Fa un certo effetto sentire definire de Magistris come “l’ex pm di Catanzaro” piuttosto che come il “sindaco di Napoli”; è infatti l’essere stato sostituto procuratore della Repubblica non gli conferisce certe qualità politiche, così da scuotere la proverbiale indifferenza meridionale e pensare che possa essere un motivo per essere preferito nella corsa alla Presidenza della Regione Calabria. Intanto, per dirla tutta, appare singolare che il sindaco di Napoli si avventuri alla ricerca di mete politiche prestigiose al difuori dei confini della sua regione e non abbia pensato, invece, che in Campania avrebbe potuto avere vita più facile per trovare i sostegni giusti e tentare la scalata verso altre mete. Probabilmente avrà potuto pensare che la Calabria sia come la “Terra promessa”, nella quale tutto (o quasi) è possibile specie per il forestiero, secondo quel rito antico dell’ospitalità dei popoli greci.
Comunque sia, de Magistris ha dimostrato di non ricordare che in Calabria è sempre bene, quando c’è da parlare al pubblico, non fare riferimenti sugli altri, anche se fossero avversari politici. Il rischio è di dare una cattiva impressione in chi ascolta. Avrebbe dovuto ricordarsi che nelle regioni del Sud prevale spesso l’idea che chi intende vendere “la sua merce” lo faccia senza dire male di quella degli altri. Derogare, in taluni casi, equivale al tentativo di piazzare roba di scarto. Aggiungere poi che la sua coalizione «va inquadrata nel centrosinistra, perché io sono di sinistra sin da quando ero ragazzo», è come voler mettere una pezza sull’abito nuovo per coprire il buco. Così come aver citato vescovi, l’essersi rivolto ai “liberali”, aver fatto riferimento ai conservatori, è come voler fare un cocktail per chiedere sostegno a prescindere.
Sembra inoltre che de Magistris si sia soffermato sulla candidata alla presidenza proposta dal Pd ma il riferimento, piuttosto che ricevere applausi, ha sortito sorrisi. È stato quando riferendosi ad Amalia Bruni si è lasciato andare in giudizi che lo avrebbero fatto cadere di tono. Il sindaco partenopeo si è dimenticato o ha volutamente ignorato che la scienziata lametina, a prescindere dalla politica, è una icona per quella città. Ma de Magistris è stato imperterrito e con una battuta spavalda, ha detto: «È candidata per dare una mano al centrodestra». Un’accusa che ha lasciato increduli gli astanti, ma che soprattutto ha fatto capire che di Amalia Bruni e della sua storia professionale non conosceva proprio niente.
Voleva forse essere ardimentoso de Magistris dimostrando di parlare in termini forti dell’avversaria. Ma evidentemente non ha valutato a sufficienza le parole e soprattutto il particolare che si trovava a Lamezia Terme, cioè in casa della Bruni. Avrebbe fatto meglio a chiedere a qualcuno del suo entourage le notizie sulla scienziata candidata alla Presidenza della Regione, piuttosto che lasciare esterrefatti gli astanti tanto che qualcuno lo ha benevolmente, definito «impreparato». Insomma, se non si è attenti a pesare le parole ed a sceglierle in modo appropriato, si rischia inconsapevolmente di diventare alleati della persona che si vuole “colpire” facendo in modo di far crescere intorno a lei più consenso che altro. Un rischio che non è stato sufficientemente ponderato trattandosi di una persona di spessore sulla quale non soltanto fa quadrato la sinistra calabrese e nazionale, ma anche il Movimento 5 Stelle e i “liberi pensatori” e tante altre sigle per come è stato dimostrato dai sondaggi che danno Amalia Bruni avanti su tutti.
Sul fronte opposto c’è anche Roberto Occhiuto, deputato di lungo corso di Forza Italia, fratello del sindaco di Cosenza. Occhiuto ha raggiunto un accordo politico con la Lega; ma più che altro si tratta di un “accomodamento” che prevede, in caso di vittoria, un “ticket” in favore di Salvini: se dovesse essere lui il presidente, l’impegno è di cooptare Nino Spirlì nella vicepresidenza, cosa che fu richiesta a suo tempo a Jole Santelli. La Lega da parte sua si è impegnata a riversare i suoi voti su Occhiuto.
Il quadro politico per le prossime regionali in Calabria si chiude con un’altra candidatura solitaria, quella di Mario Oliverio, storica figura del Pd calabrese, il quale, saltato l’accordo con de Magistris, avrebbe pensato di correre con una propria lista senza il supporto di altri schieramenti. Conoscendolo, non poteva che andare così. Sarebbe stato proprio difficile pensare che potesse accettare ruoli di secondo piano; il suo obiettivo è di riconquistare spazi nel centrosinistra. Anche se, come è possibile che accada, ragioni di schieramento possono servire per superare possibili umori personali. Lo si vedrà nelle prossime ore.
Certo c’è molta acqua che deve scorrere ancora sotto i ponti. Ma, se tanto dà tanto, non è azzardato prevedere che alla Regione Calabria anche la prossima presidenza, con molte probabilità, sarà al femminile!
*giornalista
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