere, invece, il seggio in consiglio per la stessa lista della “Casa delle Libertà” per Giacomo Pietro Crinò con “sole” 4.222 preferenze nella circoscrizione di Reggio Calabria.

Quanto “pesano” le liste

La media dei voti di preferenza per ogni singolo candidato, che possiamo definire anche come il contributo personale di voti alla coalizione e al candidato presidente, varia in dipendenza del risultato della lista. Anche qui possiamo avere un’ampia varietà di situazioni, anche se il dato medio del numero di preferenze per ogni candidato nelle liste che hanno ottenuto seggi è molto simile in tutte e tre le circoscrizioni, intorno alle 2.500 preferenze. Nella circoscrizione di Cosenza è il Pd che risulta avere la lista con candidati molto competitivi che, singolarmente, in media danno un contributo di 3.376 voti di preferenza; anche nella circoscrizione di Catanzaro è il Pd ad avere una lista molto competitiva con una media di 4.139 voti per candidato; nella circoscrizione di Reggio sono Forza Italia (4.387 voti di preferenza a candidato) e Fratelli d’Italia (4.219 preferenze a candidato) a risultare le liste più competitive. In quest’ultima circoscrizione è rilevante annotare che la “Lega di Salvini” ha una media di voti di preferenza per candidato molto bassa (1.477) anche rispetto alle altre due circoscrizioni, e che, comunque, ottiene un seggio nella circoscrizione. Questi sono i numeri inesorabili – «la matematica è politica», come ammonisce Chiara Valerio – che ci forniscono un’idea della competitività interna alle liste, competitività che, come abbiamo detto, è fondamentale per il successo della lista, della coalizione e, soprattutto, per il risultato del candidato presidente. Guardando più in profondità i risultati dei candidati nelle singole liste possiamo rilevare, in qualche caso, un vero e proprio abisso che separa i primi della lista e gli ultimi, evidentemente dei semplici “riempilista”. Succede, a volte, che gli ultimi della lista non siano riusciti ad intercettare neanche tutti i voti dei parenti, mentre i primi sono andati a segno in quasi tutti i comuni del vasto territorio della circoscrizione.

La doppia preferenza di genere

Questi numeri risentiranno degli effetti della recente legge regionale che ha introdotto anche nel sistema elettorale calabrese la doppia preferenza di genere e la rappresentanza che prevede che nessun genere possa essere rappresentato nelle liste elettorali oltre il 60%. Infatti, i voti di preferenza complessivi che saranno espressi aumenteranno di almeno un 30-40%, in virtù della possibilità data all’elettore di esprimere due preferenze. L’eccessiva frammentazione partitica – a meno che la soglia di sbarramento al 4% ne riduca gli effetti – renderà abbastanza complicato per ognuna delle liste ottenere più di un seggio nella singola circoscrizione, annullando così le aspettative dei secondi classificati. Sinteticamente potremmo affermare, attingendo a una perla di saggezza ed ironia napoletana, che “l’acqua scarzeggia e ‘a papera nun galleggia”.

La “ricompensa” per i candidati non eletti

Ci piacerebbe pensare che la maggior parte dei candidati e delle candidate sia scesa in campo per spirito di servizio, per offrire un contributo a una idea e/o un programma di un partito e di una coalizione, soprattutto da parte di coloro che non hanno l’ambizione di essere eletti, ma, in tanti casi, queste presenze nelle liste sono il risultato di un vero e proprio scambio politico. Il contributo di alcuni candidati non eletti, infatti, sarà adeguatamente ricompensato con incarichi che un tempo venivano definiti di “sottogoverno” oppure, nel caso di sindaci ed amministratori locali, con un occhio di riguardo dalla Regione per le comunità da loro amministrate. Per coloro che, invece, ritengono di essere in campo per giocarsi la partita personale, è il caso di meditare su questi numeri e trarre le dovute conseguenze considerando che una campagna elettorale regionale è molto dispendiosa, non solo economicamente. Una pletorica presenza di candidati con poche o nulle qualità forse renderebbe ancora più travagliata la difficile scelta dei calabresi, alcuni dei quali potrebbero contribuire ad alimentare la già folta schiera dei delusi dalla politica e dai politici.

*ricercatore di “Sociologia dei Fenomeni Politici” – Unical

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