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«La Regione promuova le cooperative sociali. Le mafie si combattono con il lavoro»

È quanto dichiara l’avvocato Sabrina Mannarino che in rappresentanza della Camera Penale di Paola ha fatto visita all’Istituto penitenziario cittadino

Pubblicato il: 18/08/2021 – 10:00
«La Regione promuova le cooperative sociali. Le mafie si combattono con il lavoro»

PAOLA «Promuovere e sensibilizzare l’attivazione e la sempre maggiore diffusione sui territori di cooperative sociali di categoria B, quelle cioè finalizzate a creare lavoro per persone svantaggiate che altrimenti rimarrebbero escluse dal mercato e tra questi in particolare i condannati che hanno finito di espiare la pena nonché quelli ammessi a misure alternative che potrebbero essere adibiti a lavori di pubblica utilità, può e deve essere una delle priorità della futura Regione Calabria; anche attraverso l’individuazione di risorse finanziarie ad hoc destinate ad incentivare la costituzione di questa tipologia di cooperativa, utile inoltre per colmare il gap degli enti locali nella garanzia dei servizi fondamentali al cittadino». È quanto dichiara l’avvocato Sabrina Mannarino che, insieme ai colleghi Giuseppe Bruno, Armando Sabato, Federico Sconza e Carmine Curatolo, in rappresentanza della Camera Penale di Paola hanno fatto visita la scorsa domenica 15 agosto all’Istituto Penitenziario della Città di San Francesco nell’ambito dell’iniziativa Ferragosto in Carcere, promossa dall’Unione Camere Penali Italiane (UCPI). «Se c’è una strada percorribile – continua – per combattere nei fatti il predominio spesso culturale ed economico delle mafie è quella del lavoro e del reinserimento sociale, attraverso l’attività lavorativa, dei detenuti che possono accedere alle misure alternative di pubblica utilità. Per queste ragioni promuovere e sostenere l’emersione di cooperative sociali di tipo B, costituite anche con condannati definitivi che hanno già scontato il loro debito con lo Stato, può e deve essere una via d’uscita sia per il dovere costituzionale e morale di rieducazione del condannato; sia per far fronte alla grave crisi di efficacia ed efficienza dei comuni, soprattutto quelli calabresi, impossibilitati a far fonte persino all’ordinaria amministrazione». «Sovraffollamento ed inadeguatezza generale della struttura, con celle piccole e non a norma con due detenuti al suo interno. In estrema sintesi – prosegue l’avvocato – sono state queste le criticità che abbiamo rilevato nella relazione definitiva che sarà consegnata ufficialmente e che – scandisce la Mannarino – fanno però da contraltare alla grande disponibilità e sensibilità rispetto al detenuto, dimostrate da tutto il personale col quale ci siamo confrontati ed ai quali abbiamo dimostrato tutta la nostra vicinanza e solidarietà. Lucifero non ferma le camere penali. Era, questo, il messaggio provocatorio dell’iniziativa nazionale promossa dall’Osservatorio carcere dell’UCPI, partita sin dalla fine di luglio e finalizzata, attraverso l’ingresso negli istituti di pena a conoscere le condizioni di vivibilità e verificare quali rimedi sono stati adottati per fronteggiare l’ondata di caldo eccezionale che attraversa il Paese, anche alla luce dell’emergenza Covid».

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