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la tragedia

Carabiniere morto in spiaggia dopo una lite, indaga la Procura di Paola

Il maresciallo Antonio Carbone avrebbe richiamato un uomo per aver gettato una cicca in mare. Inchiesta della polizia

Pubblicato il: 17/08/2021 – 19:36
Carabiniere morto in spiaggia dopo una lite, indaga la Procura di Paola

PAOLA La Polizia di Stato ha consegnato alla Procura della Repubblica di Paola un fascicolo sulla morte di Antonio Carbone, il carabiniere di 56 anni deceduto ieri dopo un litigio avvenuto sulla spiaggia della cittadina calabrese. Probabilmente sulla salma sarà eseguita l’autopsia. Il maresciallo era tornato nella cittadina calabrese di origine da Torino. Il sottufficiale dell’Arma ha avuto un alterco con un bagnante, un uomo del Cosentino, e con la famiglia di quest’ultimo, dopo avere visto gettare una cicca di sigaretta in mare. Prima un richiamo garbato, poi una lite in spiaggia, fino al malore che ha colto il sottufficiale dell’Arma appena rientrato sotto il suo ombrellone.

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Antonio Carbone

Il richiamo per una cicca gettata in mare

Il fascicolo raccolto dalla Polizia di Stato, che ha avviato le indagini, è giunto oggi negli uffici della Procura di Paola che adesso assumerà le decisioni necessarie, prima fra tutte il sequestro della salma per gli esami autoptici necessari per chiarire le cause del decesso improvviso. Secondo la ricostruzione dei presenti, Carbone avrebbe richiamato l’uomo che aveva gettato in mare la cicca di sigaretta. Da qui l’alterco con l’uomo e con suo figlio e subito dopo il malore.

La lettera del fratello sui social

Il fratello del carabiniere, Vincenzo, attraverso i social, stamani ha ricostruito l’accaduto: «Ieri 16 agosto 2021 – scrive – è morto un uomo, è morto un calabrese, è morto un maresciallo dei carabinieri di 56 anni. Nell’esercizio delle “sue funzioni”, se così si può dire. Naturalizzato piemontese, in vacanza da appena un giorno, voleva solo difendere il mare di Paola dalla ignoranza violenta e barbara di un clan di bagnanti calabresi che invece lo stava distruggendo. Un gesto da poco, un gesto banale, chiedere con gentilezza di non buttare rifiuti in mare. Ma l’ignoranza violenta e la protervia minacciosa hanno avuto la meglio. Alla fine – scrive l’uomo – di un violentissimo assalto verbale da parte del clan, a cui lui non ha potuto opporre alcuna resistenza, il suo cuore non ha retto. Soccorso immediatamente da altri turisti, quando sono arrivato ho potuto solo assistere alla incredulità e allo sconforto di chi c’era. Morto sulla spiaggia».

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