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Le ferite aperte nel cuore dell’Aspromonte dopo il dramma degli incendi – FOTO

I boschi devastati dai roghi, i pini divorati dalle fiamme. Paesaggio spettrale nel Parco. E l’area Grecanica continua a bruciare

Pubblicato il: 18/08/2021 – 7:46
Le ferite aperte nel cuore dell’Aspromonte dopo il dramma degli incendi – FOTO

REGGIO CALABRIA Chi lo ha visto con i propri occhi non ha parole ma solo lacrime. Chi, come il fotografo Francesco Fotia, ha trovato il coraggio di fissare le immagini non può che esprimere rabbia: «Immagini forti – scrive sui social – non adatte a chi ama l’Aspromonte. Dei pini dei boschi di Mazzulisà, Acattì, Afreni, è rimasta solo cenere; inutile andare a cercare i giganti di Afreni: sono tutti morti». Le foto pubblicate a corredo dello sfogo sono un pugno nello stomaco. Boschi devastati dai roghi, i tronchi dei pini arsi, i “giganti” spezzati dalle fiamme. E sono anche un monito perché l’attenzione non venga meno. Monito rilanciato anche martedì dal presidente dell’Ente parco Leo Autelitano, che lancia l’allarme per i roghi nell’area Grecanica: «Le fiamme si propagano da Roccaforte del Greco fino a Roghudi, arrivando nella parte sottostante la diga del Menta. Il fuoco cammina verso Est, il fumo è visibile da tutti i versanti dell’Aspromonte e se non si arresta urgentemente corriamo il rischio che si propaghi in aree ancora più interne come la stessa Diga o Montalto».
Proprio da Roccaforte del Greco arriva una nuova denuncia preoccupata. È quella di Angela Tesorone, ex assessore comunale, che ha visto i propri terreni aggrediti dalla furia delle fiamme. Sotto, riportiamo il suo intervento per intero.

I boschi dell’Aspromonte dopo il dramma del fuoco (foto di Francesco Fotia)

«L’area Grecanica è nella bocca di molti ma nel cuore di pochi»

«È più di una settimana che la Nostra terra sta bruciando, complice il vento afoso e le elevate temperatura, l’Area Grecanica brucia, il territorio del Parco Nazionale D’Aspromonte brucia e con loro il nostro polmone verde e la nostra storia.
Era il martedì della scorsa settimana che il fuoco partito dalla località di Saguccio, frazione di Bagaladi è avanzato impietoso sino ad arrivare, attraverso le montagne, al paese di Roccaforte del Greco, per poi proseguire nei Comuni limitrofi, portando con sé distruzione, cenere, paura, e morte.
Ero presente quanto il fuoco con la sua forza dirompente, è riuscito ad arrivare alle vicine montagne che erano preludio per il suo ingresso disastroso al Paese di Roccaforte.
Sono stati allertate subito, sin dalle prime ore del pomeriggio le Istituzioni competenti, segnalando la necessità di intervenire al fine di mettere in sicurezza le prime case del Paese prima che venissero interessate dalle fiamme. Purtroppo gli interventi richiesti non ci sono stati in relazione all’entità dell’emergenza segnalata.
Si è intervenuti troppo tardi, per tutto il pomeriggio il fuoco ha proseguito ampliandosi in modo esponenziale su più fronti e rendendo quasi impossibile ogni azione effettuata dai pochi uomini interventi e rimasti bloccati all’interno del Paese insieme alla popolazione, per proteggere la stessa.
Il tempo è trascorso, il fuoco ha portato distruzione, cenere, paura e sgomento, le case sono state sgombrate, ma è stato solo con l’instancabile e preziosissimo lavoro degli uomini delle squadre di Calabria verde e precisamente squadra di Roccaforte del Greco, squadra di Bova, autobotte di Bova, squadra di Roghudi che con una sola autobotte e tre piccoli moduli antiincendio, rischiando ogni secondo la loro vita hanno salvato le persone, le case e gli animali nel Paese, lavorando instancabilmente con abnegazione per giorni, scongiurando il peggio per la popolazione.
A loro va il ringraziamento unitamente ai Carabinieri della Stazione di Roccaforte Greco, che hanno supportato la durissima emergenza, ed i Vigili del Fuoco, nonché al Sindaco del Comune di Roccaforte Dr. Domenico Penna che ha speso le proprie energie per fare arrivare aiuti per il Paese.
Lo scenario oggi è apocalittico, rimane solo cenere, distruzione e soprattutto più cittadini dei Comuni devastati dalle fiamme hanno perso la vita, chi per salvare il proprio uliveti, chi per mettere al riparto i propri animali.
Questa distruzione si sarebbe potuta evitare? Questi morti si sarebbero potuti evitare?
Qualcuno dovrà dare delle risposte, è doveroso per le famiglie che piangono i loro congiunti, a cui va il cordoglio da parte della Comunità, per chi vede distrutto il lavoro di più generazioni, per chi ha visto distrutta la propria fonte, anche se minimale, di guadagno.
I danni ambientali e naturalistici sono inestimabili, la montagna ancora brucia e con essa tutto quello che rappresenta: area di interesse escursionistico, area di interesse naturalistico, biodiversità, aree picnic, pinete, alberi secolari.
I danni sono inestimabili, un intero territorio è stato annientato, con esso uliveti, castagneti, alberi da frutto, boschi, campi di ortaggi, ricoveri per animali, anni di sacrifici e di lavoro sono stati cancellati nel giro di poche ore.
È doveroso che sia dichiarato lo stato di emergenza della Calabria, che la Calabria possa accedere e, per essa, le aziende agricole che hanno avuto danni, ai finanziamenti ed ai ristori e che il Governo eroghi contributi straordinari affinché si possa ripartire.
Ma le Istituzioni, ognuno, per la parte di competenza, a questo punto hanno il dovere di rivedere le modalità operative e di programmare azioni mirate e costanti per la salvaguardia del territorio.
Sarebbe auspicabile, che il prossimo Consiglio regionale, con la partecipazione delle Organizzazioni Professionali Agricole, dei Consorzi presenti sul territorio, si svolgesse all’interno di questa Area distrutta e danneggiata, a dimostrazione che le Istituzioni sono realmente presenti e che si adottassero pacchi di azioni ben precise per la “ripartenza” di un territorio devastato, come ad esempio: droni (come attivati in Sicilia), eco pastori, foto trappole, telecamere di sorveglianza, potenziare Calabria verde, con assunzione di unità di personali e mezzi al fine di avviare una programmazione preventiva per contrastare queste emergenze.
Da non sottovalutare, poi, i danni conseguenti alla distruzione ambientale, infatti dobbiamo sperare che le prime piogge non siano violente altrimenti a cause delle frane questi Paesi rischieranno di rimanere isolati e sommersi dal fango.
Sarebbe il caso che già si programmassero, nell’ottica della concretezza e del reale interesse per questo territorio, sopralluoghi per realizzare opere di bonifica e consolidamento almeno nei punti cruciali; sarebbe necessario fornire i Paesi montani di mezzi cingolati atti a ripristinare la viabilità.
L’area grecanica non è una passerella elettorale, non è un serbatoio di voti, ma è un territorio che va salvaguardato con impegno preciso e determinato ed ha bisogno di concretezza, di azioni a sostegno della ripresa ed è questo il momento per dare dimostrazione precisa agli abitanti di questa Area».

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