Ormai è chiaro, la partita sul fuoco in Aspromonte deciderà come chiuderla la natura. Un mese di fuoco, poi una tregua concessa con la sparizione dello Scirocco. Ora il vento si è rialzato, il fuoco è ripartito per il giro finale: salvezza o morte. Tutto si può distruggere, molto potrebbe ancora essere salvato.
Lo Stato, in tutte le sue declinazioni, dal centro alla periferia, ha messo in mostra l’enormità delle proprie deficienze, che le eccellenze e il sacrificio dei pochi non le hanno potuto colmare. Sì è fatto quello che si è potuto fare, dati gli handicap di partenza. Sì è giocato a rimpiattino: difese diurne e ribaltamenti notturni. Di giorno è sembrato poter vincere, di notte si è dato il tempo alla reazione del nemico. E ora siamo alla resa dei conti. Perdiamo tutto. Salviamo ciò che resta. Questa è l’ultima occasione, lo Stato e tutte le sue emanazioni dovrebbero mettere in campo ogni energia, darne fondo. Lo stesso dovrebbero fare tutti i calabresi. Non possiamo perdere l’Aspromonte. Non è immaginabile veder morire esseri millenari. Abbandonare al fuoco il meglio. Perché dopo ci resta il mare, e pure quello se fosse incendiabile alcuni dei nostri gli darebbero fuoco, e comunque lo distruggiamo diversamente. È l’occasione per tutti, pure per quelli che i roghi li hanno accesi. Ci si potrebbe inchinare davanti alle proprie responsabilità, pagarne un prezzo. Stabilire un punto. Una partenza diversa. La fine della stagione del disamore. È ancora il tempo di farcela, di fare il possibile. L’ipotesi di mollare non deve essere messa in considerazione. Sarebbe la fine. Facciamo la danza della pioggia, lo sappiamo che quella sarebbe risolutiva; intanto facciamo il possibile, ritroviamo lucidità, raccogliamo le forze. Le polemiche dopo, dopo la pioggia. Litigheremo in modo feroce, se avremo salvato qualcosa. Senza salvataggi ci sarà solo vendetta. La definitiva sparizione di un contesto. Draghi, Spirlì, Falcomatà, si dovrebbero mettere sulla strada di Montalto. Sulla Sella fra due mari si dovrebbero accovacciare i candidati di ottobre; tutti, presidenti e consiglieri. È l’ultimo giro, che sia quello buono. Ancora ci dobbiamo provare, altrimenti sarà frontiera, un tempo amaro.
*scrittore
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